L’Egyptian Football Association è il massimo ente che regola i vari campionati di calcio egiziani. L’EFA, fondato nel 1921 e con sede a El Cairo, si affilia alla FIFA nel 1923 ed alla CAF (Confederation Africaine de Football) nel 1957. Tra tutte le divisioni professionistiche e dilettantistiche di tale ente, di sicuro la più popolare ed importante è l’Egyptian Premier League, massimo campionato della nazione dei Faraoni. Tale competizione, fondata nel 1948, è composta da diciotto compagini ed è regolata dal notissimo sistema di promozioni/retrocessioni: oltre alla vincitrice infatti, accedono alla Coppa d'Africa la seconda (direttamente) e la terza (attraverso le qualificazioni), mentre retrocedono nella lega inferiore le ultime tre classificate. Secondo una classifica stilata dall’IFFHS, inoltre, l’EPL è al diciassettesimo posto del ranking mondiale, risultando dunque uno dei campionati più competitivi al mondo. La scorsa edizione è stata vinta dall’Al-Zamalek, anche se la compagine più forte e conosciuta è di sicuro l’Al-Ahly, capace di aggiudicarsi ben 37 edizioni dell’ambito trofeo. Molto popolari, inoltre, anche l’Al-Itthiad e l’Al-Masry.
Purtroppo però, come spesso capita in tante nazioni martoriate da guerra e rivoluzioni, il calcio in Egitto ha dovuto fare i conti con il dramma della guerra: sono stati due, infatti, i campionati annullati in quest’ultimo decennio, quello del 2011-12 ed il successivo, coincidenti con il periodo di massima instabilità della nazione. Tale crisi si è inevitabilmente rispecchiata nel soccer ed ha creato massacri ancora ben impressi nella mente dei supporter egiziani: come dimenticare, infatti, i settantaquattro morti negli scontri ultras tra a Port Said, tra Masry ed Ahly? Settantaquattro vittime ancora oggi ricordate da Mohamed Salah, il Messi d’Egitto che utilizza come numero di maglia proprio tale cifra, in memoria di quegli angeli prematuramente sradicati da questa terra. Una storia tinta di rosso sangue e troppo spesso oscurata, ma che dovrebbe però essere letta e conosciuta per conoscere la tragica realtà delle parti più sofferenti del pianeta. In Egitto infatti il calcio permea la vita degli uomini, la anima e ne rispecchia vizi e virtù. Molte squadre sono addirittura il simbolo del potere del governo, come l’Enppi, gestita dall’ex ministro del Petrolio Fahmy e diventata in pochissimo tempo una delle compagini più forti della nazione ma che ora vive, in seguito al crollo del regime di Mubarak, anni di assestamento critico.
Quest’anno la Premier League egiziana, nonostante una situazione nazionale poco sorridente, continua regolarmente e vede l’Al-Ahly darsi battaglia con la Al-Zamalek. La speranza è che tali squadre possano finalmente proporre un calcio tranquillo, pacificatore, non violento. Uno sport che possa attirare i ragazzi negli stadi, che possa far commuovere gli anziani e far sognare i bambini. Uno sport diverso, per una nazione millenaria che non riesce più a ritrovare i fasti che furono, continuando ad arrancare strozzata da bombe intrise di fanatismo religioso e politica senza scrupoli.