25 giugno 1991. Una data che apparentemente sembra come tutte le altre, almeno per noi italiani. Per la Croazia rappresenta invece un giorno storico: la separazione dalla Jugoslavia. L'indipendenza finalmente raggiunta, dopo che il popolo croato era stato prima parte dell'impero Austro-Ungarico e poi sotto il dominio del maresciallo Josip Broz, comunemente noto come Tito, che aveva instaurato in tutti i Balcani una repubblica socialista federale, nota a tutti come Jugoslavia, per l'appunto.
L'indipendenza, riconosciuta ufficialmente quel 25 giugno, era già stata dichiarata un anno prima, nel 1990, dallo stato croato, che aveva così formato un proprio governo, emanato una propria costituzione, e ovviamente formato una propria nazionale di calcio.
A dire il vero, una rappresentativa Croata si era già vista: bisogna ritornare al periodo della seconda guerra mondiale, quando lo stato era sotto il dominio tedesco. Quella squadra disputò 16 partite, poi quando i tedeschi furono sconfitti, divenne parte della Jugoslavia.
Ufficialmente, la Croazia giocò il suo primo incontro il 17 ottobre 1990, contro gli Stati Uniti, vincendo per 2-1, sotto la guida dell'allenatore Drazan Jerkovic.
Arrivò a disputare la prima competizione internazionale nel 1996, quando prese parte all'Europeo, con Miroslav Blazevic in panchina. Un personaggio molto particolare: era noto soprattutto per la sua superstizione, la credenza nell'oroscopo e la sua passione per i vini.
Quell'anno il torneo continentale si giocava in Inghilterra. Venne inserita nel gruppo D, insieme a Portogallo, Turchia e la Danimarca, campione uscente. Riuscì a passare ai quarti di finale come seconda classificata, battendo l'ostica Danimarca con un netto 3-0, trascinata da Zvonimir Boban e Davor Suker, chiudendo alle spalle del Portogallo di Luis Figo.
Il cammino della Croazia si arrestò ai quarti, dove dovette arrendersi allo stra-potere della Germania, probabilmente la squadra più forte tra le contendenti, che vinse per 2-1 grazie alle reti di Klinsmann e Sammer, e poi andrà a conquistare il trofeo. Blazevic poteva comunque essere solamente soddisfatto di quanto fatto vedere dalla sua squadra, e non era difficile pronosticare un futuro radioso per quel gruppo.
La qualificazione al mondiale del 1998 non fu così semplice come ci si poteva aspettare: la nazionale Croata viene inserita nel gruppo 1, insieme alla Danimarca, e si classificherà seconda, a causa della sconfitta per 3-1 a Copenhagen. Agli spareggi ha incontrato l'Ucraina, e il risultato fu un 2-0 casalingo all'andata, mentre a Kiev, al ritorno, finì 1-1. Suker e compagni conquistarono così il biglietto per andare a disputare il loro primo mondiale.
Va decisamente meglio nella fase a gironi del mondiale di Francia: inserita nel gruppo H con Argentina, la favorita per il primo posto, e due debuttanti, Giappone e Giamaica. Facile immaginare come sia andata a finire: primo posto per i sudamericani, guidati da Gabriel Omar Batistuta in attacco, e secondo per la Croazia, che perde lo scontro diretto per 1-0 nell'ultima partita, e cede il primo posto agli argentini.
La squadra dimostra subito una grande solidità, complice anche una rosa sicuramente non di secondo piano. In porta c'è Ladic, storico estremo difensore della Dinamo Zagabria; la difesa è a tre, con Dario Simic, visto anche in Italia, nell'Inter e soprattutto nel Milan, poi Stimac e Bilic, che si passeranno il testimone di allenatore della Nazionale 14 anni dopo (per la precisione fu il secondo a passarlo al primo). A centrocampo sugli esterni corrono Stanic e Jarni: il primo, trequartista adattato, passa dal Parma e dal Chelsea, chiudendo la carriera per colpa di un infortunio a soli 32 anni; il secondo fu più giramondo, ma fu visto in italia nella prima metà degli anni '90, con le maglie di Bari, Torino e Juventus. In mediana il roccioso Soldo, punto fermo del centrocampo dello Stoccarda, con Asanovic, passanto anche da Napoli, e sulla trequarti Zvonimir Boban, sicuramente il più talentuoso di tutta la squadra. In attacco Vlaovic, visto a Padova, poi passato anche da Valencia, e Davor Suker, il capocannoniere, il trascinatore della squadra a quel Mondiale, che è stato la prima punta del Real Madrid della Champions League del 1998.
In panchina, ancora Blazevic, che in quel mondiale si rese protagonista di diversi episodi curiosi: ad esempio, volle che il ritiro della sua squadra fosse nella regione del Beaujoulais, noto vino della zona del Rodano, e si presentò in ritardo a una conferenza stampa perchè stava aspettando un fax con l'oroscopo, in arrivo da Zagabria (curioso come si giustificò dicendo che era rimasto in albergo a vedere il film "sette anni in Tibet").
Agli ottavi di finale la Croazia dovette affrontare la Romania, vincitrice del girone davanti ai maestri dell'Inghilterra grazie alla vittoria per 2-1 nello scontro diretto. Una sfida tra due possibili sorprese: quella nazionale era guidata in campo da Gheorghe Hagi, il miglior calciatore rumeno di tutti i tempi, e aveva altri validi elementi in Munteanu, Popescu e Petrescu. La partita è molto equilibrata, e viene risolta dal dischetto sul finire del primo tempo: segna ancora Davor Suker. 1-0 e Croazia avanti.
Il quarto di finale ha il sapore di rivincita: per la nazionale di Blazevic c'è la Germania, che due anni prima li aveva eliminati dall'Europeo. Partita senza storia: al 40' Worns si fa espellere e lascia in 10 i Tedeschi, che nel secondo tempo vengono distrutti dai Croati, grazie ai gol di Jarni, Vlaovic e, immancabilmente, Suker. 3-0. Alla prima partecipazione ad un Mondiale, la Croazia è in semifinale. Una paese che 10 anni prima nemmeno esisteva.
8 Luglio 1998, Parigi St. Denis, Stade de France. Si gioca Francia-Croazia: i padroni di casa, che ai quarti hanno eliminato l'Italia ai rigori, affrontano la sorpresa del Mondiale. La Francia dovrebbe vincere facile, almeno sulla carta, ma è la Croazia che passa in vantaggio all'inizio del secondo tempo: Asanovic dopo un dribbling a centrocampo mette Suker in porta con un lancio perfetto di 25 metri, e ovviamente il numero 9 non sbaglia. La posizione è regolare, Thuram sbaglia la linea e lo tiene nettamente in gioco. Il calcio però toglie e da: è lo stesso terzino destro ex Juve a firmare il pareggio, appena un minuto dopo. Boban perde la palla al limite dell'area, che finisce tra i piedi di Djorkaeff, che di prima intenzione con l'esterno mette il nativo di Guadalupe in condizione di concludere alle spalle di Ladic. E non è finita qui. Al 69' ancora Thuram avanza palla al piede sulla sua fascia destra e serve Henry centralmente, che gli restituisce palla, ma Jarni è in vantaggio: sulla pressione del terzino francese però va in difficoltà e non riesce a spazzare, lasciando lì la palla, e subito il suo avversario ne approfitta per scagliare un sinistro perfetto che si infila sul secondo palo. Ladic è battuto, 2-1. Il sogno Croato sembra iniziare a svanire. Le speranze vengono riaccese da una follia di Blanc, che si fa espellere per una manata, totalmente inutile, ma a spegnerle definitivamente è Barthez, che con un gran colpo di reni nel finale manda in corner un tiro di Jarni dal limite dell'area che aveva subito una pericolosa deviazione.
Finisce 2-1. I padroni di casa andranno a vincere il Mondiale trascinati da Zidane, mentre i Croati dovranno "accontentarsi" del terzo posto, ottenuto grazie alla vittoria contro l'Olanda, per merito di Prosinecki e ovviamente Davor Suker, che chiuderà da capocannoniere della manifestazione con 6 gol, su 10 totali realizzati dalla sua Nazionale.
Appena pochi anni dopo la divisione della Jugoslavia, del sangue che scorreva nelle vie di Zagabria, dei conflitti balcanici, è una Nazionale di calcio a unire un paese, come era già capitato all'Italia nel 1982, nel periodo delle Brigate Rosse. Probabilmente a oggi il cammino della Croazia è il più sorprendente di sempre in un Mondiale, nonostante si sia fermato in semifinale: una squadra che si era formata solo 6 anni prima ha chiuso sul podio un Mondiale.
4 anni dopo un'impresa simile riuscirà alla Turchia di Hakan Sukur, che strapperà la qualificazione per il rotto della cuffia e poi avrà la fortuna di trovar sulla sua strada due squadre comunque mediocri come Giappone e Senegal, prima di soccombere al Brasile in semifinale. Resta sì un grande piazzamento, ma quello che riuscì a fare quella Croazia resta comunque un'impresa storica e, vista la situazione nello stato, irripetibile.