Guardiola e Simeone, copertina di Coppa. Allenatori di carisma, due scuole di pensiero, un obiettivo comune. 90 minuti per consolidare la granitica resistenza del Cholo o per riportare in superficie l'estetica di Pep. Il Bayern - come accade da qualche anno a questa parte - sembra in riserva d'ossigeno in primavera, quando si assegnano titoli e trofei. La morsa di Champions pare soffocare il bel calcio di Baviera, un via vai di palla e avversari, un incedere lento e compassato, privo di una scintilla che possa colorare la bellezza di concretezza. Di contro, una furia senza fine. L'Atletico è - all'opposto - un fiume in piena, un'onda travolgente che, se alla prima occhiata può dare l'idea di un ammasso senza filo di continuità, alla realtà dei fatti è una rara esemplificazione di caos organizzato, in cui ogni giocatore sa cosa deve fare per conseguire il risultato. Movimenti "armonici", perfetti, un insieme che prende forza dall'unione di undici individualità. Una fusione perfetta in cui giocatori normali diventano via via straordinari.
Spogliare gli avversari della propria forza, questo il mantra di Simeone
Spogliare gli avversari della propria forza per poi colpirli, questo il mantra di Simeone. Togliere certezze al Bayern per affondarlo nel momento di massima difficoltà. Un assolo di Saul per prendersi l'andata, ora un vantaggio da proteggere sotto il cielo di Germania. Condizione ideale per chi vive sull'errore altrui. L'Atletico prepara una roccaforte senza punti deboli - in Liga ennesimo 1-0 per mantenere inviolata la porta di Oblak - una ragnatela fitta in cui intrappolare il fraseggio di casa. Sradicare e ripartire, senza dare tempo a Guardiola di rimettere le pedine al loro posto.
Una partita che vive di un equilibrio labile, che trova la sua base su due principi opposti. Proprio l'estrema diversità delle due squadre, esemplificazione del credo di panchina, desta grande curiosità. Nella storia, un'altra storia. Guardiola vuole lasciare da vincente, per sopire il fuoco nemico, per spazzare via l'etichetta di perdente di Coppa. Simeone vuole invece confermarsi, lassù, tra i grandi, lui diverso dai grandi, brutto nel cielo dei belli.
Formazioni
Bayern Monaco
Il ritorno nell'undici titolare di Muller - in panchina a Madrid - è il primo messaggio di Guardiola a squadra e stampa. Bayern a forte trazione anteriore, come di consueto, con quattro giocatori ad agire alle spalle di Lewandowski. Ribery soffre per un fastidioso mal di schiena, ma in una notte d'Europa difficile rinunciare all'esperienza del francese, data anche l'assenza di Robben. L'unico interrogativo di Pep nella zona mediana. Affidarsi al magistero di Xabi Alonso o introdurre Alcantara sulla trequarti, con Vidal a schermare le ripartenze dell'Atletico?
Importante, nei quattro a protezione di Neuer, il rientro di Boateng. Il centrale affianca J.Martinez, con Kimmich in panchina. Sull'esterno, Alaba e Lahm. Coman e Gotze le carte a cui far ricorso prima del tramonto.
Atletico Madrid
Simeone si presenta a Monaco con l'organico al completo. Il recupero di Godin tranquillizza l'intero gruppo. La garra dell'uruguaiano assume maggior rilevanza in territorio nemico. Godin dirige una difesa composta da Filipe Luis e Juanfran in corsia e da Gimenez al centro.
In mediana, cerniera chiusa dal sapiente Gabi e da A.Fernandez, con Koke e Saul pronti a sdoppiarsi tra fase offensiva - inserimenti a tagliare le linee del Bayern - e difensiva, supporto agli esterni bassi.
Griezmann è l'anello di congiunzione tra centrocampo e attacco, il faro pronto a dare libero sfogo al gioco biancorosso. Unica punta Fernando Torres. Il Nino - rinato con la cura Simeone - va ad insinuarsi tra Boateng e J.Martinez, pronto a disturbare le prime fasi di manovra dell'undici di casa.
Vigilia
Simeone "La prima parte della gara del Calderon è stata più simile al calcio che vogliamo fare noi, più fisico, mentre poi il Bayern Monaco è riuscito a portare più giocatori nella nostra metà campo. Domani passerà chi interpreterà meglio il gioco dell'avversario e chi avrà più forza mentale."
Guardiola "Non dobbiamo pensare a quanti gol dovremo segnare, prima dovremo preoccuparci di difendere bene e di controllare il gioco. Vogliamo gestire il possesso del pallone e vogliamo segnare. L'Atleti difende molto bene, ma è forte anche in avanti. E' una squadra difficile da affrontare, perché i giocatori si conoscono bene l'un l'altro"
Gara d'andata
A decidere il primo atto della semifinale, un gioiello di Saul. Il centrocampista dell'Atletico porta palla con rapidità, sfoggia, nel controllo, una tecnica sopraffina e spezzando il raddoppio bavarese penetra in area. Qui, sposta la sfera sul mancino, osserva la porta, e lascia partire una conclusione soffice, a giro, sul palo lungo. La palla accarezza il legno e si infila alle spalle di Neuer. 1-0 Atletico.