Al minuto 71, Antonio Conte, rigorosamente in piedi, segue l'evolversi dell'azione. L'occhio accompagna la sfera, da un lato all'altro dell'area finlandese. Sull'ultimo dolce invito, De Rossi prende posizione a centro-area, senza saltare, in torsione, indirizza all'angolo di testa. L'estremo difensore finalndese, con il corpo proiettato sul palo lungo, non riesce a replicare e la palla si infila. Il CT alza la braccia e si lascia sfuggire qualche parola di troppo. Una sorta di liberazione, il raddoppio, frutto di una circolazione più rapida, intensa. Il gol, di forza e spinta.
Non casuale che il punto esclamativo sia del mediano giallorosso. De Rossi illumina l'Italia con la normalità che è propria dei fuoriclasse. Un giro di lancette per apprezzare il mutamento. Due verticalizzazioni repentine, un appoggio di prima. Le lamentale di Conte colgono nel segno, l'avvicendamento tra Motta e De Rossi muta il pensiero azzurro. Si gioca sul tocco, tendendo una mano al rischio per smussare la difesa spigolosa della Finlandia, disposta a non giocare pur di non prenderle. I fischi a Motta, al momento del cambio, sono ingenerosi. Il giocatore del Psg è in riserva, la condizione in divenire non consente di mettere in campo il consueto giro-palla. Motta svolge il compitino, trotterella, da appoggio, ma senza allungare il raggio d'azione. Compassato, si accontenta. Al cambio, raggiunge la panchina col fiatone. Importante aumentare i giri in vista dell'Europeo.
Sirigu, tra i pali in luogo di Buffon, trascorre una serata di assoluto riposo. Un'uscita avventata, nulla più. La linea a tre di stampo bianconero è granitica, Chiellini il più audace. Con la Finlandia che si ritrae, i tre centrali hanno ampio spazio per avanzare, talvolta addirittura fin sulla trequarti. Occorre però non eccedere nel possesso individuale, perché i continui tocchetti forniscono tempo e modo alla difesa di occupare ogni zona di campo.
L'azzardo sull'esterno paga. Conte rinuncia a Darmian e lancia El Shaarawy. Il sacrificio del Faraone è totale. In fase d'attacco, El Shaarawy punta e rientra, per andare al tiro o cercare lo scambio nello stretto, in fase di ripiegamento, rientra fin sulla linea di difesa, spesso in diagonale per coprire l'avanzata finlandese. Medesimo compito svolge, sul lato opposto, Candreva, bravo nel procurarsi e trasformare la massima punizione e nel puntare, con continuità, il diretto rivale.
Anche quando perde palla, l'Italia non trasmette mai sofferenza. La transizione difensiva è perfetta, perché all'errore dell'uno, segue la copertura dell'altro, in un moto perpetuo che segue sincronismi provati e riprovati.
Curiosità per la coppia offensiva. Promozione per entrambi. Zaza - Immobile, velocità e corsa feroce. Senza una torre, Pellè, spazio ad altre soluzioni. I due, alternativamente, accorciano e attaccano la profondità, pronti a duettare, palla a terra, per infilarsi nella trincea nemica. Nella prima frazione, appoggio di Immobile, tacco di Zaza, sinistro debole dell'attaccante granata. Al gioco d'offesa, si aggiunge un pressing continuo, che toglie fiato al primo palleggio finlandese e favorisce il recupero azzurro. Zaza, a un passo dal tramonto della sua partita, entra a gamba alta a metà campo e scaraventa la sfera in tribuna. Il pubblico sottolinea con un'ovazione, Conte approva.
La squadra assimila le idee del tecnico, l'impressione è che la linea sia tracciata, che il gruppo si nutra della grinta di Conte e riversi in campo ogni goccia di sudore. Chi gioca, sa con precisione cosa deve portare alla causa. L'Italia, senza indivudalità di spicco, costruisce mattone dopo mattone il suo sogno continentale. Si parte da principi oggi ricoperti di polvere - lavoro, lavoro, lavoro - per colorare un Europeo al via in bianco e nero.