"Chiedo scusa, è colpa mia". Il volto affranto, segnato dai fischi e dalla disfatta. Felipe Scolari vede il suo castello spazzato via dalla tempesta teutonica. Del Brasile, del suo Brasile non resta nulla. Se ne va Felipao, sconfitto. Sconfitto sul campo e nelle idee. Il Brasile che si presenta in campo contro la Germania sente la pressione della storia e gioca, trainato dalla spinta emozionale del popolo, per tre minuti nell'area della Germania. Un attacco all'arma bianca per cancellare i dubbi delle assenze. Una lotta senza quartiere per impedire ai tedeschi di tessere una tela tecnica non contrastabile.
Un momento, un attimo di esaltazione. Una candela che presto si spegne e lascia il posto all'oscurità. Sì ha sbagliato Scolari, per superbia forse. Nemmeno nella notte della verità, senza Neymar e Thiago Silva, ha cambiato il suo calcio. Il 4-2-3-1 è naufragato, sommerso dalle ondate tedesche, dalle incursioni di Kroos e Khedira. Il Brasile, con i soli Luiz Gustavo e Fernandinho si è scoperto fragile. Bernard è apparso piccolo piccolo nella serata dei giganti. David Luiz, l'eroe, senza il caldo aiuto di Thiago Silva, meno forte. Fred inadeguato e fischiato.
Difficile salvare qualcuno, impossibile. Quando per sette volte vedi il pallone terminare nella tua rete, coltivi la speranza di una veloce fine. Più di una sconfitta, una vergogna. Così molti quotidiani hanno titolato. Con un 4-3-3 più coperto, attento, avrebbe certo limitato i danni Felipao, ma non ha voluto trasmettere la sensazione di debolezza. Ha dimenticato Willian e Hernanes, qualitativamente, senza Neymar, il meglio di questo Brasile. Ha spinto il gruppo oltre la ragione. Fino all'ultimo si è affidato ai suoi, a quelli che con lui sono giunti fin qui. Ma a quel gruppo mancavano le fondamenta. Il capitano e il campione, i pilastri. Thiago Silva si sente, Neymar si vede. Uno è il totem che sorregge lati portati all'offesa più che alla difesa, l'altro è allegria, piacere, divertimento. Incarnano, in modo differente, il calcio. Non ha retto senza di loro il Brasile.
La Germania, a tratti abulica con Algeria e Francia, ha infilato il coltello, fino all'ultimo, rispettando i campioni feriti. Si gioca, sempre. La mentalità si misura anche da momenti come quelli di Belo Horizonte, dalla rabbia di Muller per un passaggio sbagliato al fastidio di Neuer per il gol subito al tramonto del match.
Il Brasile piange, Scolari abbassa il capo. La ferita è aperta, la ricostruzione alle porte, senza Felipe, con un nuovo Brasile.