Nel giorno in cui viene presentato al Galatasaray, Cesare Prandelli parla per la prima volta del passato. E non risparmia nessuno. Oggi è il giorno dell'inizio della sua nuova avventura nel club turco, ha firmato in diretta il contratto (un accordo biennale da due milioni a stagione, la metà di quanto percepiva il predecessore Mancini) ed ha deciso di provare a mettere la parola "fine" su quanto successo al Mondiale raccontando la sua versione dei fatti.
"Qui nessuno è scappato. Ho ricevuto lettere di minaccia dai tifosi, lettere nella cassetta della posta. E queste cose non ti fanno stare bene. Sono cose che in ogni caso ti fanno pensare e chiudere un po' in te stesso. Leggere articoli o vedere trasmissioni tv in cui vengo paragonato a personaggi che non voglio nominare (si riferisce a Schettino, capitano che fece affondare la Costa Concordia e successivamente scappò dalla nave; il riferimento è anche ad un articolo di Aldo Grasso del Corriere della Sera) è di un cinismo assoluto. E può essere pericoloso. Se avessi ricevuto delle proposte non so se adesso avrei allenato in Italia. Potevo chiedere una buonuscita, come avrebbero fatto tanti italiani, ma mi sono dimesso. Sono al Galatasaray per vincere e non per i soldi".
E' arrabbiato, Prandelli, ma soprattutto è deluso dal suo prediletto, Pepito Rossi: "La più grossa delusione dal punto di vista umano però è stata Giuseppe Rossi. Preferirei non parlarne. Le sue parole mi fanno ancora male (riferito ai tweet del giocatore dopo la non-convocazione). Lui sapeva benissimo, fin dal primo giorno, che non avrebbe fatto parte dei 23. Per me lui è stato una grande delusione".
Continua: "La preparazione? Ci assumiamo tutte le responsabilità, ma giocare due volte alle 13 non è stato facile, con temperature tra 30 e 50 gradi. Abbiamo cercato una preparazione scientifica, forse abbiamo voluto proporre tante cose, per qualcuno forse troppo avanti. E' stato un errore di generosità, volevamo dare dei supporti, volevamo far vedere che eravamo vicino alla squadra. Le scelte? Le rifarei, sono state dettate dal campionato, chi c'era ha meritato di venire. Cassano l'ho convocato per quello che aveva dimostrato durante la stagione e non sono pentito. E' chiaro che ho fallito un progetto, ed è per questo che mi sono dimesso. Ma senza regole una squadra non può vincere - chiaro il riferimento agli Azzurri - Nessuno deve pensare per sé". "Qualcuno dei miei giocatori è stato tradito dalla paura, ma non è vero che il gruppo era diviso. La presenza delle famiglie nel ritiro è stato un aspetto positivo della nostra spedizione, ma tra le gente che mi accusa c'è qualcuno sporco dentro", aggiunge l'ex c.t.
Su Balotelli: "Prima di salutarlo con lui sono stato chiaro e gli ho detto: 'La nazionale avrà ancora bisogno di te, ma tu devi incominciare a vivere nella realtà e non nel tuo mondo virtuale se vuoi diventare quello che sogni, cioè un campione. Ma un campione sa affrontare ogni situazione. Tu in questo momento sei un giocatore che ha i colpi. Ma un campione è un'altra cosa'. "
Prova a ricominciare ora, Cesare, lontano da casa. Cercando di lasciarsi il passato alle spalle anche se sa che sarà difficile.