Ha segnato El Diez”. Così si conclude il primo tempo al Maracanà. El Diez veste la maglia dei cafeteros, porta il nome di James Rodriguez e quando ha segnato, i colombiani, popolo ilare e festoso, sono esplosi gridando “golazoooo”. Golazo lo è davvero perché Rodriguez controlla di petto, si gira, colpisce di collo pieno direttamente in porta. Grandioso, maestoso, imponente. L'Uruguay, seppur privo di Suarez (squalifica di nove giornate più 4 mesi di “Dazio”), prova a rispondere alla chiamata della Colombia e sfiora il pareggio con Cavani: la palla finisce sull'addome di Muslera che in due tempi para. Monologo della Colombia che chiude i primi quarantacinque minuti di gara con il 63% di possesso palla e 7 tiri in porta (contro uno solo della Celeste). In tribuna i brasiliani sogghignano e pronunciano per la prima volta quel nome: Maracanazo. Non è una finale quella di stasera e non è talmente importante ma è una dolce rivincita per i padroni di casa.

SECONDO TEMPO - Nel secondo tempo il sipario si alza e la prima battuta della scena è “Ha segnato El Diez”. Non si è sbagliato nessuno, tutto giusto. Rodriguez ha segnato ancora, meno spettacolarmente ma ha gonfiato la rete grazie ad un assist più che delizioso del treno-Cuadrado (a proposito, quarta assistenza in questo Mondiale per lui). 2-0, i brasiliani festeggiano con i colombiani. Strano spettacolo etnico che però strappa un sorriso. Verso il 50° tegola per l'Uruguay: Alvaro Palito Pereira out per un botta e dentro Gaston Ramirez che si va a mettere in posizione di trequartista. L'assetto della Celeste varia durante il corso della gara, da due punte si passa a tre con l'entrata di Abel Hernandez (per Alvaro Gonzalez). Peckerman, invece, dice ai suoi di accorciarsi e di formare una difesa a 5 con Carlos Sanchez che si infila vicino a Yepes. In questo modo, l'Uruguay riesce a rifiatare ed a riversarsi più facilmente nella metà campo avversaria. Verso l'ora di gioco, la squadra di Tabarez conta grandi occasioni con Cristian Rodriguez (bolide dalla distanza, reattivo Ospina), Stuani (servito da Cavani sfiora solo di testa ma non arriva sul pallone), Maxi Pereira (a tu per tu con il portiere, Ospina gli chiude la porta). 78' sul cronometro e Gaston Ramirez colpisce Armero che giochicchiava col pallone per perdere tempo e rischia il rosso – più che giusto. Segno di frustrazione e nervosismo di una squadra che vede affievolirsi pian piano le speranze di ribaltare l'incontro. I colombiani non sono solo un popolo di lieti gaudiosi ma di combattenti. E stasera hanno vinto la guerra. Stasera ha vinto la truppa migliore, quella che ha voluto lottare fin dall'inizio.

QUARTI - La Colombia approda per la prima volta nella sua storia ai quarti e sfiderà il Brasile (oggi vittorioso sul Cile ai rigori per 4-3). Domani ci sono Olanda – Messico e Costa Rica - Grecia.

PUNTI DEBOLI E PUNTI DI FORZA - L'Uruguay ha sofferto le accelerazioni e ripartenze colombiane. L'attacco indigente composto da Cavani e Forlan non ha fatto granché. A Cavani, tuttavia, è stato chiesto spesso di allargarsi/schiacchiarci, di occuparsi della fase di difesa e fare l'esterno e quindi di non rendere da prima punta come sa fare. Il punto di forza della Colombia è il gruppo e la compattezza: tutti danno una mano sia in fase offensiva che difensiva (Sanchez è il chiaro esempio, quando gli si viene chiesto di scivolare in difesa).