Dietro ai successi e al bel gioco della nazionale italiana Under 21 c’è l’ombra di uno dei grandi allenatori moderni, Arrigo Sacchi, il cui 4-4-2 è stato adottato dal tecnico Devis Mangia. La squadra azzurra è piena di talento dal centrocampo in su ma soprattutto gioca un calcio piacevole e ha raccolto applausi e complimenti. Questo pomeriggio a Gerusalemme (18:00, diretta su Rai 1) l’Italia si giocherà la finale del torneo continentale contro la squadra piú forte, piú tecnica e ammirata, la Spagna di Isco e Morata. Non è nuova l’Italia a situazioni del genere avendo giá giocato nella sua storia 6 finali (5 vittorie) nel torneo continentale, ma questa volta arriviamo all’appuntamento da sfavoriti.
“Ma qualche chance ce l’abbiamo” ha detto Mangia alla vigilia. “Sará una finale difficile, loro sono una grandissima squadra. Per caricare i miei gli ho fatto ascoltare la colonna sonora di Mission Impossible”. La Spagna non perde da 25 partite (23 vittorie e due pareggi) e in questa fase finale è a punteggio pieno senza aver subito neanche un gol. “È la partita piú importante che abbiamo giocato finora. Sará importante il modo di stare in campo, e nei momenti di difficoltà sará fondamentale trovare un compagno che ti aiuta. Ce la possiamo giocare”. I bookmakers non credono molto negli azzurri (quotati a 5 per la vittoria entro i 90 minuti) e danno la Spagna campione d’Europa a 1,36.
Italia e Spagna si guardano da lontano, consapevoli che il vento è cambiato rispetto a qualche decennio fa, quando a vincere le partite importanti eravamo sempre noi. I famosi quarti di finale di Euro 2008 cambiarono la dinamica e da allora La Roja non si è piú fermata, confermandosi a tutti i livelli. Ormai hanno imparato a vincere, e hanno l’aria di chi ne vuole ancora. “È una finale e di fronte avremo l’Italia” ha detto il selezionatore Julen Lopetegui, ex portiere di Real Madrid, Barcellona e Rayo Vallecano e giá campione d’Europa l’anno passato alla guida della Under 19. Il rispetto per la storia degli azzurri eviterà qualunque atteggiamento narcisistico di una squadra abituata a tenere il pallone, come insegnano il Barcellona e la nazionale A, punti di riferimento del calcio mondiale in questi anni.
Sará una finale ad alta concentrazione di talento, con diversi uomini giá affermati in grandi squadre o al centro del mercato: ne hanno loro e ne abbiamo noi. Il punto debole dell’Italia sembra essere la difesa, composta da giocatori senza grande esperienza e mai impegnati in partite di questo livello. Ma ci sono anche Verratti, Borini (match winner nella semifinale con l’Olanda) e Insigne, forse il giocatore piú talentuoso del torneo insieme a Isco.
Da De Gea a Thiago Alcantara, da Isco a Muniain, la Spagna incute rispetto, ma anche noi abbiamo i nostri motivi per sperare in un successo. Insigne, recuperato dopo la distorsione alla caviglia, forma con Borini e Immobile un tridente di livello. Ci si aspetta molto anche da Verratti, che dovrá dettare i tempi. Peccato che né Borini né Verratti giochino piú in Italia. "I giocatori importanti ormai ce li portano via da giovani" ha detto sconsolato Giancarlo Antognoni, un altro che segue da vicino le sorti dei nostri ragazzi. Come ha detto Mangia, per riuscire nell'impresa sará importante essere solidali, giocare come squadra, pensare al collettivo prima che a sé stessi. Il torneo è servito a questi giocatori per mettersi in luce, la finale serve per ritagliarsi uno spazio nella storia.