Vincere la Champions League, non ripetersi l'anno dopo e trovarsi senza più una panchina. L'esperienza di Carlo Ancelotti al Real Madrid è durata meno di quanto si potesse pensare, solo due anni, pari a quelle sulle panchine di Chelsea e PSG. Ritmo interrotto da un anno sabbatico, che poteva non esserci dopo le trattative con Liverpool e Milan. Ma lui confessa di voler tornare in panchina, aspetta richieste, possibilmente inglesi, come raccontato al Corriere dello sport in una lunga intervista, nella quale si è espresso anche sul campionato italiano. Ecco tutti i temi toccati da Ancelotti.
FUTURO INGLESE? - "Vado dove mi chiamano: parlo, valuto, decido. Fino a qualche settimana fa avevo il terrore che qualcuno chiamasse, ora invece mi avvicino al rientro. Questo è solo il mio desiderio. A meno che non accada qualcosa di strano, a gennaio sono pronto a rimettermi in moto. Mi piacerebbe tornare in Premier League. E’ l’ambiente ideale non per il calcio, ma per il 'gioco' del calcio. Si lavora tanto, però con le pressioni giuste, con il distacco necessario, con serenità. Prima di smettere mi piacerebbe fare un’altra esperienza in Inghilterra. A chiudere la carriera devo cominciare a pensarci, diciamo fra cinque o sei anni. Quando ho iniziato con la Reggiana avevo promesso a me stesso: 'Fra cinque anni chiudo con la panchina'. Ne sono passati venticinque e continuo ad andare avanti".
SULLA NAZIONALE - "Non è un problema di soldi, l’Italia per me è appetibile solo fra qualche anno. In Russia però andremo in finale".
IL RITORNO MOMENTANEO - "A novembre torno in panchina a Manchester. Mi hanno chiamato per una gara di beneficenza fra una squadra inglese e il resto del mondo. A me hanno dato il resto del mondo".
SUL CAMPIONATO ITALIANO - "La Fiorentina sta facendo molto bene ed ha sorpreso le grandi che hanno cambiato tanto. Il primo posto dei viola è legato all’incertezza che resterà fino alla fine, non si sa chi vincerà il campionato, magari la Fiorentina, o il Napoli, o la Roma o la Juve in rimonta. La favorita per me è la Roma, la ragione è semplice: è la squadra che ha più qualità. Davanti mi sembrano forti con Dzeko, Salah, Gervinho e Iaqo Falque, più Totti, in mezzo con Nainggolan e Pjanic il centrocampo ha in dosi uguali forza e tecnica. Solo dietro ha qualche problema, ma ora mi sembra la squadra più affidabile".
LA FIORENTINA DI SOUSA - "L’anno scorso col Real Madrid abbiamo incontrato il suo Basilea in Champions, in casa abbiamo vinto 5-1, ma fuori casa è stata una partita equilibrata, incerta. Mi piace Sousa".
SUL MOMENTO DELLA JUVE - "La Juve ha cambiato tanto, ha perso Pirlo, Tevez e Vidal, giocatori formidabili e fondamentali per il gioco e per il livello della squadra. Li ha cambiati con giocatori giovani che devono inserirsi. Non è mica facile trovare dall’oggi al domani l’alternativa a Pirlo. Poteva andar bene Marchisio, ma si è fatto male e Allegri è stato costretto a cambiare dentro un cambio, non so se mi spiego... Però nelle partite più difficili della stagione la Juventus ha fatto bene, ha vinto a Manchester col City e in casa col Siviglia. Del resto è più facile difendersi che attaccare".
IL MANCATO RITORNO AL MILAN - "Durante quella trattativa, possiamo anche chiamarla così, c’erano molti aspetti che mi lasciavano il dubbio, ed erano aspetti solo personali. Quello che mi ha detto Galliani si è verificato in pieno. Mi aveva annunciato che il Milan avrebbe investito e acquistato ottimi giocatori. Sia nel Milan che nell'Inter sono arrivati giocatori di altissimo livello, come Miranda, Murillo, Kondogbia, Bacca e Luiz Adriano, giocatori che volevano i grandi club d’Europa. Ma è un campionato strano, aperto, può succedere davvero di tutto".
FRANCESCO TOTTI - "Totti? Ha fatto più di quello che doveva fare, in carriera ha avuto solo un paio di attimi di confusione, ma è stato il più grande a Roma e non solo. Qualche giorno fa ho ricevuto un premio dalle mani di Xavi: ecco, quelli sono giocatori che non saranno ricordati per i gol, ma perché sono esistiti".
IL NAPOLI - "Quest’anno l’ho visto solo una volta a Empoli, forse una delle sue più brutte partite. E’ una squadra che mi piace, per organizzazione, velocità e tecnica. Può vincerlo anche il Napoli il campionato. Higuain? Ci sono due correnti di pensiero contrastanti, c’è chi dice che i giocatori devono essere frustrati e arrabbiati quando vanno in campo e chi invece li vuole tranquilli, sereni e convinti. Ovviamente faccio parte del secondo schieramento: quando ero arrabbiato, in campo non rendevo mai al meglio".