Sta passando abbastanza in sordina e ci sarebbe da chiedersi il perché: lo scandalo che sta travolgendo i vertici del governo sudafricano passa anche per i Mondiali del 2010 e fa tabula rasa attorno alle spese folli affrontate dal Presidente Jacob Zuma, sotto processo giudiziario e mediatico già da sei anni per i lavori di ammodernamento della residenza presidenziale Nkandla.

Ma andiamo con ordine, perché la matassa è folta e si è iniziata a srotolare già qualche settimana prima della sentenza dela Corte Suprema sudafricana, arrivata il 31 marzo, che “ha condannato Zuma a rimborsare lo Stato sudafricano con 16 milioni di rand (circa 950 mila euro) riporta International Business Times Italia.

Con un comunicato stampa ripreso velocemente da tutte le agenzie, infatti, la FIFA “ammette che furono pagate tangenti per l'assegnazione al Sudafrica dei Mondiali 2010” (Adnkronos, 16 marzo).

Il cambio di vertice a Zurigo sembra quindi dare i suoi frutti a poche settimane dall'elezioni di Infantino, il quale ha dichiarato "Gli imputati devono questo denaro non solo alla Fifa, ma anche a giocatori e allenatori di tutto il mondo che beneficiano dei programmi Fifa per promuovere il calcio".

La stessa Federazione “ha presentato - riporta la Gazzetta dello Sport - dei documenti alle autorità statunitensi”, oltre a dar inizio a un giro di vite attorno ai vertici della South African Football Association (SAFA): da ottobre a oggi sono sette i dirigenti sospesi per partite truccate prima della Coppa del Mondo, riporta Repubblica.it Sport.

Le autorità sudafricane non hanno perso tempo: il Ministro dello Sport sudafricano, Fikile Mbalula, ha risposto che "Il Sudafrica non ha mai pagato tangenti per ottenere illegalmente l'assegnazione dei Mondiali del 2010” come riferisce l'AGI, sostenendo poi che “il pagamento dei 10 milioni di dollari sarebbe stata una onesta donazione per sostenere il calcio dalla 'diaspora africana' nei Caraibi. Una decisione approvata dalla Fifa'”.

Tutto in regola, insomma: peccato che quei soldi rappresentino un accordo sottobanco per ottenere l'appoggio di Jack Warner, all'epoca Presidente della Concacaf (Confederazione dell'America del Nord e dei Caraibi), alla candidatura di Pretoria alla manifestazione.

Questo polverone rappresenta comunque una “goccia” nel più complesso oceano di scandali che si rassume con il “Guptagate”, dal nome della ricca famiglia indiana Gupta che in Sudafrica ha fatto fortuna: trasferitisi nel Continente Nero nel 1993, hanno costruito “un piccolo impero fatto di società con interessi che spaziano dall’industria mineraria ai media”, scrive la rivista Nigrizia

“Nel 2005 - continua l'articolo - (...) la famiglia Gupta è tra i principali sostenitori di Zuma durante la sua lotta per la leadership all’interno dell’Anc contro l’allora presidente Thabo Mbeki” e questo aiuto oggi sarebbe ricambiato con il potere di scegliere i Ministri del governo.

Il torbido va ben oltre la sfera degli scandali calcistici, quindi, che comunque Infantino preme con tutte le forze affinché vengano ripagati. Difficile dire se ciò non sia tutto un do ut des: gli investigatori americani hanno dato inizio alle indagini che hanno portato alla caduta di Platinì e oggi il suo successore da una stoccata a un Paese conteso economicamente tra Stati Uniti e Cina, dove i primi già da tempo vedrebbero meglio altri leader, come hanno svelato delle conversazioni riservate tra diplomatici statunitensi e israeliani pubblicate da Wikileaks.

Geopolitica a parte, il Sudafrica appare solo come il primo tassello da aggiustare in un quadro molto più complesso. E sicuramente lo scandalo legato alle tangenti non sarà presto dimenticato com'è accaduto in Germania per i Mondiali del 2006, anch'essi segnati da irregolarità: bisognerà vedere se i fari saranno volutamente puntati subito verso il Qatar, già protagonista di aspre polemiche per la condizione degli operai nei cantieri degli stadi, o la Russia di Putin: la distensione può ancora attendere.