E' l'Uruguay, nel 1930, a organizzare la prima edizione dei mondiali di calcio. La scelta della Fifa e del suo presidente, il francese Jules Rimet, ricadde sul piccolo paese sudamericano per celebrare il centenario della Costituzione uruguaiana, ma soprattutto perchè a livello calcistico la “Celeste” era la nazionale più forte del mondo, con due titoli olimpici già in tasca, conquistati nel 1924 a Parigi e nel 1928 ad Amsterdam. Alcune squadre europee si rifiutano di andare a disputare il mondiale in Uruguay, tanto che alla fine le nazionali europee sono solo quattro. La Francia, per ovvi motivi legati alla presenza del presidente Rimet, la Jugoslavia, il Belgio e la Romania, capitanata da Rudolf Wetzer e gestita dal tecnico Radulescu, sotto l'osservazione attenta del Re, Carlo II. Le rimanenti nove, per un totale di tredici nazioni rappresentate,sono tutte americane. Oltre all'Uruguay padrone di casa, ovviamente la fortissima Argentina, un Brasile non ancora sbocciato, e poi Cile, Messico, Paraguay, Perù, Bolivia e Stati Uniti. Quattro gironi, tre con tre squadre e uno da quattro, con Uruguay, Argentina, Brasile e Stati Uniti teste di serie. E' il primo e ultimo mondiale che si gioca in una sola città, perchè tutti i tre stadi impiegati per le partite sono a Montevideo. C'è il piccolo stadio di Pocitos, costruito nel 1921 e demolito nel 1940 per far spazio a nuovi quartieri residenziali; c'è poi l'Estadio Parque Central, del Club Nacional, ancora tutt'oggi uno dei più importanti impianti sportivi uruguaiani. E infine, o meglio, davanti a tutti, c'è il mitico stadio “Centenario”, la casa del Penarol. All'epoca una capienza di quasi centomila posti a sedere, forse anche di più, per uno stadio incredibile, un'eterna leggenda del calcio sudamericano. Probabilmente non si vedono più, ma sulle gradinate del “Centenario”la scritta “Uruguay Campeon” era cosa facile da trovare.

Sono due le partite inaugurali del primo mondiale della storia; il 13 luglio del 1930 si giocano in contemporanea alle ore 15. A Pocitos, Francia-Messico finisce 4-1 per i transalpini, sotto una forte nevicata, date le temperature invernali dell'emisfero australe. Al Parque Central si gioca invece Stati Uniti-Belgio, 3-0 il finale in favore degli statunitensi. La prima partita dell'Uruguay, che gioca sempre al Centenario, è il 18 luglio, contro il Perù. Un 1-0 esiguo in favore della nazionale di casa, anche se di spettacolo, in quel primo match, se ne vede ben poco. Più larga la vittoria sulla Romania (4-0), che consente alla Celeste di qualificarsi alle semifinali. L'altra grande protagonista del mondiale uruguaiano è l'Argentina. La nazionale albiceleste gioca, come da tradizione, un bellissimo calcio, fatto di rapidità, possesso palla e veloci verticalizzazioni verso la porta. Gli argentini in una settimana liquidano Francia, Messico e Cile, portandosi a casa il primo posto del girone. Le altre due semifinaliste sono le sorprendenti Jugoslavia e Stati Uniti. Vedendo gli accoppiamenti, si sanno già i nomi delle due contendenti della finale del mondiale. Le due più forti nazionali di quel mondiale, forse del mondo, anche contando alcune squadre europee come l'Austria, la Cecoslovacchia e l'Inghilterra. Uruguay e Argentina nelle semifinali regolano con lo stesso risultato di 6-1 rispettivamente Jugoslavia e Stati Uniti.

Arriviamo al 30 luglio. Al Centenario, davanti a 93mila spettatori, si affrontano le eterne rivali. Una rivalità sfociata per fortuna nel pallone, ma che deriva dal contrasto e del rapporto di vicinato fra i due paesi. Gli argentini considerano l'Uruguay come una loro dependance, di poco staccata. Una loro provincia. Gli uruguaiani, che si sono sempre battuti per la loro indipendenza, hanno firmato cent'anni prima la loro Costituzione. Sul campo del Centanario da una parte ci sono i padroni di casa, con Ballesteros in porta, poi Nasazzi, Mascheroni, Andrade, Fernandez, Gestido, Dorado, Scarone, Castro, Cea, Iriarte. I blanco-azul rispondono con Botasso, Della Torre, Paternoster, J. Evaristo, Monti, Suarez, Peucelle, Varallo, Ferreira, M.Evaristo e il vincitore della classifica marcatori del mondiale, Guillermo Stabile, otto reti per lui in cinque partite, una media spaventosa. L'arbitro è il leggendario belga Langenus, il miglior arbitro al mondo di quell'epoca, contattato pochi giorni prima dall'organizzazione quando già era tornato in Belgio, perchè nessuno voleva arbitrare quella partita. La partita sarebbe l'occasione di una rivincita per gli argentini, battuti dall'Uruguay per 2-1 due anni prima nella finale delle Olimpiadi di Amsterdam. E invece è l'ennesimo trionfo “celeste”. I padroni di casa vanno in vantaggio a dieci minuti dall'inizio con Dorado, ma gli argentini pareggiano al 20' con il centrocampista Peucelle. Al 37' Guillermo “El Filtrador” Stabile gela lo Stadio Centenario portando avanti l'Argentina sul 2-1. Nel secondo tempo l'argentino Luis Monti, poi naturalizzato italiano e campione del mondo con gli azzurri nel 1934, fallisce la rete del ko, e sul proseguimento dell'azione Cea pareggia. Al 68' Iriarte porta gli uruguaiani sul 3-2, e a un minuto dallo scadere è il centravanti Castro a chiudere il conto, 4-2, nel tripudio generale dello Stadio Centenario. E' il primo titolo mondiale dell'Uruguay, che può festeggiare dopo i due ori olimpici del '24 e del '28.