Otto partite di ottavi di finale, cinque ai supplementari, di cui due di queste finite ai rigori. Mai nella storia dei Mondiali c’era stato tanto equilibrio nella fase ad eliminazione diretta. Non era mai successo che nell’arco dei 90 minuti le sedici squadre potessero giocarsi la qualificazione così apertamente. Il Mondiale dei Mondiali, appunto. Le attese, tra conferme (Brasile, Germania e Argentina anche se a fatica), “underdog” o giovani promesse (Belgio e Colombia) e squadre sorpresa (Costa Rica in testa), non sono state tradite.

I giorni che hanno preceduto le sfide degli ottavi di finale erano pervasi dalla certezza che le “big” non avrebbero faticato molto a trovare la qualificazione ai quarti.

Ma la compattezza, la quadratura tattica e l’intensità mostrata in campo da quelle squadre che dovevano partire sfavorite ha sorpreso il Mondo ed anche gli avversari, facendo si che si arrivasse a giocarsi la qualificazione all’ultimo secondo (vedi l’Olanda) o, come è successo nella maggior parte dei casi, ai supplementari. La differenza, in partite tanto equilibrate, la fa la giocata del campione o qualche calo di concentrazione. Oppure l’intervento della “dea Eupalla”.

Le giocate dei singoli, a sparigliare le carte in tavola, sono state decisive per Colombia ed Olanda. I cafeteros probabilmente sono la squadra che gioca il miglior calcio della competizione; viaggiano sulle ali dell’entusiasmo di un gruppo di amici, messo in riga ed esaltato dalle parole del capitano Yepes, impreziosito dalle giocate di due fenomeni come James Rodriguez (stop e tiro a volo da consegnare ai libri di storia) e Juan Cuadrado, che sta confermando i progressi anche in campo internazionale. L’Olanda, invece, ha dovuto faticare di più, districandosi tra la prodezza di Dos Santos ed i miracoli di un Ochoa in stato di grazia. E’ servito, come spesso accade, il tocco magico del mancino Arjen Robben.

Capitolo a parte merita la Cenerentola di questo Mondiale brasiliano, la Costa Rica. Parlavamo di tattica ed applicazione e la squadra centroamericana le esalta alla grandissima. Dopo aver sorpreso tutti nel girone, eliminando le più quotate Italia ed Inghilterra, aveva la peggiore avversaria possibile : la Grecia. Nonostante partisse da favorita, dopo esser passata in vantaggio, ha affrontato le difficoltà di un match condizionato dall’espulsione ingenua di Duarte, dimostrando ancora una volta grande applicazione tattica dopo aver subito il pareggio negli ultimi minuti dei tempi regolamentari. Dopo la sofferenza dei supplementari, una volta ai rigori, si è qualificata grazie ad un chirurgico 5 su 5 ai penalty, per finire tra le lacrime di giocatori, tifosi ed il delirio tra le strade di San Josè.

Gli errori, dopo partite encomiabili, hanno condannato invece il destino e le partite di Nigeria ed Algeria. La Francia ha timbrato il suo biglietto per i quarti di finale dopo una partita molto difficile, contro una Nigeria che ha affrontato il match basandosi sulla sua grinta e le grandi potenzialità fisiche. Alla fine dopo svariate parate miracolose, arriva l’errore; corner di Valbuena, Enyeama svirgola in uscita e Pogba, tutto solo, deposita in rete uno dei goal più facili della sua ancor breve carriera. Super Aquile fuori a testa altissima.

Diversa è stata la partita della Germania. L’Algeria doveva essere la vittima di turno, impallinata da Muller e compagni che forse hanno sottovalutato un po’ la gara. Gli algerini si sono presentati molto compatti, muovendosi con grande coordinazione e con il chiaro intento di ripartire velocemente. Dopo i primi 20 minuti di gioco e tre occasioni per gli africani, il pronostico non era più cosi scontato. Nonostante le tante emozioni e le grandi occasioni create da entrambe le squadre durante la partita, si è giunti alla fine dei 90 minuti sullo 0-0. Arriva puntuale l’errore del singolo. Palla persa in fase di impostazione algerina, contropiede tedesco con Muller che appoggia per Schurrle in area per il vantaggio tedesco. Pericolo evitato, raddoppio di Ozil e gol di Djabou per fissare il risultato sul 2-1 finale.

Quando non bastano i colpi dei propri campioni, c’è bisogno di altro. E di questo aiutino dall’alto ne hanno beneficiato le due squadre favorite alla vigilia di questa competizione : Brasile ed Argentina. I padroni di casa sembrano scendere in campo con molta, troppa pressione sulle spalle. I cileni sono avversari ostici, e non avvertono la pressione della gara. Le parate di Julio Cesar (decisivo alla fine) e Bravo, ci portano ai supplementari. Sembra tutto pronto per i rigori quando uno scambio tra Pinilla e Sanchez fa gelare il sangue nelle vene dei tifosi del Brasile intero. Thiago Silva è in ritardo sul cagliaritano che ha un metro di vantaggio per battere a rete. Il tiro è perfetto, anche troppo. Julio Cesar è battuto. La traversa strozza l’urlo del centravanti del Cagliari e dei tifosi cileni che erano pronti al colpo al Mineirao. Pinilla pensa e ripensa a quella clamorosa traversa e sbaglia, con il suo compagno d’attacco Sanchez, i rigori che costano caro al Cile. Julio Cesar li para entrambi, trascinando un paese intero ai quarti di finale. Eroe nazionale.

Messi e compagni pensavano dal canto loro di passare un pomeriggio tranquillo contro gli svizzeri, che invece, puntuali come da tradizione, si piazzano al limite dell’area di rigore non concedendo mai una facile occasione all’albiceleste. Inler e Behrami sembrano insuperabili centralmente. La partita non si sblocca, gli argentini si innervosiscono e sembra tutto destinato a decidersi ai rigori. Sul finire del secondo tempo supplementare arriva la svolta. Gravissimo errore di Lichsteiner che perde a centrocampo una palla sanguinosa, Messi ,che per la prima volta è libero dalla marcatura dei mastini napoletani, riceve palla da Mascherano, si libera di un uomo e serve Di Maria , che tutto solo sulla destra batte Benaglio col suo mancino chirurgico. Tutto finito? Neanche per sogno. Il palo e la fortuna salvano Romero e compagni dal gol di Dzemaili al 120' che li avrebbe riportati ad un passo dall’inferno. Servirà ben altro per arrivare fino in fondo.

Ultima, in ordine cronologico, la qualificazione del Belgio ai danni degli Usa di Klinsmann, che sono riusciti a far innamorare del "Soccer" un paese intero. Ancora una partita equilibrata, ancora i supplementari. Questa volta, la differenza la fa la rosa di Wilmots. Per l’ennesima volta in questi Mondiali, a spostare l’ago della bilancia dalla parte belga è un cambio dalla panchina. Se nel girone i cambi di Mertens, Origi e Fellaini avevano deciso le prime tre partite, questa volta tocca a Romelu Lukaku. L’attaccante tanto atteso da tutti, si sblocca e decide il match con un assist ed un gol appena entrato. A distanza di trent’anni i belgi tornano nei quarti di finale, sperando di bissare e superare il quarto posto ottenuto in Messico, nell’86. In quella occasione, in semifinale, furono battuti proprio dagli argentini, capitanati da Maradona. Hazard e compagni vogliono la loro rivincita contro l’erede designato del Pibe, Leo Messi.

E’ un Mondiale bellissimo e sempre più indecifrabile. Sono rimaste in 8, le migliori 8. Chi la spunterà? Chi arriverà ad alzare la Coppa nel tempio del calcio tra undici giorni? Non resta che sederci comodi ed aspettare quel momento, consapevoli che ci aspettano altre otto partite altrettanto fantastiche. Fate il vostro gioco.