La storia è di quelle conosciute. La città di riferimento è Tocopilla, piccolo centro situato a nord del Cile. I bambini della città non navigano nell’oro ed uno dei pochi svaghi è tirare calci ad un pallone con gli amici. Il protagonista del nostro racconto inizia a giocare nell’Arauco e ci resta fino all’età di 15 anni quando entra a far parte della scuola calcio del Cobreloa. In uno dei tornei che disputa, viene visto dagli allenatori della prima squadra, che non possono fare altro che chiamarlo con i grandi. Ed il 12 Febbraio del 2005 esordisce nel campionato Apertura, nella partita tra Cobreloa e Deportes Temuco. Ha inizio così la carriera da professionista di Alexis Sanchez.
LA CARRIERA - Rodrigo Perez, esperto giocatore del Cobreloa successivamente parlerà del giovane prodigio come di “una giovane capra, uno che correva, ma tanto. Non aveva paura di niente, di prendere calci, di darli. Ma la cosa che subito ci impressionò era il suo talento innato”. Dal giorno dell’esordio nel Cobreloa, Alexis brucia le tappe : oltre alle convocazioni nelle varie selezioni giovanili cilene, nel solo torneo di clausura dell’anno 2006 realizza a soli 17 anni, 9 gol in 12 partite. Da questa stagione i compagni lo chiameranno “El nino Maravilla”. Il suo nome inizia a circolare anche in Europa, dove le squadre che si interessano dei giovani talenti delle periferie sudamericane, sono sempre le stesse. Villarreal, Werder Brema e soprattutto, Udinese. I friulani riescono a concludere l’operazione Sanchez con un assegno da 2 milioni di euro. Ma la prima stagione e mezza la passa in prestito, prima al Colo Colo, poi al River Plate di Simeone e Diego Costa, che ha ritrovato in queste stagioni da avversari. Appena tornato in Italia, si parla molto di lui. Soprattutto per una clamorosa offerta per il ragazzo non ancora ventenne dal Manchester United di Alex Ferguson. 20 milioni, ma la notizia vera è che l’Udinese rimanda al mittente l’offerta, puntando tutto sul talento di Tocopilla. E verrà ripagata. Anche se nelle prime due stagioni tutti prendono di mira Guidolin ed il giovane Sanchez, che ha problemi, come la maggior parte dei sudamericani umili ed introversi, di adattamento. Ma l’allenatore friulano non demorde e punta tutto sul “nino” per la stagione 2010-2011, che lo consacrerà come talento assoluto. C’è un momento nella storia di un calciatore che verrà ricordato quasi per sempre. E se dobbiamo scegliere un momento, una data, nella carriera di calciatore da Alexis Sanchez, questa è senza alcun dubbio il 27 Febbraio del 2011. A Palermo si gioca per un posto in Champions e la partita di Alexis è da favola. Poker nel 7-0 finale al Barbera. Con un gol in contropiede che certifica le qualità di velocista del cileno, che chiude la partita con la bicicleta sul portiere in uscita. Gol che richiama quelli di uno degli idoli di Sanchez. Quel Ronaldo del quale al barça prenderà il suo numero di maglia.
Questa sarà anche l’ultima stagione in maglia bianconera di Sanchez, che in estate passa al Barcellona di Messi, per 38 milioni circa, la cifra più alta pagata per un calciatore cileno dopo Salas che passò dalla Lazio alla Juventus.
CON LA ROJA – Partecipa al Mondiale Under 20 in Canada, segnando anche un gol nella vittoria per 3-0 sul Congo, vincendo la medaglia di bronzo. Con i “grandi” invece l’unica partecipazione al Mondiale di Sanchez è quella in Sud Africa nel 2010, dove gioca tre partite da titolare senza mai segnare, uscendo contro il Brasile negli ottavi di finale. Spera invece di continuare la striscia positiva che lo vede protagonista dalle qualificazioni per il Mondiale brasiliano, dove ha realizzato 5 gol come Vidal e Vargas.
CURIOSITA’ – Proprio il record che ha stabilito con il suo trasferimento al Barcellona è molto particolare per la storia di Sanchez. Come abbiamo già detto il ragazzo, tornato in Italia dal prestito al River Plate, nel 2008, non riuscì ad ambientarsi subito in Italia. E chi fu il connazionale che gli diede una mano??? Proprio “el matador” Marcelo Salas. Come è raccontato nel libro che celebra la carriera del nino maravilla, “Alexis, el camino de un crack” del 2011, fu proprio l’ex laziale ad aiutare il giovane Sanchez. Come? Con un foglio nel quale aveva scritto un elenco di frasi utili da usare nella vita quotidiana. Un aneddoto che,a posteriori, ha dato una mano al ragazzino di Tocopilla nel suo periodo più difficile. Ma il carattere di Sanchez è duro, come dicevano i suoi compagni ai tempi del Cobreloa. Ed una sua intervista alla fine della stagione 2011 lo confermava. La sua voglia, la sua cattiveria nel migliorarsi sempre e alla continua ricerca della perfezione : “Voglio diventare uno dei giocatori più forti al mondo, ma per riuscirci devo lavorare su tutto, soprattutto sulla fase realizzativa. Ho ancora 21anni e tante cose da imparare. Penso troppo al gol, così, quando mi trovo a tu per tu col portiere avversario mi vengono in mente dieci cose diverse: mi chiedo se ho commesso fallo, se il guardialinee ha alzato la bandierina, mi ricordo di un errore precedente. Devo essere più istintivo e pensare solo a buttarla dentro. Tutti mi ripetono che il gol arriverà e arriverà, ma non arriva mai”.
Quei gol sono arrivati e gli sono valsi la chiamata del Barcellona dei fenomeni, dove non molti credevano potesse trovare molto spazio tra i vari Messi, Fabregas, Villa. Ma la determinazione nel guadagnarsi un posto in squadra è la stessa che aveva a 16 anni nel Cobreloa, ed il numero dei gol sono dalla sua parte. La stessa determinazione che metterà in campo anche in Brasile per la sua Roja.