Si riparte dall'impresa, isolata, di quattro anni fa. In Sud Africa la Svizzera stupì il Mondo fermando la Spagna pluridecorata e all'apparenza imbattibile. Oggi, all'alba del mondiale verdeoro la realtà è rovesciata. Da meteora a protagonista, con licenza di sognare. La Svizzera del santone Hitzfeld sfida le corazzate più titolate forte di un gruppo granitico, forgiato dal sergente di ferro lungo anni difficili, di sconfitte e domande. Addio annunciato quello dell'ex guida del Bayern e del Borussia. L'ultima chiamata ha però il sapore della rivalsa. Dimostrare di aver costruito qualcosa di importante prima di lasciare in eredità una squadra in divenire a Petkovic.
Giovane, forte, concreta: questa la Svizzera di Hitzfeld. Il perfetto mix di spensieratezza e cinismo, qualità e storia. I giovani Schar e Rodriguez supportati da Senderos (o Von Bergen) e Lichtsteiner in difesa, la tecnica di Inler e la ferocia di Berhami in mediana, il trio delle meraviglie Xhaka - Shaqiri - Stocker alle spalle dell'unica punta Drmic.
L'obiettivo è migliorare i quarti di finale del '54. Non impossibile viste le premesse. Il Girone E, completato da Francia, Honduras e Ecuador non si presenta proibitivo. Se la qualificazione alla fase finale dei Mondiali non può essere annoverata tra i test più probanti in virtù di avversari di basso rango, resta comunque l'impressione di una compagine pragmatica, difficilmente penetrabile. Le recenti amichevoli, ultima quella vittoriosa contro il Perù, hanno evidenziato un undici in difficoltà in zona gol, ma terribilmente solido nel reparto arretrato. Perforare la Svizzera resta un rebus.
Hitzfeld "Il mio sogno è giungere al secondo turno, poi noi possiamo sognare di arrivare più lontano. Noi abbiamo cominciato un progetto nuovo quattro anni fa, ringiovanendo la squadra. Il team oggi è migliore, più creativo, più organizzato rispetto al 2010. I giocatori sono tesi, ma abbiamo l'esperienza per affrontare queste situazioni" Rispetto alla campagna in Sud Africa aggiunte fondamentali come quelle di Xhaka, Rodriguez, Seferovic, Stocker, Shaqiri (presente ma in campo solo per 12 minuti), Drmic. Una battuta anche sull'Ecuador "Hanno ottimi giocatori e sono molto bravi nella fase di contrattacco".
L'Ecuador ha costruito il suo gruzzolo di trionfi a Quito, faticando lontano dal terreno amico. In Brasile necessaria una evoluzione, soprattutto mentale. Difficile chiedere di più, a livello tecnico, al gruppo di Rueda. Non mancano buoni giocatori, su tutti A.Valencia, ma la forza del gruppo resta la straordinaria capacità di sfruttare errori altrui per ribaltare l'azione. Contro la Svizzera non sarà certo l'Ecuador a prendere in mano la partita. Occhio alla scommessa Felipe Caicedo. Giovanissimo ha conosciuto il grande calcio col City, oggi prova a rinascere.