Per 45 minuti il Real mette sul piatto del Calderon personalità e classe. Modric è il direttore d'orchestra, Kroos l'oscuro tessitore della manovra, Bale una forza d'urto, imponente. Carvajal e Marcelo, ficcanti, si propongono con continuità. L'Atletico, messo alle corde, accetta la difesa a oltranza. Barricate e ripartenze, poche in realtà, frutto di sparute apparizioni nella partita di Griezmann. In questo frangente, il divario sembra ampio e forse, in effetti, lo è. Oblak, che della porta non è proprietario, ma solo vice, si erge a muro invalicabile e copre i peccati della difesa biancorossa. Bale, James, in tanti provano a scardinare la saracinesca. Simeone, intuite le difficoltà, si sbraccia, chiama il pubblico, l'Atletico è in sofferenza, la risposta è forte, si alzano sciarpe e cori, una marea sorregge la squadra del Cholo e il muro non crolla. Ancelotti è soddisfatto, da indicazioni, non ha nulla da eccepire.
Il secondo tempo è diverso, meno bello per gioco e qualità, più intenso. La partita scappa via e da fraseggio palla a terra, accelerazioni, si trasforma in campo di battaglia, tra sangue, botte e lanci. Non si crea quasi più, si mette sul piatto la forza e l'equilibrio torna a regnare. Questa è la partita di Simeone e dell'Atletico e il Real, quasi senza accorgersene, si fa tirare nel fango. Mandzukic si picchia più o meno con tutti. Carvajal e Sergio Ramos palesano nervosismo, il cronometro avanza, Simeone muove le pedine, prima Arda Turan da mezza punta, poi due torri, con Torres. L'Atletico arriva anche a spaventare il Real, che, in affanno, si deve accontentare dello 0-0.
Più Real nel complesso, evidente la superiorità tecnica. Il tabellone, però, registra l'ennesimo 0 nella casella gol. Poca concretezza, talvolta eccessivo altruismo, l'incredibile capacità dell'Atletico di restare in vita. Il sacrificio è di tutti, Mandzukic arretra nel mezzo per inibire Modric, Arda pressa anche nella propria area di rigore, a discapito della lucidità in zona gol. Manca Koke, un giocatore chiave, l'impatto del centrocampista è nullo, eppure l'Atletico è lì. Tra una settimana, al Bernabeu, la pressione si sposta ulteriormente sulle spalle del Real, costretto questa volta sì a vincere, con l'obbligo di perforare Oblak e Simeone.
0-0, lo scenario perfetto per l'Atletico. Difesa, corsa, cinismo, Simeone è nato per queste partite, l'Atletico vive di queste partite. Il Real che esce dal Calderon sa di essere più forte e, dopo lo 0-4 in Liga, è un bel passo in avanti, ma non può sorridere, perché l'Atletico non muore, mai.