Si gioca a Stamford Bridge una delle gare più affascinanti della sesta tornata della UEFA Champions League. Il Chelsea sfida il Porto, sul tavolo la qualificazione agli ottavi, in un girone in cui la Dinamo Kiev, attesa dal confronto interno con il Maccabi, recita un ruolo importante. Mourinho ha a disposizione due risultati su tre, ma solo con il successo può blindare la prima posizione.
L'ennesima battuta d'arresto in Premier, con conseguente ultimatum di Abramovich, pare non scalfire la sicurezza del portoghese. Il giocattolo è in frantumi, il gruppo sembra a punto di non ritorno, tra senatori al crepuscolo e stelle capricciose. Mourinho non ha la presa del passato, aldilà delle dichiarazioni di facciata, ma un'affermazione convincente può segnare l'inizio di un nuovo capitolo.
"Vogliamo giocare in Champions League e affrontare Barcellona, Real Madrid e Bayern. Per poterlo fare serve una vittoria domani. Stiamo creando molte occasioni ma fatichiamo a segnare, spesso manca davvero solo l'ultimo tocco".
Un'esperienza diversa per Josè, costretto a confrontarsi con una profonda crisi per la prima volta in carriera. Dai titoli con il Porto all'apoteosi milanese, nel mezzo il primo Chelsea e a seguire il Madrid. Con i blues, il rapporto è strettissimo, il pubblico è con il tecnico, apertamente schierato, ma nel calcio i risultati influenzano anche i legami più forti, ecco perchè Mourinho deve battere un colpo, il Chelsea deve superare il Porto e guadagnarsi il pass per la fase a eliminazione diretta, prima di ricostruire, in Premier, una classifica adatta a una squadra di rango.
"Quando si vince sempre, la vita è bellissima. Quando non accade invece è più difficile, ma è ora che ho scoperto la mia vera forza. Per me si tratta di un'esperienza importante, che mi sta migliorando: non avrei mai creduto di essere così forte e motivato. Dopo ogni sconfitta mi risveglio al mattino con più voglia di lavorare. Ora mi conosco meglio e ho scoperto di essere più forte di quanto pensassi".