Ieri sera si è giocata l’attesissima Finale del Mondiale Brasiliano, che ha visto trionfare la Germania contro l’Argentina. Una partita bellissima, piena di colpi di scena. E’ stata anche la sfida che ha sancito la vittoria di Joachim Löw su Alejandro Sabella. Quella di ieri è stata una vera e propria sfida tra i due allenatori, che costantemente hanno provato a cambiare qualcosa per mettere in difficoltà il “nemico”. Ma Löw ha avuto nettamente la meglio, è lui il miglior allenatore dei Mondiali. Durante il precorso che ha condotto la Germania alla Finale si è reso conto di ciò che non andava, migliorando di partita in partita la sua squadra. Finalmente è arrivata anche la risposta a chi gli dava dell’eterno incompiuto, e a chi asseriva che il gioco della Germania era uno specchio del Bayern di Guardiola. Quel Guardiola, che a differenza di Löw, non ha saputo fare autocritica nel momento più importante ( la semifinale di Champions), non redendosi conto che il ruolo del capitano Lahm era quello di terzino, e insistendo, anche davanti all’evidenza, schierandolo a centrocampo. E’ stato infatti fondamentale per la vittoria Finale il ritorno di Lahm nel suo ruolo naturale.
Anche nella Finale, il CT tedesco, non ha commesso nessun errore, gestendo i cambi in maniera perfetta ( a differenza del suo avversario), con una lettura tattica encomiabile.
Andiamo con ordine analizzando passo per passo la Finale di ieri.
Sabella a differenza della altre partite, parte subito con il 4-4-2, con Perez largo a sinistra e Lavezzi largo a destra, e schiera Messi molto vicino ad Higuain. L’intento del Ct Argentino è quello di tenere la squadra corta e compatta, in modo da rendere difficile il possesso palla della Germania, e permettere al centrocampo di recuperare palla e far ripartire subito l’azione, dando la possibilità alle punte di trovarsi spesso in situazioni di due contro due con i difensori tedeschi.
Löw è convinto a schierare il 4-3-3 con il quale ha annichilito il Brasile, ma, vista l’inaspettata defezione di Khedira poco prima del fischio d’inizio, è costretto a cambiare modulo e ad inserire dal primo minuto il giovane Kramer. La Germania si presenta quindi con 4-2-3-1, con Ozil largo a sinistra, Kramer nell’inedito ruolo di trequartista alle spalle di Klose, e Muller largo a destra.
La mossa di Sabella funziona, la Seleccion limita tantissimo il gioco della Germania che, con un Kramer un po’ spaesato non riesce ad essere incisiva come sempre. Sistemandosi con il 4-4-2, l’Argentina limita inoltre il gioco sulle fasce dei tedeschi, che sono costretti a tenere Lahm e Howedes molto bassi, soprattutto quest’ultimo spinge pochissimo non accompagnando quasi mai l’azione, visto il grande inizio di partita di Lavezzi . E’ proprio il Pocho la spina nel fianco per i tedeschi, che non riescono a contenerlo, ed infatti è l’Argentina a rendersi pericolosa nei primi venti minuti; prima Higuain tutto solo sbaglia un goal clamoroso davanti a Neuer, poi è bravo a depositare in rete un’ottima palla servita sempre dall’attaccante del PSG, ma il goal è annullato per fuorigioco.
Löw intuisce che la partita sarà lunga e chiede ai suoi di gestire le forze. Dopo 30 minuti Kramer è costretto a chiedere il cambio; tutti si aspettano il passaggio di Lahm a centrocampo e l’inserimento di Mertesacker a completare la linea difensiva, ma Löw stupisce tutti e inserisce Andre Schürrle, che va a posizionarsi sulla fascia sinistra con Ozil che passa al centro. Il cambio è un chiaro segnale per i suoi giocatori, restate alti e fate circolare la palla, continuate così senza retrocedere. Infatti i tedeschi fanno circolare bene la palla, triangolano con cognizione di causa, e soprattutto sembrano avere le idee molto chiare. Recuperano palla e verticalizzano puntualmente su Muller e Klose, e quando arrivano nei pressi dell’area argentina cercano sempre il compagno posizionato meglio che finalizza pericolosamente l’azione.
Si conclude la prima frazione con un palo clamoroso di Howedes sugli sviluppi di un corner.
Ad inizio ripresa Sabella decide di cambiare schema tattico ( cambio incomprensibile, visti i buoni risultati del 4-4-2 della prima frazione) e di passare quindi ad una sorta di 4-3-3, cambiando Lavezzi, il migliore in campo per distacco della prima frazione, con Aguero. Inizia così la scriteriata gestione dei cambi del Ct Argentino, che brucia un cambio ad inizio ripresa in una partita dal prevedibile epilogo ai supplementari, e inserisce un giocatore dal precario stato di forma, che anche in questa occasione giocherà una partita impalpabile.
Löw, da grande tecnico, approfitta del regalo offertogli da Sabella, e subito chiede ai suoi di allargare il gioco e di spingere tantissimo sulle fasce; mossa che alla lunga si rileverà vincente. Lahm inizia a spingere con insistenza, mettendo in area una quantità innumerevole di palloni, iniziando a sfiancare la retroguardia albiceleste. Il match è comunque tiratissimo, in palio c’è la Coppa del Mondo; le emozioni sono tante , ma nessuna delle due squadre va vicina al goal. Con la partita ormai avviata ai supplementari, continuano i cambi senza senso di Sabella. Nel giro di 10 minuti si gioca tutti i cambi, noncurante dei decisivi 30’ minuti che si giocheranno dopo i tempi regolamentari. Richiama in panchina prima Higuain, l’unico a dare un po’ di profondità alla squadra, e poi Enzo Perez, che sicuramente non meritava il cambio. Entrano Palacio e Gago, che a questi livelli non faranno di sicuro la differenza, anzi.
Löw, a differenza di Sabella, attua una perfetta gestione dei cambi. A pochi minuti dal novantesimo toglie lo stremato Klose (giocatore encomiabile), e inserisce Mario Gotze, conservando l’ultimo cambio per i supplementari. Il gioco rallenta aspettando il 90’minuto e la fine dei tempi regolamentari, ma è palese che la Germania ha qualcosa in più, soprattutto sul piano fisico.
Partono i Supplementari con una Germania arrembante, Löw è stato chiaro, niente rigori. Ma è l’Argentina a sfiorare il vantaggio con Palacio. Primo errore di Hummels nella partita che salta fuori tempo, el Trenca stoppa di petto ed entra in area, potrebbe concludere in ogni modo, di collo, di punta, di potenza o piazzandola, ma fa la scelta peggiore, pallonetto bruttissimo che termina a lato. A questo punto la Mannschaft ci crede e continua a macinare gioco, cercando sempre gli inserimenti sulle fasce. Ed è proprio da un’azione personale di Schurrle che nasce l’azione del goal vittoria. L’attaccante esterno del Chelsea semina il panico sulla fascia sinistra, neanche Mascherano riesce a fermarlo, arriva sul fondo e mette al centro un cross perfetto; Gotze, inseritosi alle spalle di Muller, viene perso dai centrali dell’Argentina, stoppa di petto e conclude al volo di sinistro. Goal, partita, incontro!
La Germania è sul tetto del Mondo, e Joachim Löw ne è il più grande artefice. Un allenatore che dalle sconfitte ha saputo trarre sempre una motivazione nuova, una nuova spinta verso il miglioramento. Che nelle difficoltà non si è mai tirato indietro, che nelle sconfitte si è sempre assunto le sue responsabilità, insomma, un esempio da seguire.
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