Che negli ultimi anni la nazionale di calcio del Belgio potesse divenire una delle mine vaganti del panorama calcistico europeo era evento facilmente pronosticabile, ma che i Diavoli Rossi potessero arrivare ad occupare il secondo posto del ranking Fifa, questo era francamente molto più imprevedibile. Alla vigilia di un campionato europeo che ne decreterà definitivamente lo status, il Belgio è dunque tra le favorite per la conquista del titolo continentale, anche se ancora come underdogs, outsider e variabile impazzita in mezzo a gerarchie ben consolidate.
Ed è molto evocativo che nel girone eliminatorio della fase finale di Francia 2016, gli uomini del commissario tecnico Wilmots siano stati sorteggiati nello stesso raggruppamento dell'Italia (il gruppo E), nazionale di tutt'altro blasone, ma che sta vivendo un momento storico opposto rispetto a questo Belgio giovane e di talento. Un'Italia imbolsita, priva di attaccanti di nome, contrapposta a una nazionale che sforna punte giovani come se si trattasse di una superpotenza del calcio mondiale. Dietro ogni exploit che si rispetti, c'è sempre una lungimirante programmazione alle spalle, che nel caso del Belgio è rappresentato dalla continuità della guida tecnica dell'allenatore Marc Wilmots (buon giocatore negli anni '90) e dalla cura con cui sono stati coltivati i vivai. Un po' come accaduto per la Germania dell'ultimo decennio, a Bruxelles e dintorni hanno deciso di svoltare per adeguarsi ai tempi: da un calcio caratterizzato da poca fantasia e da onesti comprimari come protagonisti, il settore giovanile del Paese ha modificato il tipo di giocatore prodotto dalle categorie inferiori, privilegiando la tecnica su qualsiasi altro aspetto del gioco. Qualche congiunzione astrale decisamente favorevole (molti dei migliori esponenti di questo Belgio sono nati tra il 1987 e il 1991), ha poi fatto il resto, consegnando a Wilmots una nazionale zeppa di talento e coperta in tutti i reparti. Già nei Mondiali 2014 disputasi in Brasile, i Diavoli Rossi avevano fatto intravedere prospettive estremamente interessanti per competere ad alto livello, ma è stato nell'ultimo biennio che la nazionale di Bruxelles ha cambiato passo, affermandosi come potenza continentale e giocando un gran girone eliminatorio contro squadre ostiche e pericolose come Galles e Bosnia.
Si giunge così all'estate francese, in cui i ragazzi di Wilmots sono attesi a grandi traguardi, forse anche eccessivi per una squadra che comunque non ha esperienze internazionali di grande livello. Eppure l'attenzione che si è andata incentrando sul Belgio si spiega sulla qualità di un gruppo effettivamente interessante, che pare peraltro combinarsi bene in ogni reparto. Il portiere titolare è Thibaut Courtois, passato dall'Atletico Madrid, dove veniva ritenuto un fenomeno con i guantoni, al Chelsea, club in cui ha fatto invece maggior fatica, anche a causa di qualche infortunio di troppo. Resta lui il titolare tra i pali, anche se l'alternativa parrebbe di tutto rispetto, rappresentata da Simon Mignolet, estremo difensore del Liverpool.
A Euro 2016 la difesa sarà però priva del suo esponente più carismatico, quel Vincent Kompany che ha fatto le fortune del Manchester City quando è stato in buona salute, e che ha invece vissuto un anno travagliatissimo in maglia Citizens. L'ennesimo insulto muscolare della sua stagione lo costringerà a saltare l'avventura francese, con il duo formato da Jan Vertonghen e Toby Alderweireld (entrambi in forza al Tottenham), favoriti come centrali sul più esperto Thomas Vermaelen (31 anni e un'esperienza al Barcellona non da protagonista). Oltre all'altro veterano Lombaerts, completano il reparto di retroguardia Jason Denayer e Dedryck Boyata, giovani e atletici stopper, per usare un linguaggio calcistico ormai desueto. Non ci sono veri e propri terzini di ruolo, con Jordan Lukaku e Thomas Meunier mai titolari finora, mentre il giovane Born Engels non ha ancora esordito in nazionale. Ecco perchè spesso Wilmots è costretto a schierare come esterno di difesa proprio uno da Vertonghen e Vermaelen, ovviamente con un'interpretazione del ruolo meno propulsiva rispetto a quanto richiesto dai normali standard del calcio di oggi.
E' invece il centrocampo il reparto più intrigante di questo Belgio: dalla qualità di Axel Witsel, talento dello Zenit San Pietroburgo (fisico da mediano ma piedi da trequartista) alla fisicità e all'atletismo di due giocatori prontissimi anche in zona gol come Maroune Fellaini del Manchester United e Radja Nainggolan della Roma. Compendia un po' le caratteristiche di tutti i compagni di centrocampo invece Moussa Dembelè del Tottenham, ottimo mix di forza fisica e buona qualità, in una mediana schierata praticamente sempre a due, in virtù del 4-2-3-1 adottato da Wilmots come sistema di gioco base.
Potrebbe far parte dell'elenco dei centrocampisti anche Kevin De Bruyne, ma l'ex Wolfsburg e Chelsea (ora al Manchester City) viene utilizzato ormai da trequartista sia nelle squadre di club che in nazionale (in realtà quest'anno Manuel Pellegrini lo ha schierato anche sull'esterno, per sfruttarne le doti aerobiche e di equilibratore del sistema offensivo).
Altro giocatore di difficile collocazione tattica è Yannick Ferreira Carrasco: passato nell'ultima stagione dal Monaco all'Atletico Madrid, sarebbe un esterno per vocazione, ma Simeone ha provato a riconvertirlo con buoni risultati anche in una seconda punta. In riva al Manzanarre Carrasco ha trovato discreta continuità ma soprattutto un senso tattico nettamente superiore ai tempi degli esordi, quando la sua fama di anarchico ne faceva una sorta di variabile impazzita. Sulla sua stessa fascia di competenza (generalmente la sinistra) agisce però il capitano della nazionale, quell'Eden Hazard protagonista di una stagione strepitosa nel 2015 e invece in calo nel 2016. Resta un giocatore dal talento cristallino, capace di esprimersi anche come trequartista, e capace di fare impazzire i difensori avversari nell'uno contro uno. C'è poi Dries Mertens, che per colpi non è inferiore a nessuno, ma che nelle gerarchie del suo commissario tecnico parte un po' indietro, quasi da eterno dodicesimo uomo, un po' come gli accade ormai da anni nel suo club di appartenenza.
Abbondanza anche in attacco, dove sarebbe Romelu Lukaku a rappresentare la stella del reparto. Il centravanti ora in forza all'Everton ha però spesso steccato in nazionale, in particolar modo agli ultimi Mondiali, e si giocherà così un posto come unica punta con il ventunenne Divock Origi del Liverpool, forse meno potente ma più agile del compagno ex Chelsea. Gioca nei Reds anche Christian Benteke, divenuto uomo mercato dopo ottime stagioni all'Aston Villa, ma le cui quotazioni sono in forte in ribasso a causa di un rapporto non idilliaco con l'allenatore Jurgen Klopp. Ci sarebbe infine anche l'interessantissimo Michy Batshuayi, ora all'Olimpique Marsiglia, forse ancora troppo acerbo per palcoscenici come quelli degli Europei (tra l'altro il c.t. dovrà tagliare un giocatore dalla sua lista dei 24 preconvocati, e proprio il ragazzo del Velodrome potrebbe essere rispedito a casa per poi tornare utile nel prossimo biennio).
Marc Wilmots è l'allenatore di questo gruppo di grande talento. Personaggio particolare, Wilmots non disdegna battute al limite dell'arroganza, ma le sue capacità tecniche non sono mai state messe in discussione in patria, al punto che è stato accostato anche a squadre di club per il dopo Europeo. Il suo modulo di riferimento è un 4-2-3-1 sulla carta molto offensivo, ma riequilibrato dalla presenza sulla trequarti di un atleta come Kevin De Bruyne, in grado di aggiungersi ai centrali di centrocampo in caso di necessità. Squadra costruita per avere il pallone tra i piedi, il Belgio non ha però problemi a raccogliersi nella propria metà campo per costruirsi spazio davanti e sfruttare la velocità dei suoi attaccanti.