Un punto per parte. Che accontenta il giusto. Di certo non sorride Fonseca, che vede il Porto a un passo dal baratro. Terzo, a un punto dallo Zenit. Non cambia nulla dopo i novanta minuti di San Pietroburgo. 1-1 e pochi sorrisi. Parte bene il Porto, va in vantaggio, ma complice un'amnesia di Helton è raggiunto da un timido Zenit. Nella ripresa cambia lo scenario e i russi, fisicamente più in palla, sfiorano il colpaccio qualificazione. A due gare dal termine permane l'incertezza. Di certo affrontare le ultime due gare davanti, contro un Atletico presumibilmente qualificato e un'Austria Vienna da tempo lontana da sogni di gloria, è un bel vantaggio. Lo sa il Porto, lo sa Spalletti.
Sfida dai due volti. Lo Zenit, conscio di una migliore classifica, parte guardingo. Solo Hulk davanti, col match-winner dell'andata Kerzakhov in panchina. Il Porto fa la partita. Tridente veloce e di qualità, con Jackson Martinez, ispirato da Varela e Josuè. Spicca in mediana Fernando, recuperatore infaticabile. Chiaro il piano partita russo. Sfruttare eventuali errori degli ospiti e punire in contropiede. A passare sono gli uomini di Fonseca. Al ventitreesimo Danilo scende a destra e mette un cross, all'apparenza innocuo, che Lucho Gonzalez indirizza in maniera perfetta. Lodygin può solo osservare il pallone insaccarsi docilmente in rete. Scosso dallo svantaggio, lo Zenit entra in partita. E, favorito da Helton, cinque minuti dopo, trova il pari. Criscito e Witsel confezionano una perfetta azione corale, Hulk si avventa sulla palla che rotola, senza padrone, in area e fulmina Helton, addormentato tra i pali. Poco prima Spalletti era stato costretto a rinunciare a Danny, vittima di un problema muscolare. Il copione, dopo l'uno a uno, torna a essere lo stesso. Raggiunto l'obbiettivo, i padroni di casa si rintanano, quasi impauriti. Ma senza correre particolari pericoli giungono al riposo.
Ti aspetti l'assedio del Porto e invece lo spartito della ripresa è di ben altra fattura. Lo Zenit, un'altra squadra per voglia e consapevolezza, guadagna metri e campo. Hulk si allarga sulla fascia, lasciando la zona centrale al neo-entrato Kerzakhov. Al sesto episodio chiave. Otamendi intercetta con la mano un cross dell'attaccante. Non ha dubbi Hagen. Calcio di rigore. Va Hulk, ma ipnotizzato da Helton, calcia debolmente. Parato! Il riscatto dell'esperto portiere non galvanizza però gli ospiti, che a corto di fiato continuano a faticare. L'ingresso di Arshavin aggiunge ulteriore estro e imprevedibilità allo Zenit. Al settantreesimo la palla d'oro capita proprio sui piedi dell'ex Arsenal. Sublime tacco di Shatov a liberare il compagno, ma bravo Helton a chiudere lo specchio. L'ultimo brivido lo regala Varela, con un gran sinistro, che esalta i riflessi di Lodygin. Il risultato non cambia più.