Se pensi al calcio, nella sua espressione massima, pensi a Andrea Pirlo e Xavi Hernandez. Una nota romantica attraversa Berlino e lieve si deposita sull'erba dell'Olympiastadion. Il destino accomuna due dei massimi interpreti dell'ultimo ventennio, per un ultimo giro di valzer. La Champions accoglie Pirlo e Xavi, un commiato d'autore.
A Barcellona, lacrime di commozione, il sorriso disteso di Iniesta, il volto rigato di Xavi. Il calcio si ferma e ringrazia il regista spagnolo, l'espressione perfetta del tiqui taca. Si chiude l'avventura nel grande calcio e il vuoto è lampante, da subito. Nell'ultimo grande Barcellona, quello di Luis Enrique, non c'è posto per Xavi, il metronomo è Bousquets, Iniesta è la mezzala con compiti creativi, Rakitic il fosforo che restituisce linfa a una mediana sedata da tempo e trofei.
Guardando Xavi, si ha la sensazione che il calcio sia una cosa semplice. Pasaggi brevi, continui, capacità di porsi in visione, di dare un senso alla manovra, di sollevare i compagni dalla responsabilità. Xavi è un insieme di tocchi, tocchetti, appoggi, a prima vista, per un soggetto che attraversa il calcio per la prima volta, qualche cosa di usuale, anche poco stuzzicante, è in realtà sublime. Ogni carezza porta in dote qualcosa, non è mai scontato Xavi, vede il calcio, dote che appartiene a pochi.
Le somiglianze tra Xavi e Pirlo sono evidenti. In regia, entrambi, a costruire e talvolta rifinire. Un senso di tranquillità traspare dai due, il controllo assoluto del momento e della scena, di fronte alla foga altrui, Pirlo, come Xavi, trotterella, col pallone, a testa alta. A differenza dello spagnolo, Pirlo è ancora una pedina titolare, davanti alla difesa. Sabato, a Berlino, in campo per l'ultima volta, forse, almeno con i colori bianconeri.
Il futuro è ormai scritto, anche Pirlo sa che la carriera è al tramonto. Marchisio è ormai a tutti gli effetti un centrocampista totale, gioca con costrutto a protezione della retroguardia, aggiunge corsa all'intelligenza di Pirlo ed è pronto a ritagliarsi un futuro nel ruolo. Un giocatore come Pirlo non può passare in secondo piano, a Berlino l'occasione per lasciare da vincente, per chiudere un cerchio aperto da una notte mondiale.
Pirlo e Xavi, un pizzico di nostalgia, un comune grazie.