Tra orgoglio e realtà. Pep Guardiola si presenta alla conferenza stampa della vigilia e, con toni forti, ribadisce l'amore per il Bayern. Il futuro è in Baviera, il presente è invece nebuloso. A Monaco, soffia un vento nemico. Nell'occhio del ciclone le scelte del tecnico, i reiterati infortuni, la gestione fallace dei primi 90 minuti con il Barcellona.
Dopo il gol di Messi, giunto ad aprire la scatola posta davanti a Neuer, altri due colpi, il gioiello della Pulce e la chiusura di Neymar. L'impresa è ora ai limiti del possibile, la cabala fornisce un appiglio a cui attraccare speranze flebili, ma la realtà è ben altra. Le roboanti vittorie casalinghe con Shakhtar e Porto caricano l'ambiente, ma Guardiola non alimenta false illusioni.
"L’ho detto già 200 milioni di volte: ho un altro anno di contratto col Bayern. Per quel che riguarda il prossimo campionato allenerò ancora qui, è tutto, non c’è altro da dire".
"Voglio essere realista e sincero: rispetto al 3-1 di Porto è un’altra storia. L’obiettivo è difficile da raggiungere, ma molto stimolante. A fine primo tempo stiamo perdendo 3-0 contro la squadra europea più forte degli ultimi 15-20 anni. Però abbiamo la qualità per riuscire nell’impresa. Abbiamo lottato molto per arrivare fino a questo punto, non vogliamo mollare, non abbiamo mollato".
L'obiettivo primario è cancellare la negatività che pervade l'ambiente. Nel recente turno di Bundes un altro stop contro l'Augsburg, giocatori in difficoltà, di gambe e di testa, assenze pesanti. Ora, con il Barcellona, si corre alla ricerca di una risposta, serve una scossa, emotiva. I campioni devono salire al proscenio e rispondere alle critiche, con senno.
"La cosa più importante sarà difendere con ordine. Dobbiamo avere pazienza. Non dobbiamo pensare di risolvere le cose nei primi 20 minuti: in contropiede sono pericolosissimi”. Se dovesse uscire col Barcellona, il Bayern in stagione avrebbe vinto solo la Bundesliga: un fallimento considerando le aspettative di inizio anno: “Non sono qui per essere il miglior allenatore al mondo. Di questo non me ne frega niente. Non ragiono in base ai titoli. È semplicemente un sogno essere qui".