Parafrasando George Orwell, si potrebbe dire che certi giocatori sono ''più uguali'' degli altri, almeno secondo la visione di Cesare Prandelli. E' difficile infatti trovare una giustificazione plausibile alla decisione del commissario tecnico azzurro di convocare Mario Balotelli per le sfide contro Armenia e Danimarca (ininfluenti per la qualificazione al Mondiale, poichè l'Italia ha già ottenuto il pass per il Brasile), alla luce delle ultime gesta del 23enne bresciano, reduce da uno stop di tre turni per le frasi ingiuriose rivolte al direttore di gara dopo Milan Napoli dello scorso 23 settembre.

L'impressione sul ''codice etico'' tanto strombazzato dall'allenatore di Orzinuovi è sempre stata quella che si trattasse di una mossa di immagine, volta cioè a ridare lustro alla nostra nazionale dopo il deludente Mondiale sudafricano, più che dell'inizio di un nuovo percorso disciplinare. Le motivazioni addotte dal c.t. per spiegare il rientro di Balotelli sono parse banali, se non addirittura ridicole; Prandelli ha detto che ''Mario ha già pagato per quello che ha fatto'' ed ha poi elogiato il Milan, a suo dire ''esemplare nel non presentare ricorso contro la squalifica''. In realtà, Balotelli non ha assolutamente pagato, visto che la società rossonera non gli ha comminato una multa o comunque sanzioni più pesanti del solito buffetto verbale di Allegri (che se ne era uscito con il canonico ''Mario deve capire che non bisogna fare queste cose''), mentre i legali del club di via Turati non sono stati ''esemplari'', ma soltanto intelligenti, dal momento che il referto dell'arbitro parlava talmente chiaro che un eventuale ricorso avrebbe potuto aggravare la situazione. Oltre alle perplessità sull'indulgenza reiterata verso un ragazzo che non smette di sprecare l'immenso talento che ha, e che anzi sfrutta ogni possibile atto di clemenza nei suoi confronti per evitare di crescere come uomo, sorgono inevitabili alcuni dubbi riguardo l'oggettività di Prandelli nel valutare le scorrettezze dei giocatori.

Infatti, se il centravanti milanista era già stato graziato dall'esclusione dalla nazionale nel gennaio 2012 (quando ''calpestò'' Parker in Manchester City-Tottenham), nell'aprile 2012 (rosso in Arsenal-City) e nell'aprile scorso (frasi irriguardose rivolte al guardalinee in Fiorentina-Milan), non è andata così bene per altri calciatori incappati in episodi simili. Daniele De Rossi è stato lasciato a casa dalle convocazioni in due circostanze (per due ''pugni'', uno in Shakhtar-Roma del marzo 2011 e l'altro nel derby del novembre 2012), mentre il suo ex compagno il giallorosso Osvaldo si è giocato la partecipazione all'ultima Confederations Cup per aver dato dell'''incapace'' ad Andreazzoli via Twitter; senza soffermarsi troppo su queste disparità di trattamento, è chiaro che pedine come Balotelli sono imprescindibili per la nazionale, ma è altrettanto evidente che simili ''retromarce'' sono irrispettose verso chi, come De Rossi e Osvaldo, ha sbagliato ed è stato punito così severamente. Prandelli rifletta sul fatto se sia giusto perdonare ad oltranza i capricci di un adulto che tale ancora non è e che si permette di gettare alle ortiche le straordinarie potenzialità delle quali dispone, in un Paese nel quale molti suoi coetanei sono costretti a chiudere nel cassetto i loro sogni perchè sanno che non li realizzeranno mai. Ci rifletta, il mister, altrimenti avrà la coscienza sporca.