Lo scorso Mondiale ci ha lasciato un monito: la Colombia è una bomba ad orologeria. La sconfitta ai quarti di finale contro il Brasile ha posto fine a un campionato del Mondo in cui i Cafeteros hanno dimostrato un talento fuori dalla norma, fino ad allora espresso in modo devastante. I balletti a bordo campo di Cuadrado & Co. hanno tenuto incollati ai televisori tutta la popolazione di una Nazione, che si rende conto di aver trovato l'oro, ma dopo molti anni vuole iniziare a godere. Il movimento calcistico Colombiano sta vivendo un grande periodo, sulla cresta dell'onda sia per valore dei talenti che per quantità, e il popolo colombiano vuole raggiungere importanti traguardi.

Per comprendere le motivazioni di questa grande Nazione, dobbiamo andare indietro nel tempo, quando il fútbol colombiano era ancora lontano dai livelli attuali. In tutta la storia della Cafetera, nessun titolo internazionale era stato portato in trionfo a Bogotà. Ma negli anni Ottanta un uomo si affaccia al fútbol con grande curiosità, umanità e impegno. Un giovane ex calciatore, che fino a poco tempo prima lavorava da dentista, aveva appeso gli scarpini al chiodo all'età di 33 anni, e si stava preparando a cambiare le sorti del calcio Colombiano: il suo nome è Francisco Maturana. Studia calcio con Luis Cubilla, tecnico uruguayo leggendario in Paraguay per le imprese compiute alla guida dell'Asunciòn: Nove titoli nazionali e due Libertadores. All'epoca era reduce dalla vittoria del Campionato Colombiano con l'Atletico Nacional. Con Cubilla studia Menotti, studia Bilardo, studia De Leon, altra leggenda del calcio charrùa ad aver rivoluzionato la concezione tattica nel suo movimento calcistico, mutuando il catenaccio da Helenio Herrera e venendo accusato di aver distrutto il fútbol uruguayo. Dopo l'esordio nell'86 alla guida dell'Once Caldas, Maturana ottiene la panchina dell'Atletico Nacional di Medellin, che rivoluziona, conduce alla vittoria della Copa Libertadores, e una volta presa la guida della Selecciòn Cafetera, vi attinge massicciamente per costruire una Nazionale di qualità. La Colombia di Maturana era il perfetto mix tra tecnica e tattica: la squadra si schierava in campo con il 4-2-2-2, in partita teneva palla cercando di logorare gli avversari e crearsi spazi, in cui gli esterni potevano convergere. La difesa era altissima, e a coordinarla ci pensava il Loco per eccellenza: Renè Higuita, portiere, libero, regista, folle e "povero peccatore", per citare le sue stesse parole pronunciate il giorno del ritiro. La squadra ruotava offensivamente intorno al Pibe Valderrama, il 10 della Cafetera in grado di compiere giocate superbe. Tattica e tecnica, per una squadra che stupisce il mondo a Italia '90, ma perde agli ottavi contro il Camerun di Roger Milla. Il picco della storia di questa grande Colombia è il 5 settembre 1993, quando a Buenos Aires, in una sfida valida per le qualificazioni a USA '94, la Colombia vince 5-0 contro l'Argentina e impone un vergognoso fracasso agli Albiceleste. Pelè stesso li indicherà come favoriti per la vittoria del Mondiale, ma, per chi crede alla sfortuna, le parole del Re ne hanno portata veramente tanta ai Cafeteros, usciti al primo turno. La squadra non era più disciplinata come in passato: i singoli avevano preso il sopravvento e Pacho-Landia aveva chiuso senza titoli. Il fútbol, però, che dà quando sa di aver tolto, regalerà alla Colombia la possibilità di portare a casa un titolo: è il 2001 e si gioca la Copa América. La manifestazione, dopo una serie infinita di decisioni, contro-decisioni e smentite, si disputerà proprio in Colombia, Paese in tumulto assoluto. Il torneo sarà uno dei meno splendenti della storia, in quanto a talento, perchè l'Argentina si ritirerà prima dell'inizio, e Brasile e Uruguay manderanno delle seconde linee per motivi di sicurezza. Alla guida della Cafetera era tornato Maturana, che condurrà i suoi fino alla finale contro il Messico, decisa da un gol di Ivan Ramiro Cordoba.

Oggi, la Colombia gode di un gruppo secondo molti ancora più talentuoso delle grandi Nazionali del Pacho, e sta vivendo un processo di sviluppo calcistico costante, cercando di scrivere la storia proseguendo da quanto iniziato meno di trent'anni fa. Il gruppo di Pekerman conta individualità straordinarie, che però non sono riuscite a mettere a frutto il loro talento vincendo qualcosa con la maglia della loro Selecciòn. La Copa América 2015 è probabilmente l'ultima grande occasione per questi ragazzi di fare grande la Colombia ed elevarla all'olimpo delle potenze sudamericane.

Alla guida della Selecciòn Cafetera, come detto, c'è Josè Pekerman. Tecnico esperto, con una storia settennale alle spalle nell'Argentina Sub-20 e una biennale nell'Albiceleste maggiore, è ct dei colombiani dal 2012. La veste tattica della squadra è mutevole, ma comunque imperniata verso un modello di gioco: 4-2-2-2 che può mutare in un 4-2-3-1 o un 4-4-2 per le esigenze difensive. Tante verticalizzazioni per sfruttare una rosa devastante a livello fisico e dotata sul piano del talento. Il ruolo di portiere è coperto da David Ospina, che, nonostante partisse da numero 12 nell'Arsenal di Wenger, è comunque riuscito a ritagliarsi 18 presenze. Alle sue spalle Camilo Vargas e Zuniga, di Nacional e La Equidad. La difesa è un reparto in fase di costruzione, ma con buone certezze: Cristian Zapata, colonna della retroguardia Cafetera, sarà presente in Cile. Distratto e impacciato in Italia, con la maglia della Nazionale ha sfoggiato un'ottima forma nelle occasioni che contano, al fianco di Mario Yepes, che invece non ci sarà. Al posto dell'ex Milan giocherà il più giovane Jeison Murillo, centrale ormai ex Granada prelevato dall'Inter. Sulle fasce Zuñiga e Armero costruiranno tandem in verticalizzazione con gli esterni avanzati, ma potrebbero lasciare qualche spazio dietro. A completare il reparto, Pedro Franco, un talentuoso difesore del Besiktas, Santiago Arias, il terzino destro campione d'Olanda con il PSV, Carlos Valdes del Nacional e Darwin Andrade dello Standard Liegi. A centrocampo, la notizia più rumorosa è l'esclusione di Fredy Guarin dalla lista dei 23. La stagione del centrocampista all'Inter non è stata delle migliori, ma privarsi di uno con i suoi colpi è una scelta molto rischiosa. Senza l'ex Porto, la mediana Cafetera sarà composta da Alexander Mejia del Monterrey e da Carlos Sanchez, motore dell'Aston Villa. La riserva è l'esperto Edwin Valencia. Dalla trequarti campo in su, Pekerman dispone di una quantità di talento che solo l'Argentina possiede nel torneo (il Brasile si avvicina con il solo Neymar). El Diez de la Cafetera, colui che ricoprirà il ruolo di campione dalle cui giocate può cambiare tutto: James Rodriguez. Il 23enne del Real Madrid arriva da una stagione individualmente giocata a livelli straordinari, nonostante i problemi fisici. Talento cristallino, mancino di immensa finezza, trascina i suoi con il dribbling travolgente da vero fenomeno sudamericano e vanta la precisione balistica che gli consente gol e giocate di una bellezza irraggiungibile. Immensamente estetico nella sua imprescindibilità, ha già segnato 12 reti con la maglia della Nazionale in 33 partite. Con l'assenza di Yepes ha ricevuto anche la fascia da capitano e dopo le grandi prestazioni di Brasile 2014 tutti gli occhi saranno puntati su di lui: è l'uomo a cui si affida la Colombia per vincere la seconda Copa América. Sull'altra fascia, la Vespa. Juan Guillermo Cuadrado, dopo sei mesi da dimenticare al Chelsea, torna sui campi del suo Sudamerica per essere devastante nei ritmi latini del calcio a lui più congeniale. Dotato di un'accelerazione bruciante, coniugata a un'agilità che gli consente di essere imprendibile alla maggior parte dei difensori, Cuadrado agirà sulla corsia opposta a James, seminando il panico e cercando il gol. La riserva nel centrocampo offensivo sarà Edwin Cardona. L'estro dei fantasisti sarà fondamentale per sostenere un reparto offensivo di altissimo livello, in cui spicca il ritorno del Tigre. Radamel Falcao Garcia, costretto a restare a casa durante il Mondiale per un infortunio gravissimo, pare essere in una fase stagnante della propria carriera. A 29 anni (31 secondo quanto rivendicano alcuni documenti colombiani di incerta attendibilità), l'attaccante sta pagando le proprie cattive scelte e quelle del destino: dopo l'exploit con la maglia dell'Atletico Madrid, ha scelto, al proprio apice, di accettare la valanga di milioni del Monaco in cambio dell'involuzione tecnica che avrebbe subito la sua carriera. Nello stesso anno il Chelsea ha alternato Demba Ba, Fernando Torres e un calante Samuel Eto'o: magari una casacca blue per il Tigre avrebbe cambiato molte cose. L'infortunio al ginocchio, come detto, gli ha negato la partecipazione al mondiale, e nella scorsa sessione di mercato estivo si è unito alla squadra sbagliata: il Manchester United di Van Gaal. Con una concorrenza spietata nel suo ruolo, non brilla quando chiamato in causa, e perde la possibilità di essere riscattato dai Red Devils. L'occasione per dare la svolta alla propria carriera e tornare all'apice della forza, come nel periodo Colchonero, è proprio questa Copa América, dove è investito di una grande responsabilità: essere il leader offensivo di una squadra costruita per puntare in alto. Le doti da killer in area sono note a tutti, non resta che aspettare le prestazioni di un giocatore che negli ultimi anni non ha certo brillato. Ma la Copa América sa cambiare le carte in tavola. Per affiancare Falcao, è sfida serrata fra grandi centravanti colombiani: Carlos Bacca e Jackson Martinez. Il primo, campione in carica dell'Europa League con il Siviglia, arriva da una stagione strepitosa, culminata con una doppietta nella notte di Varsavia. Fisicità e istinto sono le doti di questo ex pescatore di Barranquilla, che si giocherà le proprie carte per diventare eroe del popolo colombiano. El Cha-Cha-Cha, dal canto suo, non è molto dissimile dal centravanti del Siviglia per quel che riguarda le caratteristiche: forse fisicamente più devastante, al Porto sta costruendo una media gol spaventosa (90 partite e 67 gol). Nelle gerarchie, alle spalle dei due punteri, ci sono Luis Fernando Muriel, talento fenomenale della Sampdoria, e Victor Ibarbo, possente esterno della Roma. Pekerman chiama anche il falco Teofilo Gutierrez, centravanti titolare del River Plate con ottime doti realizzative. 

La rosa dei Cafeteros è altamente competitiva e parte tra le favorite alla vittoria finale insieme all'Argentina e all'incognita del Brasile. Il Gruppo C vede la Colombia giocarsela proprio con i verdeoro per i primi due posti, con il Venezuela, quarto classificato nella Copa América 2011, a provare l'incursione da outsider. Probabilmente un gradino più in basso il Perù, che proverà comunque a dar filo da torcere alle altre Selezioni. La Colombia ha ottime possiblità di giocarsi la vittoria finale e proseguire il percorso iniziato dal Pacho per portare a compimento la definitiva consacrazione del movimento calcistico Cafetero. Il popolo freme, per la Colombia è arrivato il momento di fare la storia.