Nubi dense di pioggia coprono il cielo di Londra. Josè Mourinho è solo al centro del campo, capo chino, chiuso nei pensieri che veloci corrono al futuro. Interrogativi evidenti, accesi dal silenzioso ultimatum che trapela dalle alte sfera del Chelsea. Si gioca a Stamford Bridge nel mercoledì di Coppa e i blues sfidano, per la seconda volta, la Dinamo Kiev, dopo il pari, sfortunato, dell'andata.
Chelsea a quota 4, un punto dietro gli ucraini, a tre lunghezze dal Porto. Nella Champions corrente, un solo successo, rotondo, con il Maccabi. La qualificazione, al momento, non è in bilico, la rosa a disposizione di Josè resta di primo piano, ma qualcosa, nella perfetta scacchiera inglese, non funziona. Ogni movimento è azzoppato, lento, prevedibile.
In Premier, difficile far calcoli. Undici uscite, tre W, batosta interna con il Liverpool nell'ultimo turno. Vantaggio rapido di Ramires, poi tre schiaffi a spegnere la risalita in blu.
Per la prima volta in carriera, Mourinho sente il vento del fallimento, a Londra, nel suo giardino. Sceglie allora, il portoghese, di sfidare petto in fuori il possibile "declino". Ostenta sicurezza Josè, questa volta non arroganza.
"Ieri un amico mi ha spedito alcune dichiarazioni che rilasciai durante la conferenza stampa al termine della finale di Champions League 2004 e che avevo completamente dimenticato. Allora dissi che un giorno anche per me sarebbero arrivati risultati negativi, e lo dissi nel 2004 dopo aver vinto la finale di Champions League col Porto. Ci è voluto un po', ma 11 anni dopo eccoci qui. È arrivato quel momento, ma mi sento forte e sono pronto ad affrontarlo. Cerco di migliorare ogni giorno, analizzando qualsiasi dettaglio del mio lavoro. Lo faccio tutti i giorni, per i miei giocatori sono pronto a tutto e non cambierò di certo adesso".
Mourinho "legge" poi la graduatoria del raggruppamento e pone il Chelsea in vetta, in attesa di una volata lunga tre tornate. Il tecnico allontana possibili dissidi interni, abbraccia virtualmente la squadra e annuncia la resurrezione.
"Il Chelsea vincerà il girone. Sono certo che ci qualificheremo, la verità è che non dobbiamo nemmeno vincere questa partita, perché con un pareggio e due vittorie nelle ultime due gare raggiungeremmo gli ottavi.Il nostro spogliatoio è unito, sono circolate tante storie ridicole negli ultimi giorni. Vi assicuro che tutti i giocatori sono dalla parte del tecnico. Siamo una squadra, nelle ultime quattro-cinque partite siamo stati davvero molto sfortunati, ma usciremo presto da questa situazione".
Ad appoggiare il vate, Terry, uno dei pretoriani di Mou, il simbolo dell'era recente, un'istituzione dalle parti di Stamford Bridge. Lo storico capitano conferma le parole dell'allenatore. Non c'è spaccatura, tutti remano dalla medesima parte. Chiusura netta alle voci di clan interni pronti a distruggere l'operato di Mourinho.
"Il nostro allenatore si prende molte responsabilità e vuole vincere tutte le partite. È distrutto quando non ci riusciamo, ma ne usciremo assieme e risaliremo la classifica in campionato. Lui è di gran lunga il miglior tecnico con il quale abbia mai lavorato. Rimarrà al suo posto per tutta la stagione e anche dopo che io avrò smesso di giocare, perché non vi è nessuno al mondo che possa guidare questo club meglio di lui. Non è giusto che venga criticato, siamo pronti a lottare e chiunque abbia assistito alle ultime partite lo può confermare".