La crudele serie dei rigori che ha decretato il vincitore dell'edizione 2016 della Champions League lascia un retrogusto dolcissimo al Real Madrid di Zinedine Zidane, capace in cinque mesi di ribaltare una situazione ingestibile e di portare nella bacheca del Bernabeu l'Undecima Copa della storia del club merengue. Solo lacrime, rimpianti e disperazione per un destino avverso per Simeone e il suo Atletico Madrid, ancora una volta in grado di pareggiare nei 90 - poi 120 - minuti di San Siro, ma tradito da Juanfran, uno dei suoi uomini simbolo, dal dischetto fatale del prato del Meazza. Proprio il terzino che aveva fatto esplodere il Vicente Calderòn nel ritorno degli ottavi di finale contro il PSV Eindhoven (altro finale ai rigori), è andato a sbattere contro il palo, mettendo fine ai sogni di rivincita dell'intera aficiòn colchonera.
E dire che nel supplementare l'Atletico sembrava averne di più dei cugini, contati in piedi in alcuni dei loro giocatori più rappresentativi (Bale, Ronaldo e Marcelo), mentre Griezmann e Ferreira Carrasco imperversevano sull'out sinistro e sulla trequarti. Dalle parole della vigilia si erano intuite le intenzioni di Zidane: non rischiare niente nel palleggio, a costo di giocare sotto ritmo e di appoggiarsi con continuità al retropassaggio per Keylor Navas e cercare la via del gol con la qualità dei suoi attaccanti. Strategia azzeccata, perchè dopo meno di un quarto d'ora il solito Sergio Ramos, l'uomo delle finali e delle partite decisive, aveva messo il suo zampino sul gol del vantaggio, dopo che Oblak era stato superlativo su Benzema (sempre su calcio piazzato).
Venti minuti di un ottimo Real, per mosse tattiche e capacità di coprire il campo, hanno poi lasciato spazio a una versione troppo passiva dei merengues, che per far uscire l'Atletico ha rischiato di subire la rete del pareggio. Simeone è andato sotto con le sue stesse armi (difesa e palla sporca), esponendo la sua squadra a limiti strutturali e già noti: difficoltà nel creare occasioni a difesa schierata e problemi nell'uno contro uno. Il solo Antoine Griezmann ha dato alternative credibili nel primo tempo a un fantastico Gabi, tagliando in profondità e facendosi trovare tra le linee, mentre il significato della presenza in campo di Augusto Fernandez si è perso dopo lo svantaggio. Il Real è rimasto ancorato sulla sua trequarti, forse eccedendo nel concedere il pallino del gioco ai cugini per ricavarne qualche contropiede, sicuramente snaturandosi e costringendo i suoi attaccanti esterni a estenuanti rincorse a vuoto.
Nell'intervallo il Cholo ha eseguito una mossa già vista in questa stagione, ovverosia la sostituzione di Augusto Fernandez con il giovane Yannick Ferreira Carrasco. Il belga è stato letteralmente straripante sulla corsia sinistra, facendosi beffe della marcatura di Danilo, subentrato a sua volta all'infortunato Carvajal. Un Atletico meno statico ha così preso possesso della partita, nonostante la mazzata psicologica del rigore sbagliato da Griezmann (intelligente Torres nell'occasione, disattento e scomposto Pepe), facendosi vedere con continuità dalle parti di Keylor Navas. Accettato il rischio di subire le ripartenze dei merengues (Benzema e Ronaldo ipnotizzati da Oblak, Bale murato quasi sulla linea di porta), i colchoneros hanno trovato il pareggio su una loro classica giocata: superiorità numerica sull'esterno, nella fattispecie la fascia destra, dove Gabi ha inventato per Juanfran, perso nell'occasione da Marcelo, e palla perfetta in mezzo per l'accorrente Ferreira Carrasco, lestissimo nel bruciare Danilo e Lucas Vazquez.
Nel frattempo Zidane era dovuto correre ai ripari, prima inserendo il terzino brasiliano, poi Isco per Kroos (il tedesco non è una mezz'ala, è bene ricordarlo, e quindi non regge i ritmi del ruolo), infine il canterano per uno stremato Benzema. In un supplementare caratterizzato da crampi e stanchezza diffusa, l'Atletico avrebbe potuto cercare con maggiore insistenza il gol della Coppa, ma sia Koke che Filipe Luis hanno ceduto alla distanza, inducendo i roquiblancos a non accelerare troppo, anche perchè dall'altra parte il Real era pur sempre pericoloso con le accelerazioni improvvise dei suoi uomini migliori.
Due squadre mostratesi di pari valore in una partita quanto mai tattica e bloccata hanno alla fine accettato di giocarsela ai rigori, dove Oblak è apparso un po' spaesato e poco lucido nel leggere le traiettorie dei vari Lucas, Sergio Ramos, Bale e Marcelo, mentre Juanfran ha visto il suo tiro stamparsi sul palo. Cristiano Ronaldo non si è lasciato sfuggire l'occasione di riscattare una partita anonima, mettendo la firma sul trionfo del Real, celebratosi al termine di una stagione lunga e complicata, iniziata con i malumori creatisi con la precedente gestione tecnica di Rafa Benitez e proseguita con Zidane il normalizzatore, novizio della panchina che ha dato tranquillità ed equilibrio alla squadra, fino a portarla verso il traguardo dell'Undecima anche grazie alla benevolenza delle urne di Nyon. Sconfitta da incubo invece per l'Atletico, che rivedrà almeno per un'altra estate i fantasmi di Lisbona, in attesa di capire quale strada intraprendere per ripartire. Fino a ventiquattro ore fa il Cholo Simeone era il leader indiscusso, il capopopolo, la guida tecnica di un progetto a lunga scadenza. Con l'amaro finale di ieri il tecnico argentino potrebbe invece decidere di chiudere qui la sua esperienza sull'altra sponda del Manzanarre, dopo anni di vittorie e di crescita esponenziale.
Intanto a Cibeles si festeggia, mentre Neptuno è desolatamente vuota, con una fontana che lascia sgorgare solo lacrime amarissime per i tifosi dell'Atleti.