Antonio Conte parla e si conferma personaggio mai banale, quando l'argomento in questione è il calcio. Ospite al Chiambretti Grand Hotel, il Ct racconta la scelta di restare in azzurro, la voglia di calcio, non sempre soddisfatta dagli sparuti giorni sul campo con la divisa della Nazionale, la richiesta, non accolta, di aumentare la mole di lavoro, attraverso stage utili a conoscersi, a creare un gruppo in grado di acquisire i dettami del tecnico in vista del prossimo Europeo.
"Se rimango sulla panchina della Nazionale? Io vorrei lavorare, lavoro sul campo molto poco e questo è un cruccio che mi porto dietro e poi lo esterno quando mi scoccio e chiedo gli stage. Se potevo andare ad allenare in Inghilterra? Mi ha cercato una squadra forte, che ha preso un allenatore molto forte che allenava una nazionale. Ma ho scelto la Nazionale perché è una sfida, voglio trasformarla in una squadra". Sullo sfondo la Premier, il Manchester United, poi di Van Gaal. Argomento ricorrente, viste le difficoltà del guru olandese sulla panchina dei red devils.
Con il ritorno della Champions, l'attenzione si sposta sulle possibilità della Juventus, squadra in crescita, in cerca del salto in qualità in Europa "La Champions League è una competizione molto, molto, difficile ma penso che la Juventus stia acquisendo esperienza e ogni anno è sempre più forte. Quella bianconera è una squadra forte che vincerà sicuramente il campionato. Io in tutto quello che faccio, anche con l'Italia che porterò agli Europei, cerco sempre di vincere. Per i miracoli ci stiamo attrezzando".
Infine Balotelli, il cruccio di Conte, il ragazzo dall'enorme potenziale, eternamente in divenire "Io cerco di fargli capire alcune cose, a volte urlo, a volte sussurro".