La Nazionale di Antonio Conte esce dallo stadio dell'Hajduk Spalato portandosi dietro sensazioni contrastanti. E' un pareggio dal sapore agrodolce, quello ottenuto contro la selezione croata del c.t. Kovac. Dal rigore parato da Buffon a Mandzukic al gol annullato a El Shaarawy, dalla rete-beffa subita sul ribaltamento di fronte al cucchiaio dal dischetto di Candreva, la partita è stata un continuo cambio di temi tattici e psicologici. Il pareggio, per il quale il c.t. azzurro avrebbe probabilmente messo la firma, al termine del gara ha assunto le sembianze di un'occasione mancata, contro degli avversari meno tonici di quanto fosse lecito attendersi.
Conte può sicuramente essere soddisfatto del rendimento mostrato dai suoi nel nuovo sistema di gioco, un 4-3-3 di lotta e di governo, con un Candreva ispiratissimo e un frizzante El Shaarawy a costituire le note più liete della serata di Spalato. Un'Italia decimata dagli infortuni della vigilia (Verratti e De Rossi su tutti) ha dovuto far fronte ai forfait a gara in corso di De Silvestri e Buffon, sostituiti degnamente rispettivamente da De Sciglio e Sirigu. L'assenza di Luka Modric ha indotto Kovac a modificare il suo abituale 4-3-3 in un 4-2-3-1 spurio, con Mateo Kovacic dietro la prima punta, a giostrare nella zona di Pirlo, con il duplice intento di approfittare della differenza di passo con lo juventino e di assicurare una certa pressione nell'impostazione dell'azione italiana. Questa variante sul tema ha prodotto una partenza migliore dei padroni di casa, bravi a trovare in Mandzukic un punto di riferimento offensivo ma non abbastanza pronti a capitalizzare l'errore clamoroso di Astori, che ha causato il rigore parato da Buffon e tirato male dall'attaccante dell'Atletico Madrid.
Dopo lo scampato pericolo, gli azzurri hanno cominciato a trovare ritmo e trame di gioco fino ad andare in gol con una splendida azione iniziata e conclusa da El Shaarawy, ma inspiegabilmente annullata dal collaboratore dell'arbitro Atkinson. Sul capovolgimento di fronte, complici le proteste reiterate dei ragazzi di Conte, la Croazia è passata in vantaggio con Mandzukic, finalmente capace di sbloccarsi nel girone di qualificazione. Quella che sembrava così essere la svolta negativa di una gara fin troppo tranquilla è stata l'occasione per la Nazionale di orchestrare un'ottima reazione, culminata nella realizzazione di Candreva, il migliore tra gli azzurri, e in altre occasioni da rete, malamente sprecate da El Shaarawy e Pellè.
Il temuto palleggio della Croazia, tanto sofferto a San Siro in novembre, non ha prodotto danni di sorta. E, durante il prosieguo della gara la sensazione diffusa è stata che l'Italia potesse passare in vantaggio da un momento all'altro, sfruttando la verve dei suoi uomini migliori. Rimane il rammarico per una vittoria sfumata per sviste arbitrali e demeriti propri, che avrebbe consentito agli azzursi di piazzarsi al primo posto del girone. Conte ha ricevuto buone indicazioni dal varo del nuovo modulo, in particolar modo dai due esterni offensivi e difensivi (buone le prove di De Sciglio e Darmian), ma nel finale ha preferito coprirsi con il più collaudato 3-5-2, sostituendo El Shaarawy con Ranocchia. E' probabile che il c.t. ritenga che sia proprio quest'ultimo il sistema di gioco che gli offra più garanzie, modificato solo per esigenze contingenti, a causa dell'assenza di Barzagli e Chiellini in difesa.
Rimane il punto di domanda rappresentato dall'individuazione della punta centrale. Pellè si è battuto e ha concluso la partita sfinito, ma non ha mai dato l'impressione di essere pericoloso. Dopo un anno di gestione, Conte non ha ancora trovato una coppia offensiva credibile, con Zaza e Immobile troppo discontinui per certi livelli. Il futuro si preannuncia tutto da scrivere, dovendosi sciogliere il nodo Pirlo e l'equivoco Verratti, da molti considerato attualmente come il miglior giocatore italiano, per il quale tuttavia non è sinora stato individuato un ruolo dove possa esprimere al meglio le sue indiscusse qualità.