Prima dell'arrivo di Carlo Ancelotti sulla panchina del Real Madrid, i merengues non erano riusciti praticamente mai a spezzare il tabù Germania. Pochissime le gioie, tantissime le sconfitte per il club più famoso al mondo, che in terra tedesca aveva vinto una volta sola. Persino Josè Mourinho non era stato capace di trovar fortuna contro le formazioni della Bundesliga (2-1 a Monaco di Baviera nel 2012, 4-1 a Dortmund nel 2013). Il Real di Ancelotti centrò invece tre vittorie su quattro apparizioni nell'inferno tedesco, dominando la semifinale di ritorno del 2014 all'Allianz Arena (0-4), spadroneggiando nel gironcino contro lo Schalke 04 (1-6) e vincendo ancora a Gelsenchirken lo scorso anno (0-2). Nel mezzo il pericoloso harakiri contro il Borussia Dortmund (2-0) che consentì comunque ai blancos di superare i quarti dell'edizione della Decima.

Ora il Madrid di Zidane è ripiombato nel suo incubo ricorrente, la sconfitta europea in Germania, dopo aver sfoderato una prestazione imbarazzante contro il Wolfsburg. Le reti di Ricardo Rodriguez (rigore) e di Arnold hanno dato agli uomini di Hecking una vittoria preziosissima, un vantaggio da custodire con cura anche martedì prossimo dalle parti di Chamartin, dove stampa e tifosi stanno già invocando la remontada ("90 minuti al Bernabeu possono essere molto lunghi", l'avvertimento rimasto nella storia del club firmato Juanito, giocatore del Real della Quinta del Buitre). Ora però ai blancos non resta che leccarsi le ferite, protestare contro presunti torti arbitrali e comprendere cosa non ha funzionato nella tana dei lupi. Per una volta il brasiliano Casemiro ha fatto più danni della grandine, non solo per il fallo da rigore dopo un quarto d'ora, ma per essere apparso stanco dopo tante titolarità consecutive. Il Real ha riscoperto inquietanti amnesie difensive, finora tenute nascoste in Champions da Keylor Navas e da un pizzico di buona sorte. Quella che è mancata ieri, quando Zidane ha dovuto rinunciare a Karim Benzema, out per un problema al ginocchio, e dimostratosi ancora una volta punto di riferimento imprescindibile per la fase offensiva del Madrid. Senza giocatori messi tra le linee avversarie, l'attaccante francese era l'unico a poter fare da raccordo tra centrocampo e reparto avanzato, scambiandosi spesso posizione con Cristiano Ronaldo, ieri da subito nervoso e irascibile.

La prestazione del Real è peggiorata con il trascorrere dei minuti, la lentezza della manovra è stata esasperante, con Toni Kroos a cercare inutilmente di proporre calcio come mezz'ala sinistra. Persino Luka Modric si è conformato all'andamento a due cilindri dei merengues, dove il solo Danilo è sembrato metterci quel furore agonistico viceversa mancato a Marcelo, eroe del Camp Nou. Gareth Bale, spostato sulla fascia sinistra dopo il primo tempo, non è mai riuscito a trovare gli spazi necessari per le sue proverbiali sgroppate, e lo stesso CR7 ha sparato a salve davanti a Benaglio. Ora l'ambiente a Madrid è tornato in depressione, con Zidane costretto a fronteggiare il fuoco di fila della stampa della capitale, prontissima a imputargli l'ostinata scelta di tenere ai margini Isco e James Rodriguez, salvo ripescarli nel finale quando la gara era ormai indirizzata. L'inserimento di Jesè per l'infortunato Benzema non ha infatti fruttato dividendi come era accaduto nel Clasico, in un attacco che ha improvvisamente perso di qualità e di presenza in area di rigore, mentre il centrocampo faceva fatica a imbastire azioni fluide e veloci. Alla fine il 2-0 di Wolfsburg poteva divenire un risultato ancor più largo per i padroni di casa, non ci fosse stato Keylor Navas a salvare la propria porta dagli attacchi di Draxler e Kruse. Ora il Real giocherà sabato pomeriggio in Liga contro l'Eibar al Santiago Bernabeu, dove martedì sera non sarà però sufficiente appellarsi alla sola storia del club per operare una rimonta che non prevede margini d'errore.