La sgambata con San Marino a sgonfiare le turbolenze azzurre. Quattro gol e sorrisi per dimenticare i casi Osvaldo e Balotelli. L'abbraccio all'ultimo arrivato De Rossi, a casa più a Coverciano che a Roma, dove si è trasformato da Capitan Futuro in lusso non sostenibile. Ha recuperato Barzagli, in dubbio fino all'ultimo per qualche problemino fisico, ma ora abile e arruolato non solo in vista della Confederations Cup, ma anche dell'impegno, poco sponsorizzato, ma comunque di rilievo, contro i cechi. Già perché l'euforia della sfida con potenze come Brasile e Spagna, test probante a un anno dal mondiale tinto di verdeoro, rischia di far dimenticare l'importanza di chiudere in anticipo il discorso qualificazione. Prandelli in primis conosce le insidie di un approccio approssimativo e certamente catechizzerà l'ambiente. Tanto più che la Repubblica Ceca è avversario in parte inesplorato. Gara d'andata, quindi pochi spunti, se non video e analisi di altrui partite.
Pochi i dubbi di formazione. Difesa di marca bianconera, con Chiellini dirottato a sinistra, in un ruolo che non ama, ma che in Nazionale accetta di buon grado. Centrocampo tipo. Il geometra Pirlo, fedelissimo di Prandelli, aldilà di impegni e fatiche, il motorino Marchisio, e il già citato De Rossi. Il De Rossi di italica fattura, ben diverso da quello di stampo giallorosso visto di recente. Montolivo abbandona la cabina di regia rossonera per spostarsi sulla trequarti e innescare la gioventù che il mondo ci invidia. Due, che per una ragione o per l'altra sono in cerca di rilancio. Sia per smentire voci e polemiche (Balotelli), sia per ritrovare freschezza e prestazione (El Shaarawy, magari convincendo così anche Allegri).
La sconfitta per 3-0, nell'ultimo match casalingo, datato 22 marzo, ha complicato e non poco i piani di Michal Bìlek, che si vede costretto ora a far risultato con l'Italia. Gli azzurri hanno tre punti di vantaggio sulla Bulgaria, che ha disputato un incontro in più e addirittura cinque sui cechi, incalzati anche dalla rilanciata Danimarca. Situazione quasi proibitiva, scrutando il calendario. La Repubblica Ceca si aggrappa allora ai grandi vecchi, che tante volte si sono trovati di fronte a gare da dentro-fuori. Petr Cech è il simbolo, Rosicky il capitano, per talento e carisma. La massima espressione tecnica. Attorno a loro onesti giocatori e qualche giovane di prospettiva. Potrebbe trovar posto, dall'inizio o a partita in corso, il laziale Kozak, bomber d'Europa con i biancocelesti di Petkovic. Interessante anche Matej Vydra, classe '92, già visto con l'Udinese, e a segno due volte nel trionfo in Armenia, ma stasera messo fuori causa da problemi alla caviglia. Con lui l'esterno Gebre Selassie, non molto tempo fa sul taccuino di diversi club importanti. “L'Italia patisce il contropiede.” Queste le parole del tecnico di casa, presagio di una squadra improntata alle veloci ripartenze sulle corsie, con Jiracek e Plasil a completare il lavoro degli esterni bassi. Massima attenzione quindi, guardando anche alla storia. Una sola volta azzurri vincenti qui. Nel lontano 1937. Gol di Piola. Un altro calcio.
Problemi in campo, ma soprattutto fuori dal campo. É il meteo il grande protagonista di questi giorni. La Fifa non ha apportato variazioni al programma degli incontri, nonostante i quattro morti già certificati. Evacuazioni, allagamenti, metropolitana chiusa. Caos totale. Praga che ospiterà l'incontro in subbuglio. In caso di allarme rosso è già stato predisposto un piano B, con cambio di sede o rinvio di qualche giorno dell'incontro.