Il miglior avversario possibile. Mettendo da parte scaramanzia e dichiarazioni di circostanza, il Monaco non rappresenta una corazzata in grado di intimidire la Juventus vista a Dortmund. Il progetto monegasco, intrapreso in pompa magna dal russo Rybloblev, si inceppa di fronte alle noie familiari del n.1 e in estate arriva la smobilitazione, via Falcao e con lui James Rodriguez. Il Monaco riparte, senza stelle di prima grandezza. Il miracolo, firmato Jardim, porta la squadra transalpina tra le prime otto d'Europa, al termine di un ottavo thrilling con l'Arsenal. 3-1 Monaco all'Emirates, 2-0 Arsenal al Louis II, finale sotto assedio, Subotic che salva la baracca e inaugura la festa. Toulalan, Moutinho, Kondogbia, l'oro del Monaco è nel mezzo, squadra quadrata, attenta, pronta a colpire con le frecce laterali, davanti l'esperto Berbatov. Serve la miglior Juve, ma ai nastri di partenza bianconeri avanti.
Due le partite di spicco. Il Psg, dopo il Chelsea, trova il Barcellona, confermando un rapporto controverso con l'urna di Nyon. Messi contro Ibrahimovic, il nuovo ritorno di Zlatan al Camp Nou, lui mai amato dal popolo blaugrana, perché simbolo di un calcio diverso, fisico. Il matrimonio tra Ibra e il Barcellona dura poco, il tempo di rompere l'idillio col filosofo Guardiola e lasciare la Spagna. Ora il ritorno, con il Psg, per una delle ultime chiamate Champions. Senza Ibra e Verratti al Parco dei Principi, Blanc sa che la qualificazione passa soprattutto dalla prima gara, quella casalinga. Messi è al top, il Barcellona vola, ma il Psg è al punto di svolta, la fermata a Londra, con ripartenza firmata Thiago Silva, al tramonto della partita, è un pieno di autostima, convinzione. Scontro tra giganti, Messi e Ibra.
Sul piatto anche una portata che scollina oltre i confini della Champions. Atletico - Real, la finale dello scorso anno, già ai quarti. L'Atletico, sopravvissuto all'incubo Bayer, il Real, maltrattato al Bernabeu dallo Schalke. Simeone e Ancelotti non vivono un buon momento, per i colchoneros la Liga è lontana, per il Real c'è il clasico, con l'incubo di veder sfuggire di mano definitivamente il campionato, a favore del lanciatissimo Barcellona. Modric e Sergio Ramos, Ancelotti riabbraccia due pedine fondamentali, cerca gioco e condizione, il Real è perso, da quel 4-0 firmato Atletico. Lo schiaffo al Real per mano di Simeone è il momento più basso della stagione bianca, Florentino ripensa ancora a quel giorno. Il Real non riesce a trovare le giuste contromosse al calcio di Simeone, portato al limite dell'intensità, spinto fin sull'orlo della guerra di campo. Atletico - Real, forse basta questo.
La chiusura è per il Bayern di Guardiola, oggi la squadra da battere. La facilità con cui il Bayern rifila 7 gol allo Shakhtar spaventa l'Europa del pallone. Guardiola viaggia, osserva i rivali, sperimenta. Non resta che attendere, la Bundesliga è in bacheca da tempo, la Champions è un giardino in cui spiegare calcio, passaggi fitti, continui, accelerazioni. Il Bayern è perfetto, almeno all'apparenza. Può perdere, ma per carenza di attenzione, eccessiva sicurezza. Quando in palio c'è qualcosa, difficilmente sbaglia. Di fronte il Porto, reduce dal successo ampio con il Basilea. Squadra di Coppa il Porto, abituato a un certo tipo di partite, per storia e mentalità. Le individualità sono risicate rispetto al passato, difficile basti un buon gruppo contro il Bayern.