Seconda miglior squadra delle Euro Qualifiers, capace di annichilire Russia e Svezia e metterle in fila indiana dietro di sé, proponendosi come una delle underdog più pericolose da incrociare, completando un processo di crescita iniziato pochissimi anni fa ed esponenzialmente migliorato e passando dalla mediocrità al livello “oltre” in pochissimi anni. Ebbene sì, l’Austria è una sorpresa, come potrebbe esserlo una non-vittoria di Marcel Hirscher nella classifica generale di coppa del mondo di sci, essendo ormai un monopolio dal 2012 ad oggi. Una squadra che conta nella sua storia una sola partecipazione all’Europeo, quello del 2008, peraltro senza nemmeno essere qualificata, ma da paese ospitante, incontrando due sconfitte e un pareggio raggiunto al 93’ grazie a un calcio di rigore.
Se ampliamo il discorso a livello storico, bypassando lo sviluppo del WunderDream degli anni ’30, dovuto soprattutto a una maggior concentrazione di educazione calcistica della zona Danubiana (Ungheria docet) rispetto a buona parte resto d’Europa, la Nazionale si è tolta ben poche soddisfazioni: un terzo posto negli anni ’50 al mondiale, due secondi turni strappati nel 1978 e nel 1982, per merito specialmente di Krankl, un altro paio di apparizioni nei ’90. Insomma, qualche inforcata di troppo e pochissimi traguardi raggiunti. Anche per queste ragioni si è sorpresi dell’esplosione improvvisa negli ultimi due anni, ma possiamo parlare di un miglioramento inaspettato? Non proprio.
Per capirlo bisogna innanzitutto spostarsi un po’ più a nord, in Germania. La vertiginosa crescita del calcio tedesco e dello sviluppo dei settori giovanili è sotto gli occhi di tutti, e quest’aspetto va a coinvolgere anche i tanti giocatori austriaci presenti nei club teutonici. L’ossatura del centrocampo, ad esempio, è frutto di questa crescita, così come il miglioramento del sistema difensivo. Notevole è, inoltre, che il tecnico Marcel Koller abbia un’educazione manageriale, per l’appunto, tedesca: nonostante sia stato da giocatore una bandiera del Grasshoppers e della nazionale Svizzera, dopo un inizio come tecnico in patria, si è seduto sulla panchina del Bochum nel 2005, conquistando la promozione dalla 2. Bundesliga, per poi mantenere la categoria massima fino al 2009, anno del suo esonero, avvenuto all’inizio di una stagione conclusasi poi con la retrocessione.
Dalla Bundesliga e dalle squadre che ne fanno parte, Koller ha anche acquisito il concetto di programmazione: occupa la panchina dell’Austria dal 2011, e ha anche rifiutato l’incarico propostogli dalla federazione svizzera di diventare CT per il dopo-Hitzfeld nel 2014, prima che venisse scelto l’ex Laziale Petkovic. In questo senso, l’indicazione è chiara: come lui stesso ha spiegato, aveva un lavoro da continuare. Col senno di poi, la scelta non è stata poi così sbagliata, anzi.
A disposizione il tecnico ha una rosa forse poco varia, ma il cui valore non può essere contestato. La stella è, ovviamente, David Alaba, jolly del Bayern Monaco. Non se ne faccia solo una questione di talento e di intelligenza, ma anche di utilizzo: Koller ha costruito e plasmato la squadra intorno al suo talento, utilizzandolo da mediano di impostazione, con licenza di azione e fantasia. A facilitare il compito ci pensa Baumgartlinger, neo-acquisto del Bayer Leverkusen direttamente dal Mainz, sorpresa della Bundesliga: schermo davanti alla difesa con piedi tutto sommato passabili e senso della posizione invidiabile. Il terzo elemento pregiato è invece il prima bistrattato, poi scaricato e infine osannato Marko Arnautovic, reduce inoltre da una stagione d’oro con lo Stoke City in Premier League, proponendosi e confermandosi come ala sinistra atipica, capace di giocare sia col fisico che con la tecnica.
In realtà sembra piuttosto retorico parlare di punti cardine quando la squadra è già bella che pronta da infornare. Nelle ultime quattro partite di qualificazione, infatti, la formazione titolare è stata sempre la stessa, e lo sarà anche in Francia, infortuni permettendo. La scelta tra i pali ricadrà sull’esperto Almer, numero uno dell’Austria Vienna, con un occhio di riguardo all’ottimo Ramazan Ozcan, reduce da una stagione di enorme successo in Bundesliga con la maglia del suo Ingolstadt.
Anche la difesa sembra piuttosto pronta da infornare, almeno per tre quarti. Klein, a destra, dovrà mettersi alle spalle la deludente stagione con il suo Stoccarda, al contrario del suo opposto (in tutti i sensi) Fuchs, titolare sulla mancina di quel Leicester neo-campione d’Inghilterra. La coppia centrale è il primo e unico elemento di discordia. Dragovic è un titolare certo, e si trova anche la chance di giocarsi il posto in una big col definitivo salto di qualità al quale è atteso da tempo, mentre al suo fianco sono in tre per una maglia: Prodl parte un po’ più avanti, forte di un’annata tutto sommato buona, con Wimmer primo concorrente nonostante le poche presenze in una big quale il Tottenham; non va però dimenticato Hinteregger, in crescita da gennaio, dopo esser passato al Gladbach.
Tra il centrocampo e l’attacco sembrano esserci solo certezze. Detto di Baumgartlinger e Alaba in mezzo, detto di Arnautovic a sinistra sulla trequarti, gli altri tre sono giocatori tanto interessanti quanto imprevedibili: cosa aspettarsi, ad esempio, da un’ala destra quale Harnik, capace di sbagliare anche il più facile dei gol? Cosa aspettarsi dal genio e (troppa) sregolatezza di Junuzovic, trequartista estroso ma discontinuo? E soprattutto, cosa aspettarsi dalla torre Marc Janko, realizzatore non proprio del tutto implacabile nonostante sappia lavorare per la squadra?
Dalla risposta, se esatta e positiva, a questi tre punti interrogativi passa sostanzialmente il destino dell’Austria nella competizione, specialmente considerando che le alternative sì, esistono, così come i dubbi sul loro eventuale rendimento. Forse si può pretendere qualcosa da Hinterseer dopo l’ottima annata con l’Ingolstadt a buoni livelli, ma non dai vari Ilsanker e Sabitzer, i quali hanno saggiato solo la seconda divisione tedesca e la prima Austriaca. Occhio, però, a due giovani trequartisti: Alessandro Schopf, classe 1994, talento di estro, velocità e fantasia, passato allo Schalke 04 a gennaio e capace di mettere a segno tre gol e tre assist in 537 minuti di utilizzo; Valentino Lazaro, crack dell’anno in Austria con, manco a dirlo, il Salisburgo e prossimo talento del calcio mondiale, anche se rischia l’esclusione dalla lista dei 23 per la Francia, avendone Koller chiamati 24.
In attesa di scoprire l’escluso, si possono azzardare le prime previsioni sul possibile destino dei nostri vicini di casa via Brennero, una via peraltro molto chiacchierata in questo periodo per ragioni decisamente extra-calcistiche. In ogni caso, l’Austria si ritrova nel gruppo F, dominato sulla carta dal Portogallo, accompagnata da Islanda e Ungheria. Verosimile è pensare che sarà una lotta aperta tra queste tre per la qualificazione, vista la maggior forza dei lusitani: assumeranno particolare rilievo il numero di gol subiti nella sfida contro la più forte, ammesso e non concesso che Ronaldo e compagni riescano a ottenere l’en-plein, e i risultati negli scontri diretti con i nordici e gli ex coinquilini. Uno slalom gigante, alla ricerca di un traguardo mai raggiunto prima. E, perché no, sognare, almeno fino alla prossima porta.