Alla fine ha vinto Leo. Accade spesso a Barcellona. Messi è il Barca e non poteva non contare nella scelta del nuovo tecnico la volontà della Pulce. Sarà Gerardo “Tata” Martino a sedere nella prossima stagione su una delle panchine più prestigiose del calcio mondiale. Prestigio e richieste. Esose. Qui si vien per vincere, giocando a calcio. Qui ha imperato il tiqui taca. Palati fini quelli del Camp Nou. Compito non così agevole quello che attende l'ex allenatore del Newell's Old Boys in Argentina, elogiato proprio un anno fa, in un'intervista a “Olè”, dal più forte giocatore del mondo. Leo e Gerardo il nuovo duo a capo del Barca. I blaugrana scelgono lui, e con lui il vice Paolorroso e il preparatore atletico Pautasso, per rilanciare la sfida tutta spagnola al Real di Ancelotti e planetaria al Bayern dell'amato/odiato Guardiola. Qui, dove Pep è diventato leggenda, trasformando il Barcellona nella macchina perfetta, trasformando il calcio in arte, sublimando l'idea di bel gioco, qui ora risiede il Tata. Quattro titoli paraguaiani nel suo palmarès, ora la storia che cambia una carriera. A cinquant'anni l'occasione della vita. Allenare il più grande, e con lui Iniesta, Xavi, il meglio dell'Europa pallonara. Riportare in alto artisti assuefatti. Il grintoso Martino, abituato al calcio fisico sudamericano, per riempire il Barca, colmo d'esteti, di quella “garra”, di quella fame, ingrediente necessario per sollevare trofei.

 

Si spengono quindi le fioche voci sulle possibili alternative a Martino. Non Mancini, ipotesi intrigante, ma difficilmente percorribile, soprattutto non Hiddink. Il tecnico olandese aveva lasciato la panchina dell'Anzhi, dopo la pesante squalifica di sei giornate ricevuta per aver spintonato il quarto uomo nell'ultimo turno della scorsa stagione. Un tecnico esperto, un addio a sorpresa. Ovvia la veloce associazione con la vacante panchina catalana. Nulla di fatto. A Barcellona amano sorprendere. Soprattutto amano rischiare. Tutto su Gerardo Martino. Tutto su Leo Messi.

 

Gerardo Martino, dopo Tito Vilanova. Sconfitto dal ritorno dell'infida malattia. Sconfitto da quel tumore che non vuol lasciargli respirare l'aria del Camp Nou, che gli impedisce di godere appieno del football. Del suo football, della sua squadra. I suoi ragazzi intorno a lui. Guardiola, che dimentica le polemiche, vicino a lui. Lo sport, non solo il calcio, stretto attorno a Vilanova per la partita più grande. Animo Tito.