FORMAZIONI – Nessuna sorpresa nelle due squadre. Il Messico ha riproposto l'XI della scorsa volta e quindi Chicharito si è accomodato ancora in panchina ad osservare Peralta (che siglò il gol della vittoria - il Camerun) con Giovani Dos Santos. In porta c'è sempre Ochoa, difesa a tre e spazio a Rodriguez, Rafa Marquez (ex Barça) ed Hector Moreno. Guardado del Leverkusen e Layun si fanno avanti, fino a diventare ali di un centrocampo a cinque composto centralmente da Hector Herrera, Aguilar e Vaquez. Felipao manda in campo i giocatori dell'esordio con un'unica eccezione: non c'è Hulk (infortunato) ma Ramires. Ancora chance per Paulinho affianco a Luiz Gustavo.
No rigorinho, no party? La squadra di Scolari fa il suo gioco di grande qualità ma non è abbastanza. Non è abbastanza nonostante Neymar voglia dare spettacolo subito (e non ci riferiamo alla nuova tinta bionda): tante occasioni per il gioiellino brasiliano che deve fare i conti con un super Ochoa e con una difesa avversaria compatta, pulita e organizzata guidata dall'intramontabile Rafa Marquez.
In realtà la mancanza di orientamento nello spazio del Brasile può essere ricondotto a un epicentro: Ramires. Ramires non è certo la causa ma è un effetto. La Seleçao in campo ha spesso cambiato pelle passando da un 4-2-3-1 a un 4-3-3 con scambio di posizioni fra Oscar e Ramires e successivamente fra Neymar e Oscar facendo sì che Ramires, con il compito di vice Hulk, vagasse alla ricerca di una posizione che gli permettesse di esprimere il suo gioco. Invano. Alla ripresa Scolari decide che la sua gara è durata abbastanza e fa entrare Bernard.
I tori del Messico, Peralta e Dos Santos, non trascinano poi così con così tanta fatica il carro tuttavia arrivano negli ultimi 25 metri con una facilità sorprendente se si pensa che in difesa, dall'altra parte, c'è gente come, per dovere ne citiamo uno a caso, Thiago Silva. Il vero eroe della serata è il portiere Ochoa che para anche l'imprendibile (come all'84' quando si trova a pochi centimetri da un colpo di testa del numero #3 verdeoro e gli chiude lo specchio della porta) e dice no più di una volta ai pieni incantati di Neymar (a fine gara conterà ben 7 parate cruciali). Azzecca il cambio Herrera, il c.t. Del Messico quando dice a Chicharito di scaldarsi perché é il suo momento. Il giocatore diventato quasi un'ombra allo United, entra e illumina una partita che aveva preso la denominazione di più noiosa dell'intero torneo fino ad ora anche senza incidere il suo nome nel tabellino dei marcatori.
Le reti rimangono inviolate ma ciò che emerge sono le lacune (difensive, soprattutto) di questo Brasile, pronosticato più e più volte campione della Coppa del Mondo. Pollice in giù della torcida verdeoro per Fred che questa volta ha enormemente deluso. Illusorio anche Oscar che aveva fatto e disfatto nella prima gara ed oggi non è stato capace di dare la scossa necessaria ai compagni. Felipao, serve di più in mezzo al campo, Neymar non può alimentare da solo i sogni di un Paese intero.