Gli dèi sembravano proprio non voler dare una mano all'Olympiacos, ma alla fine l'urlo di gioia del Karaiskakis riassume tutte le emozioni di una serata che poteva avere il finale di un thriller e che invece si conclude con il classico lieto fine. L'ultima partita del girone, sulla carta quella più facile contro un Anderlecht già sicuro dell'ultimo posto e senza vittorie, rischiava di trasformarsi in una beffa per i greci. Il meccanismo era semplice: a parità di punteggio con il Benfica serviva ripetere lo stesso risultato dei portoghesi, impegnati contro il Paris Saint-Germain capolista del gruppo, in virtù dello scontro diretto vinto ad Atene lo scorso 5 novembre.
L'Olympiacos imposta nel migliore dei modi la partita: fino a quando da Lisbona non arrivano notizie, non vale la pena affannarsi per sbloccare il risultato e si può gestire con tranquillità. Il tecnico degli ellenici Michel ha deciso di affidarsi a uno che queste partite le conosce bene, un certo Saviola desideroso di mettere la sua firma in questa edizione di Champions che lo ha visto soltanto in fugaci apparizioni. Senza l'infortunato Mitroglou, mattatore della partita in Belgio con la tripletta decisiva, tocca all'ex Barcellona guidare i compagni verso l'obiettivo. Da uno scambio con Fuster, Saviola è davanti a Proto ma mette a lato.
È il preludio al gol del vantaggio che arriva una manciata di secondi più tardi: la conclusione di Fuster è intercettata da un difensore belga, la palla arriva a Saviola che con Proto già andato per terra stavolta non può sbagliare. La partita sembra indirizzata bene, ma l'Olympiacos ha fretta di chiudere e si scopre troppo: da un angolo a favore c'è un ribaltamento di fronte che porta l'Anderlecht a perforare la retroguardia greca, con Gillet che serve a Kljestan l'assist del comodo pareggio. Le paure sembrano spazzate via dall'imminente notizia del vantaggio del PSG a Lisbona firmato Cavani, ma al rientro negli spogliatoi il Benfica pareggia e la situazione nel girone torna in perfetto equilibrio.
Inizia la ripresa e l'Olympiacos potrebbe subito tornare in vantaggio: fallo di mano in area di Kouyaté, secondo giallo e calcio di rigore. Dagli undici metri si presenta Saviola, ma Proto para l'esecuzione non troppo angolata dell'argentino. Il vantaggio numerico comincia a farsi sentire per l'Anderlecht che deve fronteggiare anche le sfuriate rabbiose di un Olympiacos assetato di vincere: Michel manda in campo Weiss per dare un segnale in tal senso. Ed è proprio dallo slovacco che arriva l'attesa scintilla: il suo tentativo di pallonetto su Proto è respinto dalla difesa, la successiva conclusione di Fuster è corretta in rete da Saviola. Ma il destino ha deciso che l'Olympiacos deve soffrire fino all'ultimo: il Benfica passa inaspettatamente in vantaggio sul PSG e greci con le spalle al muro, devono difendere il vantaggio a ogni costo.
E qui subentra il panico di chi non è abituato a gestire questo tipo di situazioni: l'Anderlecht, pur con un uomo in meno, ha un'opportunità per pareggiare, con Roberto che salva sulla battuta a colpo sicuro di Gillet. In contropiede arriva il secondo rigore della serata: Weiss detta a Campbell uno scambio e si presenta in area, N'Sakala lo atterra e rimedia il giallo. Stavolta è lo stesso Weiss ad andare dal dischietto, ma Proto neutralizza con i piedi e si prende la bella soddisfazione di parare due rigori in una partita di Champions League. Gillet spaventa nuovamente il Karaiskakis con un tiro al volo che Roberto manda in angolo.
Da Lisbona tutto tace e sembrano esserci le condizioni per la più sadica delle beffe, invece N'Sakala ci mette del suo rimediando la seconda ammonizione e lasciando i suoi in nove. Olympiacos talmente teso da farsi chiudere in difesa, ma trova la forza di ripartire solo nell'ultimo minuto: Weiss si presenta a tu per tu con Proto che lo stende e viene cacciato da Stark. Stavolta tocca a Dominguez che si trova di fronte Mitrovic: la sua battuta è angolata, nemmeno un portiere professionista avrebbe potuto salvare. A questo punto si può davvero festeggiare una qualificazione soffertissima agli ottavi di finale: era da quattro stagioni che l'Olympiacos non raggiungeva questo traguardo, conquistato con le unghie e con i denti. E alla fine gli dèi hanno deciso, non senza farsi attendere, di intercedere.