164 cm di talento, una carriera di rincorsa, dalla periferia alla nobile metropoli. La classe raccolta in un fisico minuto, il volto da bambino, colpi da fenomeno ripudiati dal calcio d'elite. Sebastian Giovinco, anni 28, sceglie l'America per ripartire, chiude la parentesi nel bel paese e sposa l'emergente Mls. Toronto, una scommessa.
Ventun volte a segno, post-season a un passo, idolo a stelle e strisce. Vince Giovinco, lontano dall'Italia, ma l'azzurro è nel destino e Conte richiama il genietto per le ultime due uscite verso il prossimo Europeo.
Senza Berardi, con Insigne messo K.O da un problema al ginocchio, Sebastian riveste un ruolo non secondario, è l'alternativa agli esterni offensivi presenti nella faretra del Ct.
"Sono contento di aver riconquistato un posto in Nazionale, è una sfida vinta, ci tenevo e ci speravo moltissimo anche perché non era così scontato".
Il soccer è altro. Mentre la Serie A dibatte di milioni e episodi, negli States il gioco tende ad assumere connotati di festa. Si vive la partita, senza le tossine del dopo, della lotta a tutti i costi, si scinde il calcio-sport dal calcio-business.
"Lì non solo il calcio ma tutto lo sport in generale viene vissuto come un momento di festa. Si respira davvero un bel clima".
Differente, infine, anche l'approccio tra Club e Nazionale. Gli interessi dell'uno non vanno a ledere quelli dell'altro, il rapporto è di reciproco rispetto, non di velate accuse.
"Da parte della mia attuale società non c'è mai stata alcuna pressione. Anzi, sono tutti felici che sia qui, con la mia Nazionale".