L'Under 21 di Gigi Di Biagio sfida per la seconda volta, nel percorso che conduce all'Europeo del 2017, la Slovenia. La vittoria di misura sul verde di Reggio conferma la bontà del progetto azzurro, ma mette in guardia sulla forza dei nostri avversari, fin qui puniti una sola volta, proprio dall'undici italiano.
Nella classica conferenza stampa pre-partita, il Commissario Tecnico chiude repentinamente la questione Mauri. L'ex centrocampista ducale, ora in forza al Milan, sceglie di non indossare la divisa dell'Under 20, di fatto ammiccando alla tenuta dell'Argentina. Categorico di Biagio: “Mauri è un bravo ragazzo, un bel giocatore. Scegliendo di non rispondere alla convocazione dell’Under 20 ha preso una decisione da rispettare. Era stato mandato con l’Under 20 per farlo giocare un pochino, visto che con il Milan non gioca, ma certo, se oggi si sente argentino non potrà sentirsi italiano tra un mese. Non penso che tornerà a breve”.
Qualche dubbio sul modulo da utilizzare. Di Biagio "balla" tra il consolidato 4-3-3 e un 4-4-2 più coperto, utile per proteggere con più attenzione la retroguardia e colpire le eventuali aperture slovene.
“Sarà una gara fondamentale. Ho in mente un 4-4-2 anche se ovviamente conosciamo anche il 4-3-3 e possiamo usarlo all'inizio o durante la partita. Molti dei ragazzi giocano poco nei club ma basta parlarne, non ha senso aprire una polemica inutile. Ogni società avrà le sue ragioni per non utilizzarli”.
Lo scarso utilizzo di Rugani, al momento non la prima scelta di Allegri alla Juventus, non preoccupa. Il rientro di giocatori di classe e personalità nella nazionale "minore" spinge i compagni a un contributo superiore. Con Rugani e Romagnoli l'Under solleva un muro che trascina l'intero gruppo.
“Vorrà dire che userà queste due partite per accumulare minutaggio. Rugani e Romagnoli si sono calati di nuovo in questa realtà in modo incredibile, a Reggio Emilia contro la Slovenia nella prima partita del girone sono stati i migliori in campo. Quando i due giocatori più importanti si comportano così, tutto è più semplice”.
Chiusura per Benassi e Bernardeschi. Il primo, simbolo del Torino di Ventura, è uomo di dinamismo e tempra, il secondo, artista nella Firenze di Sousa, è il gioiello in grado di ribaltare gerarchie e piani prestabiliti.
“Bernardeschi è uno dei leader della squadra, Benassi l’ho scelto come capitano un po’ a pelle. Se lui lo legge magari si arrabbia, ma la mia idea era avere un capitano che restasse nel gruppo per due anni. Poi chiaro, se Conte lo chiamerà, sarò contentissimo”.