Finisce il turbolento cammino dei gironi, fatto di conteggi, calcoli, differenza reti. Ora non si riflette più su statistiche e numeri, parla il campo. Uno contro uno, eliminazione diretta. 180' e chi perde saluta, senza appigli o recriminazioni. Si passa dalla fase del possibile recupero a quella del dentro-fuori. Se possibile, l'adrenalina sale a un livello ancor superiore. I rintocchi di una musica magica si colorano di una pressione ulteriore. La Champions raccoglie le sue sedici sorelle e le pone le une contro alle altre per scegliere l'eletta, la prescelta al trono. A Nyon l'urna più attesa. Il sorteggio più temuto. Due fasce, tanti paesi rappresentati. Fanno la voce grossa Inghilterra e Germania, risponde la Spagna, che accanto ai colossi Barcellona e Real, pone l'Atletico delle meraviglie. L'Italia è una luce flebile, una candela che, per miracolo, emana un fioco bagliore. Un chiarore rossonero tiene vivo il bel paese, dopo i saluti, differenti, di Napoli e Juventus. Dalla Francia incombe il ricco e bramoso Psg, mentre le cenerentole d'Europa, già soddisfatte di un cammino così lungo, si godono il momento, l'occasione, il palcoscenico.

PRIMA FASCIA

BAYERM MONACO

Doveroso partire dai campioni. Una squadra straordinaria, capace, sotto la guida di Heynckes, di conquistare tutto. In estate è arrivato Guardiola, altra filosofia, altro calcio. Da Dortmund, via clausola rescissoria, il talentino Goetze. In mediana Thiago Alcantara, un protetto di Pep. A guidare il gruppo il miglior Ribery di sempre. Lahm reinventato in mediana. Le magiche rivoluzioni del profeta spagnolo. Da un calcio fisico, potente, all'infinito possesso palla di stampo catalano. Un falso nove, nessun punto di riferimento. Ha dominato il girone, fino all'ultima giornata. Lì una distrazione e una sconfitta inattesa. Il City, sotto 2-0, ha sorpreso i bavaresi, apparsi per la prima volta vulnerabili. La Bundesliga pare già in saccoccia, con un Borussia sottotono e un Bayer inferiore. Difficile non considerarli per il repeat.

REAL MADRID

Occorre forse ripartire dalle parole di Mourinho. “La Champions è un sogno, non un'ossessione”. Eppure a Madrid l'attesa, spasmodica, per la decima Coppa sta contagiando l'ambiente. La pressione è ai massimi e Ancelotti non può fallire. Via Ozil, è arrivato lo strapagato Bale, che, dopo un inizio condizionato da infortuni e problemi fisici, ha relegato in panchina Di Maria. Ora il Madrid corre e gioca bene. Sì, perché i palati fini del Bernabeu amano il bello quasi più dell'utile. L'inizio è corso via su binari imperfetti. Difficoltà, brusche frenate, poi la svolta. Il rientro di Xabi Alonso ha restituito geometrie e sicurezze. Tra i pali prosegue l'alternanza tra Casillas e Diego Lopez, mentre in mediana, alla lunga, potrebbe pesare l'assenza di Khedira. Poi c'è Cristiano Ronaldo, ma parlarne sarebbe superfluo. Extraterrestre.

PARIS SAINT GERMAIN

Fantasie da sceicchi, propositi di potere. Ibrahimovic è come il vino, invecchia e alza l'asticella del rendimento. Trascina i compagni e perfino Cavani si adatta a fare il valletto del gigante svedese. La difesa è stata cristallizzata dall'arrivo di Marquinhos. Con Thiago Silva e Alex, un pacchetto al top. Thiago Motta e Verratti, principino nell'incantata Parigi, infarciscono di qualità il centrocampo. Blanc ha creato un ottimo concentrato, anche se in Ligue 1 non ha ancora segnato un rassicurante solco. Il Monaco di Falcao resta a contatto. Il modesto gruppo con Benfica, Olympiakos e Anderlecht non ha fornito adeguate risposte, ma nella corsa al titolo resta in prima fila. I problemi possono essere semmai di abbondanza. Tante le facce scure. Da Lavezzi a Menez, fino a Pastore e Lucas. É l'anno del Mondiale e nessuno ama sedersi a rimirare gli altri.

BARCELLONA

Il Barca resta in vetta alla Liga, ha appena triturato il Celtic nel segno di Neymar, dopo la sconfitta di Amsterdam, eppure non desta la stessa impressione di forza degli altri anni. Finita l'era Guardiola – Vilanova, il gruppo sta ancora assorbendo il passaggio al Tata Martino. Molte le vittorie, vero, eppure il dubbio che il giocattolo si sia rotto resta. Il tiqui taca è stato messo sotto processo. É un sistema di gioco straordinario, ma solo se eseguito a velocità supersonica. Altrimenti si trasforma in qualcosa di stantio e facilmente leggibile. Xavi e Iniesta, esemplari artistici dell'universo calcio, mostrano per la prima volta i segni del tempo. Messi è preda di infortuni continui e preoccupanti. Non parte favorito il Barcellona, ma la storia è scritta sui libri e i libri dicono che questi uomini da anni dominano il panorama europeo. Darli per morti sarebbe l'errore più grande.

BORUSSIA DORTMUND

Qualificazione acciuffata per i capelli. Grosskreutz e la gioia a un passo dal baratro. La finalista dell'ultima edizione ha rischiato di lasciare la compagnia presto, troppo presto. Il mago Klopp, in questi mesi, ha dovuto affrontare una serie incredibile di infortuni. Tutto il pacchetto arretrato si è accomodato in infermeria. Casi di mercato hanno destabilizzato l'ambiente e la fuoriserie giallonera si è inceppata. In Bundesliga, dove la vetta dista dieci punti e in Europa. Le stelle non mancano. Reus, Lewandowski, Mkhitaryan, ma il treno dei miracoli sembra ormai lontano. Il sogno sfumato nella notte di Wembley pare evento perso all'orizzonte. Resta un avversario complesso, perché in grado, in una sfida a eliminazione diretta, di sfruttare caratteristiche uniche, come la tremenda velocità del reparto offensivo.

CHELSEA

Il ritorno del profeta Mourinho. Un dio a Stamford Bridge, come a Milano. Il portoghese cerca l'alloro europeo che è mancato nella sua prima apparizione con i blues. La logica è la stessa. Infondere nel gruppo la sensazione di invincibilità, la convinzione di non poter perdere mai. Squadra fondata sull'esperienza di alcuni senatori come Lampard e Terry e su una trequarti con pochi eguali in Europa. L'arrivo di Willian, in aggiunta ai già presenti Oscar, Hazard e Mata ha ulteriormente ampliato l'arsenale a disposizione di Mou. La scommessa Eto'o resta un'incognita. Il camerunense è per ora parente lontano del campione visto in maglia Inter. L'età, anche a lui, presenta il conto. Il ritiro dorato nella ricca Russia non ha giovato all'atleta Samuel. Il Chelsea non è al livello delle migliori, ma può preoccupare, perché conosce ambienti e partite di questo lignaggio.

MANCHESTER UNITED

L'addio di Sir Alex Feguson non si digerisce così facilmente. Moyes ha provato a far dimenticare la leggenda scozzese, ma all'Old Trafford è rimasta nell'aria la figura imponente del condottiero di successo. Il carisma, lo sguardo, perfino i tic di sua maestà sono impressi nel tempio di Manchester. E la squadra sembra rimasta al passato. Perde, troppo, in Premier e si arrangia in Europa. Ha vinto il girone, senza perdere, ma brillando il giusto. La stella, ancor di più l'anima, resta Rooney. Uomo a tutto campo, leader. Lui più di Van Persie. La sorpresa è il giovane Januzaj, ultimo prodotto dei red devils. Dietro scricchiolano le ginocchia dei grandi vecchi, Ferdinand e Vidic, mentre in campo corre un quarantenne immortale. Si chiama Ryan Giggs.

ATLETICO MADRID

Il miracolo del Cholo. Simeone ha plasmato un undici di lotta e di governo. Corre, suda, è affamato l'Atletico. Fa paura, a tanti. Cinque vittorie, un solo pareggio, nel freddo russo, in sei partite. Un bomber di razza, Diego Costa, che lotta con i marziani Messi e Ronaldo in Liga. Per la prima volta da tempo immemore il campionato spagnolo si è aperto oltre il duopolio Barca – Real, per accogliere i colchoneros nel gota iberico. A leggere nomi e curriculum i biancorossi non dovrebbero superare lo scoglio dei quarti, ma il campo ha detto altro e le potenze d'Europa non gradirebbero un accoppiamento con una squadra in missione.

SECONDA FASCIA

MILAN

L'italiana meno attesa, approda, solitaria, ai quarti. Impossibile pensare a un sorteggio abbordabile. In ogni caso i rossoneri partiranno sfavoriti. A oggi, solo il Manchester United appare abbinamento gradito, anche perché desta ricordi stuzzicanti. A Manchester, nella notte di Kakà, il Milan segnò la sua firma sul libro della Champions. Da lì fino al trionfo. Proprio il brasiliano, arrivato tra mille dubbi, dopo il buio periodo madrileno, rappresenta il volto dei rossoneri. Trascinatore in campo, educatore fuori. Un esempio per tutti, soprattutto per Balotelli. E Mario, piano piano, impara. Nella difficile notte di San Siro, con l'Ajax, senza Montolivo espulso, il bad boy si è sacrificato, ha fatto a sportellate e aiutato i compagni. Il processo di crescita pare ben avviato. Saranno loro a guidare il Milan nell'inferno degli ottavi. Il muro De Jong sarà chiamato a reggere l'urto davanti a una difesa vulnerabile, mentre ad Abbiati saranno chiesti i consueti straordinari. Possono fare strada i rossoneri? Guardando alla nostra Serie A la risposta parrebbe immediata, ma è una “bestia” strana quella condotta da Allegri. Ha stretto un patto col diavolo e il diavolo porta le grandi orecchie della Champions.

MANCHESTER CITY

La più forte delle seconde, insieme ai gunners. Pellegrini, finito nel gruppo del terribile Bayern, ha sognato lo sgarbo, ma il City è rimasto a un gol dal primo posto. Sovrastato all'Etihad si è preso la rivincita in Baviera. Dal mercato sono arrivati Fernandinho, che insieme a Yaya Touré costituisce la mediana più forte d'Europa, Jovetic, Jesus Navas. Tanti campioni, come sempre, da quando a Manchester hanno preso piede sceicchi amanti del calcio. Aguero è il simbolo dei blu di Manchester, ma qualche dubbio resta. Non certo sul materiale a disposizione. Silva è ad esempio talento come pochi. Quanto sulla capacità di giocare e vincere certe competizioni. A Kompany il compito più impervio. Guidare sapientemente un reparto arretrato che è il vero tallone d'Achille della squadra. Hart, tra i pali, resta un'incognita. E Dzeko? Resterà?

GALATASARAY

Una fitta bianconera. L'inferno gelido di Istanbul ha stravolto i piani della Vecchia Signora. Ha deciso Snejder, uno che l'Europa l'ha domata pochi anni orsono e con lui Drogba, campione eterno. Il Galatasaray è racchiuso tutto qui. Due grandi, da tempo, che cercano l'ultimo sussulto. Il resto è un insieme di nomi conosciuti nel Vecchio Continente, Melo e Muslera per dirne due, e di giovani turchi in rampa di lancio. In panchina Mancini, che ha accettato l'offerta faraonica del ricco Gala, dopo l'addio al City. Davanti Yilmaz, sogno biancoceleste. Il fattore ambientale è di importanza capitale, ma difficile faccia strada una compagine che ha mostrato limiti importanti, perdendo a Copenaghen.

ARSENAL

Che sia l'anno buono? Dopo stagioni passate a vendere giovani valorizzati dal lavoro di Wenger, un'annata da protagonisti. L'arrivo di Ozil, la rinascita di Ramsey e i londinesi intravedono un futuro roseo. In Premier, l'Arsenal comanda con cinque lunghezze sulle seconde e in Champions è uscito indenne da un girone di ferro con Napoli e Borussia Dortmund. Ha rischiato nella sfida del San Paolo, interpretata forse con troppa leggerezza, ma la vittoria di Dortmund testimonia una maturità importante. Il neo è la giovane età. Peserà nel prosieguo del cammino?

ZENIT

Inutile girarci intorno. Non merita granché di essere agli ottavi la squadra di Spalletti. 6 punti, una sola vittoria, con il Porto, lo scempio di una sonante sconfitta con l'Austria Vienna nell'ultima uscita. Il tecnico italiano ha respinto le critiche, ma l'ambiente è infuocato. Il brasiliano Hulk è il giocatore più rappresentativo. Criscito è tornato a buon livello e a fine stagione potrebbe rientrare in Italia. Davanti il russo Kerzakhov, in mezzo la qualità di Danny e di tanti nazionali russi, su tutti Shirokov.

BAYER LEVERKUSEN

Sorpresa tedesca. Annata finora sopra le righe quella della squadra condotta in panchina dall'ex reds Hyppia. Ottimo percorso in Bundesliga, seconda posizione alle spalle del Bayern, consolidata col successo al Westfalenstadion, e qualificazione all'ultima giornata utile agli ottavi di Champions. La vittoria a San Sebastian ha consentito ai tedeschi di salire al secondo posto, sfruttando la sconfitta dello Shakthar a Old Trafford. Un pizzico d'Italia nel Bayer. A destra gioca, titolare, Giulio Donati, un passato nella Primavera dell'Inter, tante esperienze in B, ora la ribalta Champions. Come cambia la vita con un po' di fiducia.

SCHALKE 04

La quarta tedesca ad approdare tra le migliori 16. Lo Schalke prosegue il suo cammino europeo, dopo lo spareggio, vinto, tra le mura amiche con gli svizzeri del Basilea. Un organico di medio livello, un talento in esposizione, Draxler. Giocatore dalle qualità incredibili. Trequartista, attaccante aggiunto, all'occorrenza regista. Campioncino. Difficile solcare la montagna degli ottavi, anche con Boateng.

OLYMPIAKOS

Favola greca. L'Olympiakos, ancora una volta, trascinato da un pubblico meraviglioso, complice un girone non proibitivo, supera i limiti tecnici di una compagine modesta e corona un sogno. Dietro al milionario Psg, i greci, capaci di superare l'Anderlecht e condannare il Benfica, in virtù di un doppio scontro diretto favorevole. La stella è Mitroglou, attaccante ambito da mezza Europa.