Wembley vestita a festa. Il treno giallonero parte alla volta del tempio del calcio. Lì nell'Inghilterra pallonara, lì dove è nato quello sport meraviglioso che è il football, il Borussia prova a scrivere il lieto finale alla sua incantevole fiaba. Vuole la Coppa, vuole alzarla, stringendola forte, davanti all'orco Bayern. I ricchi bavaresi e i giovani gialloneri. La magia di Klopp, opposta alla concretezza di Heynckes. Ci sono segni del destino, lungo un tragitto impervio, come quello della Champions, che non possono essere trascurati. Dal miracolo al Westfalenstadion col Malaga, a quel colpo di testa in pieno recupero di Sergio Ramos. Il Dio del calcio sembra aver scelto i suoi compagni prediletti. Dopo i successi in terra d'Alemagna sembra arrivato il momento di riscrivere la storia, di entrare nella storia. É il progetto del mago Jurgen, del calcio fresco e celestiale. Un connubio perfetto, una sorta di sublime unione tra il tiqui taca catalano e i fiammanti strappi madrileni. La giusta sintesi tra il bello e l'essenziale, tra l'artistico e il vincente. Un palleggio perfetto come quello degli uomini di Vilanova e una devastante capacità di colpire di Special provenienza. Un mosaico perfetto, costruito con oculata gestione, finanziaria prima di tutto, e poi tecnica. Reus, Grosskreutz, Sahin, tutta gente cresciuta qui, nella Dortmund calcistica. Qui, come al Bayern, è nato il modello tedesco, che il mondo invidia e prova ad emulare. La testa oltre il denaro. La competenza oltre i limiti del portafoglio.

Un mosaico perfetto si diceva. Quasi. Perché a quel mosaico manca la tessera più preziosa. Non c'è Super Mario Goetze, l'oggetto del contendere. Lui, al Bayern, dalla prossima stagione, annunciato poco prima della semifinale col Madrid. Polemiche d'ordinanza. Momento inopportuno. Nessun problema, il Borussia ci mette anima e cuore, rischia, ma passa ugualmente, sconfiggendo stampa, nemici e infortuni. Mancherà lui, che proprio nell'infuocata corrida del Bernabeu, ha ceduto ai malanni muscolari. Ha assicurato massimo sostegno ai compagni. Ci sarà, ma solo in tribuna. E allora serve un'altra creazione del mago Jurgen. Due le possibili alternative. La più probabile è l'inserimento di Grosskreutz, con spostamento al centro di Reus. L'altra, qualora si scegliesse di non esporsi troppo al devastante Bayern di quest'anno, prevederebbe l'avanzamento di Gundogan, con l'inserimento di Sahin in mediana. La storia però si tinge di giallonero. L'anno scorso in Coppa di Germania, senza il talentino Goetze, fu 5-2 per Hummels e compagni. Corsi e ricorsi.

Strano il calendario, strano il destino. La Bundesliga, assegnata per manifesta superiorità a Schweinsteiger e compagni, ha voluto opporre le due contendenti ancora una volta, prima dello show finale, prima della soluzione definitiva. Quasi a voler lasciar godere ai puristi del calcio un antipasto, di quel che accadrà nel meraviglioso teatro inglese sabato sera. In palio nulla, se non l'onore e l'orgoglio. Le motivazioni, che a volte contano più dei punti e dei trofei. Il voler dare un segnale. Noi ci siamo e non abbiamo paura. Nè oggi né a Wembley. E il segnale è arrivato. Infarcito di riserve, il Borussia ha retto. Ha pareggiato e poteva vincere. Ha annullato quel minimo vantaggio mentale, che 25 punti di distacco potevano aver creato.

“Usciremo vincitori da questa battaglia.” Basta estrapolare questa frase dall'intervista rilasciata da Jakub Blaszczykowski all'Uefa per capire il momento e la tensione in vista di quei faticidi novanta e forse più minuti, che possono valere una stagione e per alcuni una carriera. Hummels non è al meglio, ma per niente al mondo perderebbe un giorno del genere. Piszczek deve operarsi all'anca, ma lo farà solo dopo la sfida col Bayern. Nessuno vuol perdere l'appuntamento con la leggenda. I leoni di Dortmund vogliono vedere il loro nome inciso nella memoria. Puntellato dalla Coppa più prestigiosa. Tutti tranne uno, uno che le valigie le ha pronte e sabato siederà là, sugli spalti, forse non del tutto tranquillo.

Tornare grandi, dopo essere sprofondati in basso. Riaccendere la luce, riavvolgere il nastro. Tornare a quel meraviglioso 1997, quando sul tetto d'Europa, finì proprio la squadra ora allenata da Klopp. Sembrava la Champions della Juve, fu la Champions dell'eurogol di Ricken. Pronto ora ad accogliere nell'Olimpo giallonero i fenomeni del nuovo millenio. Lui, che scrisse un'indimenticabile racconto, nella notte in cui, per l'ultima volta, la Coppa dalle grandi orecchie finì da queste parti, aspetta con ansia la sfida di Wembley. Lui, che sa quanto siano indelebili ricordi di simil fattura. Mai potrà dimenticare quel gol rifilato ad Angelo Peruzzi, venti secondi dopo il suo ingresso in campo. Una carriera è fatta di attimi, come questi. Attimi che fanno una carriera, che sono una carriera. Carpe diem Borussia.