Continua la nuova rubrica sulle competizioni calcistiche nazionali meno conosciute e, dopo aver analizzato la lega giapponese, ecco un breve sunto sul campionato cinese e sulla Chinese Football Association, la Federazione calcistica nata nel 1924 ed affiliatasi alla FIFA nel 1931.  Così come per molte altre nazioni orientali, anche in Cina il calcio è diventato  fonte di attrazione e di guadagno solo nella seconda metà del ‘900, quando il ventunenne olandese Jeff Tedeenhoff, a partire dal 1959, inizia a lavorare nel Paese del Dragone alternando la propria professione a partite dilettantistiche di calcio con la divisa degli Shanghai Greenland. L’apporto tecnico del giocatore europeo è di spessore e grazie a lui lo Shanghai riusce a vincere i campionati del 1961 e 1962, attirandosi le attenzioni di molti appassionati.

Fu l’inizio della Rivoluzione: durante gli ultimi decenni del ‘900, infatti, la sempre crescente economia cinese iniziò a guardare con occhio favorevole il gioco del calcio e molti miliardari dagli occhi a mandorla decisero di investire i loro soldi nel gioco del football. Tale impegno economico portò, nel 1994, alla definitiva affermazione professionistica del campionato cinese, riorganizzato con le moderne regole però solo nel 2004. Ad oggi la Chinese Super League conta ben sedici squadre e molte di esse hanno un budget pressoché illimitato, come dimostrano gli ultimi milionari acquisti, da Diamanti a Jackson Martinez, per non dimenticare Gilardino o Elkeson. E come non citare Ramires, comprato dal Jiangsu per la modica cifra di 33 milioni di euro?

Queste importanti cifre dimostrano la sempre più crescente popolarità del calcio cinese, vera e propria miniera d’oro per i ricchissimi: si è partiti nel 2007 con l’investimento di Zhu Jun (23.4 milioni per il 70% del Shanghai Shenua), per giungere all’ultimo grande investimento del Suning Commerce Group, che nel marzo 2015 ha rimpinguato le casse del Jiangsu di ben 73 milioni. Tanti soldi che serviranno a migliorare un campionato ancora acerbo e che, a differenza di quello giapponese, solo da pochi anni ha iniziato un percorso ‘a tappe forzate’ verso una modernizzazione ormai inevitabile.

Il calcio cinese però, nonostante i tanti luccichii, vive ancora di ombre: secondo alcune fonti anonime, infatti, sotto il regime tuttora vigente in Cina sono ancora diffusissime le combine e le corruzioni, con decine di arresti ogni anno. Per ovviare a questi gravi problemi, il presidente cinese Xi Jinping ha predisposto l’anno scorso un piano di regolamentazione programmata, nella speranza di trasformare, in pochi anni, il calcio cinese in un punto di riferimento per tutto il continente, detronizzando così la realtà giapponese che appare, per ora, irraggiungibile.