Il doppio 2-1 con cui il Paris Saint-Germain ha eliminato il Chelsea dalla Champions League 2016 potrebbe aver sancito una sorta di passaggio del testimone tra vecchi e nuovi protagonisti del calcio europeo. I Blues di Roman Abramovich, per oltre un decennio sulla cresta dell'onda grazie a investimenti faraonici e ad allenatori preparati (Mourinho, Ancelotti) e fortunati (Di Matteo) sono da ieri lontani dal football continentale che conta, con la FA Cup unico obiettivo ancora possibile di una stagione sciagurata. Dall'altra parte sta finalmente producendo risultati l'idea di costruire un mezzo Dream Team, con fuoriclasse pagati a peso d'oro e acquisiti da altre big europee (Di Maria, Ibrahimovic, Thiago Silva, Cavani, Marquinhos, David Luiz, solo per fare qualche esempio).
Il nuovo che avanza al posto di un gruppo a fine ciclo, insomma. E se il PSG può guardare al sorteggio di Nyon con fondate speranze di giocarsi la Champions League almeno fino alle semifinali, per il Chelsea è il momento della riflessione e della ricostruzione. Guus Hiddink lascerà con ogni probabilità la panchina di Stamford Bridge all'attuale c.t. azzurro Antonio Conte, ma non sarà certo il cambio di allenatore l'unica rivoluzione dei Blues. Innanzitutto c'è da varare una nuova linea difensiva, con Ivanovic ormai provato da innumerevoli battaglie, Terry pronto all'addio e Zouma colpito da un gravissimo infortunio. Il solo Cahill non può garantire un rendimento costante, come Mourinho aveva peraltro intuito insistendo per acquistare in estate il giovane Stones dall'Everton. Anche sulle fasce si cercherà di inserire volti nuovi, esattamente come in mediana, dove Mikel appare destinato alla partenza e solo Fabregas e Matic hanno ancora un futuro da potersi giocare. L'attacco è invece il reparto degli scontenti: Diego Costa si è confermato anche ieri sera centravanti di razza, ma un suo ritorno all'Atletico Madrid è dato per molto probabile in Spagna, dove sono altrettanto convinti che il Real sia disposto a fare follie per Eden Hazard, il belga divenuto quasi un corpo estraneo nell'ambiente del Chelsea. Oscar è sul mercato da almeno un anno, mentre i giocatori di seconda fascia (Remy, Traorè, Pedro, per certi versi Pato) non paiono in grado di sostituire i titolari dei rispettivi ruoli.
Situazione diametralmente opposta invece dalle parti del Parco dei Principi. Forse Zlatan Ibrahimovic ha esagerato quando, nella conferenza stampa della vigilia, ha affermato che "il PSG è nato con gli sceicchi", dimenticando i tempi gloriosi dei parigini di Weah (metà anni novanta). Eppure il Paris Saint-Germain non è mai stato così compatto, vicino al superamento di quel periodo di apprendistato europeo in cui la squadra veniva etichettata come un'intrusa tra le big del Vecchio Continente. Lo stesso Laurent Blanc ha acquisito un'autorevolezza che solo un anno fa non gli era riconosciuta, e l'arrivo di Angel Di Maria ha dato al club dei qatarioti un'altra dimensione, non più di Ibra-dipendenza, al punto che ormai anche un eventuale addio dello svedese non sembra più terrorizzare i tifosi all'ombra della Tour Eiffel. Edinson Cavani è in rotta con lo staff tecnico, ma potrebbe tornare utilissimo alla causa proprio se Ibra dovesse lasciare, in una società che peraltro non avrebbe problemi a cercare sostituti sul mercato (si parla da mesi addirittura di Cristiano Ronaldo). Il resto della squadra è relativamente giovane: eccezion fatta per gli esperti Thiago Motta e Maxwell, i vari Marquinhos, Verratti, Rabiot, Matuidi e Lucas hanno ancora anni per esprimersi ad alti livelli, esattamente come Thiago Silva, ben lontano dall'aver imboccato quel viale del tramonto su cui si stanno invece incamminando alcuni dei senatori del Chelsea. I Blues pagano un'annata in cui lo spogliatoio ha perso il feeling con Josè Mourinho, oltre che un certo immobilismo sul mercato che non ha giovato all'entusiasmo dell'ambiente. Starà ora ad Abramovich (e a Conte) dare il là a un nuovo ciclo di vittorie per un club che non può permettersi di ritornare nelle retrovie tra le grandi di Inghilterra.