90 minuti per sparigliare le carte, per spostare l'ago della bilancia da una parte o dall'altra. Chelsea e PSG si ritrovano, questa sera, a Stamford Bridge per chiudere un'avventura che procede ormai da tre stagioni, nel medesimo palcoscenico - la Champions - nella medesima fase, dentro o fuori, senza diritto di replica.

Le istantanee del passato - ben nitide nella memoria - raccontano di un dominio alterno. Il gol del Flaco Pastore a risvegliare l'orgoglio di Francia, prima della corsa di Mourinho sul prato bagnato di Londra a festeggiare il gol di Demba Ba. 2-0 all'ottantasette, per azzerare l'1-3 di Parigi e spingere i blues tra le prime otto d'Europa.

Il blu del Chelsea si fa meno vivo mesi dopo, stagione in archivio da poco, il sorteggio beffardo porta il PSG in Inghilterra già a livello di ottavi. Si riparte dal pari del Parco dei Principi, Ivanovic - Cavani, con Mourinho che può mettersi alla guida della partita, in attesa, sornione. Ibra saluta dopo mezzora, abbaglio di Kuipers, rosso. Si trasforma in serata da cuori forti, Cahill illude, David Luiz - l'ex - impatta. Supplementari, Hazard - glaciale - poi Thiago Silva, con le mani protese al cielo. Il PSG bussa alle porte del Paradiso.

Con questi ricordi si entra nella gara odierna, con un Chelsea di rincorsa - Obi Mikel mantiene vive le speranze di qualificazione - e un PSG più convinto. Gerarchie definite, per la prima volta la sensazione è che sia tutto nelle mani di Blanc, per qualità e momento. Ligue 1 in bacheca - aldilà di qualche naturale rilassamento recente - occhi sulla massima competizione europea, quelle che Ibra vuole e lo sceicco pretende.

Il Chelsea ha un appiglio, uno soltanto. Vincere, per cucire un abito migliore ad una stagione disastrosa. L'addio di Mourinho certifica la fine di un'era, rughe profonde segnano il viso di "eroi" stanchi, decaduti. L'assenza di Terry, il ministro della difesa, è quasi un segnale. Il tempo reclama il conto. Alla riostruzione, sotto l'egida Conte, manca ancora qualche mese, e il lavoro di Hiddink spiana la strada a un finale onorevole. La risalita in Premier è un confortante abbrivio verso la gara di Coppa. Passa da qui, e dalla FA Cup, il futuro di molti.

Un vorticoso giro di mercato attende Chelsea e PSG, intreccio interessante, perché Ibra non svela il futuro, Cavani attende le mosse del re di Svezia e Diego Costa flirta con la bella Parigi. Hazard - in ottica Real - è il pezzo da novanta che può cambiare le sorti del Chelsea. Un piatto ricco quanto incerto, per una notte è solo calcio, quello autentico, nella sua massima espressione, con uno spicchio d'Italia a colorare il grigio di Londra.

Marco Verratti è della partita. La regia dell'azzurro - al fianco dell'alto magistero di Motta - è il segreto del gioco rapido e produttivo del PSG. Matuidi completa la mediana, il fisico del nazionale francese è il punto d'equilibrio di un undici di enorme qualità, in cui Di Maria - alto a destra - è l'elemento destinato ad abbinare propensione offensiva e sacrificio. Cavani parte dal lato opposto, con Ibra pronto ad abbassarsi per aprire la strada ai compagni. Fuori Aurier, corsie a Maxwell e Marquinhos.

La principale alternativa a Verratti - in caso di scelta precauzionale di Blanc - è Rabiot. Lucas è carta da giocare invece a partita in corso.

Hiddink ha gli unici problemi nel settore arretrato. Ivanovic stringe al centro e affianca Cahill, con Azpilicueta a destra e Baba a sinistra. Mikel è il distruttore, Fabregas l'artista. Passa dai piedi dello spagnolo l'evoluzione del Chelsea. Oscar si pone al centro di una linea a tre che vede i folletti Willian e Hazard sull'esterno, Diego Costa è pronto a fare a sportellate con la difesa ospite. In porta Courtois.

Qui un'alternativa più fisica, un'opzione possibile al via, con l'inserimento di Matic e l'esclusione di Oscar. In questo caso, passo avanti di Fabregas.