In provincia di Albacete, a Fuentealbilla, nel tiepore primaverile che l’11 Maggio offre, nasce nel 1984 Andrés Iniesta Luján. Andrés non é solo uno dei fiori piú rari nati in Castilla la Mancha, é uno dei piú rari nel vasto prato del calcio. Se ne accorgerá subito il Barcellona che a 12 anni lo arruolerá ne La Masia, la cantera blaugrana. Il silenzioso centrocampista assume pian piano un ruolo sempre piú significante fino al passaggio in prima squadra dove va a completare la Trinitá con Xavi e Messi.
Dire che i tifosi della Roja amano Iniesta é ridurre ai minimi termini quanto davvero questi provano per il manchego. Andrés, dal canto suo, in campo con le sue magie ringrazia la torcida. Se poi segni un gol in finale del Mondiale, ai supplementari, contro l’Olanda, i tifosi non hanno piú dubbi: é amore.
Flashback: Mondiali 2010
La Spagna debuttó contro la Svizzera e l’incontro lascia ancora dei ricordi amari nella mente della Roja perché fu la prima (e l’unica, peró) sconfitta delle Furie Rosse nella manifestazione. Al minuto 77 gelo in campo: Iniesta deve uscire a causa di alcuni dolori. Tutto fa pensare all’infortunio dell’anno prima che lo costrinse a rimanere a casa durante la Confederations Cup.
Nella gara successiva, contro l’Honduras, Del Bosque decide di preservare il centrocampista per match piú importanti e lo lascia a riposo. Vittoria facile per 2-0: doppietta di Villa. Nell’ultimo incontro della fase a gruppi, contro il Cile, Andrés é pronto e torna negli XI titolari e quando la sua Nacional é ferma sull’1-1, segna il gol decisivo. Cominciata la fase eliminatoria, Iniesta è fondamentale ed eccolo dal primo minuto in ogni gara. Agli ottavi la Roja vince di misura contro il Portogallo, ancora centro di David Villa. I quarti sembravano cosa piú complicata per la Spagna visto lo spessore dell’avversario, il Paraguay. Andrés (Man of the Match a fine partita) innesca l’azione per il gol decisivo del solito Guaje.
In semifinale c’è la bellica Germania con la voglia di rivincita dopo la sconfitta subita nell’Europeo di due anni prima. Questa volta nada Iniesta, nada Villa ma sì Xavi per la testa di Puyol. La Spagna va in Finale. Per la Spagna è la prima Finale, per i rivali, i Paesi Bassi, giá la terza (le scorse due le persero). Partita tutt’altro che bella e molto cattiva soprattutto da parte dell’Olanda. I tempi regolamemtari si concludono sullo 0-0 e la notte, in Africa, sembra piú lunga e buia che mai. Il gol arriva dopo 112 minuti: Fabregas libera Iniesta e Andrés con un diagonale gonfia la rete. É il gol che vale il Mondiale, il gol piú importante nella storia della Spagna portava il suo nome. Il miglior giocatore della finale fu lui ma l’MVP della competizione lo portó a casa Forlán.
Don Andrés ai Mondiali 2014
Dopo 4 anni, il manchego è ancora il punto cardine della Nazionale spagnola. Non viene dalla sua miglior stagione (50 partite disputate fra Liga, UCL e Copa del Rey e soli 3 gol in 3720 minuti) ma la colpa non è del tutto sua, il suo club ha attraversato una fase difficile dopo l’uscita di scena di Guardiola, il dramma di Vilanova e le incertezze del Tata Martino.
Se don Andrés, come lo chiamano in Spagna, ha qualcosa, quello è magia, talento e fantasia. Un centrocampista polivalente, moderno, solido, veloce, visione di gioco che possiedono pochi privilegiati, ha bisogno della palla tra i piedi per liberare il genio che c’è in lui, celebri i suoi armoniosi tocchi e i suoi duetti con Xavi. Iniesta non è peró solo tocco palla, è capacitá di concludere a rete con gol anche belli e pesanti. Andrés ama guidare la squadra, ricevere palla, fare l’ultimo passaggio. Nella Roja El Ilusionista é intoccabile, é l’uomo umile prima che il giocatore che dá equilibrio, il punto di riferimento. Més que un jugador.