È il Brasile la prima squadra ad approdare ai quarti di finale in questi Mondiali 2014. Ecco il verdetto del Minierao di Belo Horizonte. Ma la paura l’ha fatta da padrona. Se il popolo verdeoro pensava di assistere ad una gara sì difficile ma ampliamente conclusa, e a proprio favore, nei 90 minuti regolamentari si sarà ben presto ricreduta. Perché la gara è stata un turbinio di emozioni e per nulla a senso unico. Perché la storia è stata lì ad assistere, pronta per essere riscritta, salvo poi, sul più bello, negarsi ad un Cile encomiabile. Solo i rigori hanno saputo districare le trame di un match bellissimo per intensità. Finito 1-1 al 90’ con reti di David Luiz e Sanchez entrambe nel primo tempo, con un gol di Hulk annullato ai padroni di casa nella ripresa per presunto fallo di mano, solo l’esperienza di Julio Cesar e quella traversa al minuto 119 del secondo tempo supplementare hanno fatto la differenza quando di forze ne erano rimaste ben poche. Già perché il destro secco di Pinilla allo scadere ha fatto tremare non solo la porta brasiliana ma tutto il Minierao. E allora ecco che Julio Cesar para per ben due volte dagli undici metri negando il gol ancora a Pinilla poi a Sanchez, nettamente il migliore in campo tra i suoi. E poi ecco ancora un palo, l’ultimo, colpito da Jara dal dischetto nel momento fatale quello che avrebbe portato a tirare ad oltranza e che invece ha condannato i cileni ad una eliminazione ingiusta. Tanti gli errori, eccellenti, anche dal dischetto. Sbagliano anche Hulk e Willian per i padroni di casa. Ci pensa ancora una volta Neymar, sempre più faro guida dei brasiliani, a siglare quello decisivo. Finisce 4-3 per gli uomini di Scolari che riescono ad avere la meglio solo dagli undici metri. E che dimostrano, ancora una volta, di non saper produrre quella qualità di gioco che per forze e talento in campo sarebbe d’obbligo. O meglio, di non saper davvero incidere come squadra. Ancora una volta affidano tutto alle grandi capacità di un ragazzo, Neymar, che fa la differenza ma che da solo non può sempre arrivare. Ed oggi hanno davvero rischiato, grosso.
Il Cile non ha mai arretrato di un centimetro, ci ha messo tutto, cuore, grinta, animo, tecnica. Ed esce a testa altissima, sfiorando l’impresa. Non posso recriminarsi nulla gli uomini di Sampaoli. Forse solo appellarsi alla sfortuna per quei due legni che gli hanno negato uno storico successo ed un passaggio ai quarti che non sarebbe stato poi così incredibile. Sanchez e Vidal hanno dato il meglio, hanno creato scompiglio ma non è bastato. Eppure in una gara emozionante dove non è mancato nulla, anche il bel gioco, la grossa parte l’han fatta loro.
Un tempo per parte a sancire un equilibrio che alla vigilia nessuno avrebbe preventivato cos’ evidente.
PRIMO TEMPO Il primo ottavo di finale di questi Mondiali 2014 fa subito intuire quanto importante sia la posta in palio. È un dentro fuori in tutti i sensi. Non solo un viatico nella lunga strada che porterà alla finale ma un momento di storia da poter riscrivere. Lo sa il Cile che non vince da 14 anni contro il Brasile, lo sanno i padroni di casa che in un Mondiale hanno sempre avuto la meglio. E allora l’aggressività e il nervosismo del match appaiono evidenti già dopo i primi 5 minuti. La fisicità la fa da padrone; Webb ha un bel da fare con due tre falli davvero duri in avvio. Ma i verdeoro iniziano a prendere campo, nonostante i primi minuti apparisse più in palla la squadra di Sampaoli. Sul pallone si avventa allora Marcelo che, sugli sviluppi di un corner, prova un destro dalla distanza che si stampa sul fondo. All’ 11’ però, il Cile risponde presente. Sanchez crossa dal fondo un buon pallone ma non arriva nessuno e Julio Cesar fa sua la sfera. C’è anche il tempo, al 13’, per reclamare un fallo in area di Izla su Hulk. Webb lascia proseguire e a ragione. Le immagini prontamente smentiscono il gran clamore di tutto il popolo verdeoro. I terminali offensivi brasiliani stentano a decollare, e allora ci pensa il solito Neymar a tirare la carretta, come direbbe qualcuno di nostra conoscenza. Bravo esce però in sicurezza. Avrebbe potuto tirare direttamente in porta il numero 10, con un tiro a giro sul primo palo da buona posizione ma ha preferito un cross. Ancora lui, qualche minuto più tardi, va via con una grande azione personale ma perde l’attimo e sfuma tutto al momento del tiro. I padroni di casa a questo punto prendono campo, crescono di intensità e si ritrovano puntualmente nella metà campo avversaria cercando il vantaggio. Che arriva al minuto 17. Altra punizione per i padroni di casa. Questa volta Bravo non ha la presa sicura e va con i pugni regalando un angolo fatale per i suoi. Sugli sviluppi del corner, Thiago Silva spizza di testa, il pallone arriva a David Luiz che, con la complicità di Silav che lo tiene in gioco batte Bravo. Primo gol per l’ex Chelsea ora al PSG, dopo 40 presenze. Guardando bene le immagini, Silva tocca il pallone e potrebbe essere autorete.
Il vantaggio non sembra placare gli animi e Neymar è molto nervoso. Al minuto 26 approfitta di un’azione confusa del Cile e si invola nella metà campo avversaria sbagliando al momento del tiro angolandolo troppo. Tiro che stava per trasformarsi in un assist per Freud se solo il numero 9 non fosse decisamente in ritardo nel seguire l’azione. Comprensibile vista l’impressionante accellerazione in progressione del talento del Barca. Il Cile accusa il colpo e fa fatica ad impostare. È spezzettato il gioco degli uomini di Sampaoli che non riescono a dargli continuità. Alla mezz’ora davvero in difficoltà. E il lavoro per Webb non manca, tantissimi i falli, più o meno duri, più o meno voluti.
Al 31’ però arriva il pareggio di Sanchez. Il Cile fa l’unica cosa che poteva fare in un momento di empasse, approfittare di un errore della difesa verdeoro. E così è. Su rimessa laterale per i suoi, Hulk sbaglia cercando l’appoggio a David Luiz ma consegnando il pallone a Vargas a servire Sanchez. Il numero 7 cileno, secondo marcatore stagionale del Barca, sceglie la precisione e scarica un destro millimetrico a bucare Julio Cesar. Gol numero 24 per lui in Nazionale. Così come il gol del vantaggio aveva galvanizzato i padroni di casa, così il pareggio carica i cileni.
Ma è comunque per Neymar l’occasionissima al 34’. Cross di Oscar pennellato, il numero 10 si invola di testa ma trova la schiena di Silva che devia in angolo. Provvidenziale l’intervento del difensore cileno, sarebbe stata dentro. Il Brasile non molla e continua a pressare nella metà campo cilena. Al 39’ minuto, ancora Neymar stoppa magistralmente di petto un cross perfetto e dribbla in area, Silva non può però commetter fallo. A salvar tutto arriva Fred a rimorchio ma il rimpallo non lo aiuta, il pallone è fuori. Pericolo, il Brasile c’è. E infatti prova il destro dalla lunga distanza anche Dani Alves, Bravo ci mette una mano e devia in angolo. Entriamo nei minuti di recupero per segnalare un Cile pericolosissimo su un’altra disattenzione difensiva verdeoro nel primo dei due minuti di recupero. Vidal recupera un pallone prezioso, Sanchez riceve e passa ad Aranguiz, già a segno contro la Spagna, che calcia nell’area piccola ma trova il provvidenziale intervento di David Luiz. Il Cile chiude in avanti il primo tempo. La partita è apertissima.
SECONDO TEMPO Dicevamo di quanto fosse aperta a qualunque esito la gara al termine del primo tempo. E la ripresa non smentisce affatto quanto visto nei primi 45 minuti. Seppur la stanchezza alla lunga si faccia evidente, il Brasile non riesce a sfondare e il Cile sa di poter davvero compiere qualcosa di inaspettato e grande. Farà discutere a lungo la decisione di Webb di contravvenire alla scelta del proprio guardalinee annullando al minuto 54 il gol dal vantaggio di Hulk, ammonito nell’occasione, per aver controllato il pallone con il braccio. Decisione al limite stando a quanto rivelano le immagini. Questa è senza dubbio la chiave del match. Il Brasile era infatti rientrato carico provando già a farsi pericoloso al 49’ con Fernandinho. Il tiro da fuori sfila però di poco a lato. Scolari non smentisce la sua idea di gioco conservativo e inserisce Jo per uno spento Fred. Ma un minuto più tardi è Julio Cesar a salvare i suoi con un intervento provvidenziale su azione orchestrata da Aranguiz e Vidal. Una parata che può valere un Mondiale. Il Cile gestisce il possesso palla e prova a farsi pungente ma, dicevamo, la stanchezza si fa sentire e i ritmi calano inevitabilmente d’intensità.
La fiammata è però sempre dietro l’angolo ed arriva quella brasiliana a 9 minuti dalla fine. Neymar va di testa, Bravo si supera ed in due tempi blocca il pallone. I cileni accusano più degli avversari il calo fisico. E allora Hulk se ne va in percussione centrale ma Bravo è ancora lì e para prontamente il tiro potente. È entrato decisamente in partita nella ripresa Hulk. Sampaoli effettua l’ultimo cambio a quattro minuti dal termine. Un ottimo Vidal, davvero migliore dei suoi, lascia il posto a Pinilla. Non succede più nulla, nonostante i tre minuti di recupero. Si va ai supplementari.
SUPPLEMENTARI I tempi supplementari prendono il via con qualche minuto di ritardo. Webb concede maggior ristoro viste le temperature. Il Cile è decisamente cresciuto sul finire della ripresa mentre i verdeoro hanno cercato il guizzo di Neymar, in calo, e di un Hulk in palla nei secondi 45 minuti. Gli uomini di Sampaoli non hanno mai arretrato di un millimetro nonostante le fasi di down in cui sono incorsi. Hanno fatto squadra nonostante Sanchez abbia preso sulle spalle l’intero attacco cileno. La smania dei padroni di casa è invece evidente e forse è cattiva consigliera in fase di rifinitura. In più troppi gli assenti eccellenti che non riescono ad incidere eccezion fatta per i soliti nomi, Neymar e Hulk. Il Brasile non arrivava ai supplementari dal ‘98, quando vinse contro gli Orange in semifinale per poi perdere in finale contro la Francia padrona di casa.
Inversione di tendenza nei primi 15 minuti, sono infatti i padroni di casa ha ripartire a mille con Hulk che sembra più fresco dei tempi regolamentari. Gli uomini di Scolari sono sempre proiettati in avanti, lasciando all’avversario il ruolo di comprimario. Ma il Cile appare più squadra e prova a compattarsi nonostante la stanchezza e a metter il cuore oltre l’ostacolo, confidando in Sanchez. La sintesi di questi primi 15 minuti è tutta nella pregevole parata di Bravo, a due minuti dal termine, quando mette i pugni su uno scarico potente di destro di Hulk davvero instancabile. Non c’è però modo di sbloccare il match.
Il secondo quarto continua da dove era finito il primo. Con il Brasile che prova a sbloccarla ma non riesce a finalizzare. Sembra un match interminabile. Ma la chiave del match è proprio l’indeterminabilità di un risultato. Ed infatti, nonostante il Cile perda uno dei suoi protagonisti, Medel, vistosamente incerottato ad una coscia, prova poi a prender campo ma fatica ad impostare, la lucidità mentale è svanita, il pallone è pesantissimo. Però il guizzo di questi secondi 15 minuti è tutto in quella traversa, colpita al minuto 119 a botta sicura da Pinilla che gli nega il gol della storia. E allora si va ai rigori.
RIGORI Si tira sotto la curva dei cileni. Sbagliano Willian e Hulk per i brasiliani. Pinilla e Sanchez sono murati da Julio Cesar, grande protagonista dagli undici metri. Neymar la mette dentro con decisione. E quando Jara ha sui piedi il penalty della verità, quello che consentirebbe di andare avanti ad oltranza, il palo gli nega la gioia.
Brasile ai quarti.