A distanza di esattamente 7 mesi, l'Italia e il Belgio si sfidano nella gara d'esordio dell'Europeo per quanto concerne il girone E. L'ultimo confronto risale al 13 novembre 2015 al nuovo "Heysel" di Bruxelles e vede trionfare i padroni di casa, all'epoca primi nel ranking FIFA, per 3-1. È la seconda sconfitta per Conte da c.t., dopo quella col Portogallo. Gli errori gravi di Chiellini e Bonucci sulle azioni che portano ai gol dicono che c'è un problema di concentrazione. Ma a fare la differenza è anche (e soprattutto) il talento di cui Wilmots dispone dal centrocampo in sù. L'"invidia" del c.t. azzurro è più che giustificata: vero è che manca Verratti, ma la prova offerta contro i belgi sa di mini-bocciatura. 

ILLUSIONE TEMPORANEA — E dire che la partita inizia nel migliore dei modi: al 3' Candreva apre il gioco a destra per Florenzi, cross rasoterra al centro, velo di Eder, tiro di prima intenzione di Pellè e sulla respinta di Mignolet è Candreva a ribadire in rete da due passi. L'azione del gol è un gioiello incastonato in un mare di idee meravigliose che danno l'impressione, forse illusoria, che l'Italia sia molto più squadra del Belgio: pressing alto in fase difensiva, movimenti senza palla e tocchi di prima in quella offensiva. Il 4-4-2 (o 4-2-4), già apprezzato con l'Azerbaigian nell'1-3 esterno e nel secondo tempo con la Norvegia, si conferma il sistema migliore per sfruttare le caratteristiche degli azzurri. Così, dopo il mancato raddoppio di Candreva, che si fa beffe dell'ex compagno di squadra Cavanda ma non di Mignolet, arriva a sorpresa il pari di Vertonghen che salta indisturbato di testa, sfruttando una pessima disposizione degli azzurri su un calcio d'angolo regalato da Chiellini. Pian piano, però, il Belgio trova le contromisure con Ferreira Carrasco e Hazard che proteggono di più i terzini inizialmente in grande difficoltà e la partita, dopo un minuto di applausi al 39' per ricordare le vittime dell'Heysel, si ravviva solo prima dell'intervallo con un'occasione fallita da Eder e un salvataggio di Chiellini su Lukaku.

IL CROLLO — Il secondo tempo dà l'impressione opposta a quella del primo: il baricentro dell'Italia si abbassa notevolmente, Marchisio (altro grande assente a centrocampo per infortunio) e Parolo vanno in grande difficoltà sul giro-palla del Belgio e così la difesa va continuamente in affanno, soprattutto a destra, dove Darmian disputa una prestazione timida e sottotono, mentre a sinistra, tutto sommato, De Sciglio appare sempre un altro rispetto a quello abulico del Milan. Eppure l'occasione più ghiotta capita prima sui piedi poi sulla testa di Eder, che impegna Mignolet e sulla ribattuta non centra la porta da mezzo metro. A metterlo in moto è Soriano, da poco subentrato a Parolo: il cambio per un attimo ridà fiato all'Italia che però, proprio quando sembra aver smesso di soffrire, fa harakiri con Bonucci che regala palla a Hazard e innesca l'azione che porta alla rete del sorpasso di De Bruyne. La reazione azzurra, con il miracolo di Mignolet su Pellè, dice che la squadra ha carattere; il tris successivo di Batshuayi, su assist geniale di Ferreira Carrasco, dice che a Conte quel talento manca. Al termine esce fuori la maggior qualità tecnica dei Diavoli Rossi, principali favoriti per la vittoria finale in Francia assieme ai transalpini e alla Germania. A distanza di mesi vediamo come si presentano le due nazionali:

ITALIA: Partiamo dagli azzurri, per amor di patria. 

Cosa va: la difesa è esperta e solida, l’organizzazione di gioco è paragonabile a quella di un club, gli esterni sanno spingere e coprire, il morale è alto e le aspettative non sono eccessive. 

Cosa non va: l’attacco manca di un grande bomber, la qualità media è assai più modesta rispetto ad altre edizioni. E in cabina di regia non c’è più Pirlo, né il suo erede in azzurro Verratti, né il suo successore in bianconero Marchisio… per impostare il gioco bisogna scegliere tra il lento Thiago Motta e un De Rossi spesso tormentato da un tendine d’achille.

BELGIO: Davanti fa paura, ma dietro sbanda, nonostante sia al numero 2 del ranking Fifa. 

Cosa va: la Juve ha in rosa la punta che lunedì sera è partita titolare nella Nazionale italiana… e sul mercato insegue Batshuayi, che non è nemmeno la seconda scelta di Wilmots. Serve altro, per dare l’idea di cosa sia il Belgio, là davanti? Hazard, De Bruyne, Origi, Mertens e Ferreira Carrasco sono imprevedibili, Lukaku, Benteke e Batshuayi hanno una forza devastante. 

Cosa non va: più ancora dello strano 1-1 con la Finlandia, è stato il 3-2 inflitto alla Norvegia a evidenziare i problemi della difesa belga, orfana di capitan Kompany e di Lombaerts. Togliendo Alderweireld, Vermaelen (spesso rotto) e Vertonghen, gli altri elementi della retroguardia giocano nei campionati belga, turco e canadese.