Dalle periferie del calcio belga alla Champions League, fino al sogno Mondiale. Simon Mignolet è personaggio "strano", professionista vero. Ragazzo diverso dal normale stereotipo del calciatore ricco e adorato. Professionista, amante dei libri, seguace del lavoro. Cinque anni fa prende il via, come moto inarrestabile, la sua carriera. Vince il titolo di seconda divisione belga con il Sint Truiden. Da lì l'approdo al Sunderland. Seduce la Premier fino a convincere il Liverpool a portarlo ad Anfield per sostituire il partente Reina. La prima stagione è subito positiva. I reds sfiorano il colpaccio e chiudono alle spalle del City. Rodgers racconta così l'arrivo del suo nuovo portiere "Penso che sia un portiere eccezionale, farà sempre meglio. Lui è venuto in un club fantastico, a sostituire una leggenda come Pepe Reina e dopo il normale ambientamento ha dato un grande contributo".
A FIFA.com è proprio il belga a narrare il suo approdo nel grande calcio. L'entusiasmo di un ragazzo, ormai ventiseienne, che si tinge di note di realismo. Mignolet fissa l'obiettivo, di squadra "Il primo anno a Liverpool è stato il primo anno in un grande club. Sono soddisfatto, anche se penso di poter migliorare ancora tanto. Non ho obiettivi personali, penso solo a quelli di squadra. Sono orgoglioso del mio cammino, ma ho ancora tanta strada da percorrere. Posso solo continuare a lavorare ed è quello che intendo fare".
La passione per lo studio, la laurea in Scienze Politiche e un Mondiale alle porte "Grazie ai miei studi sono riuscito a perfezionare la conoscenza delle lingue e questo aiuta quando devi comunicare con i compagni. Il nostro obiettivo è arrivare al secondo turno, dopo di che non resta che aspettare e vedere. Il portiere è solo l'anello di una squadra che ha un solo obiettivo, vincere". Idee chiare, altruismo, mentalità da leader. Nel Belgio dei talenti in erba, su tutti Hazard, a risultare decisivo potrebbe essere un giovane portiere diventato adulto in fretta.