Ma cosa può aggiungere Pep a questo Bayern? Questa la domanda che si è posta l'Europa calcistica, dopo l'esibizione di forza e armonia dell'Allianz Arena. Qual'è il lato debole di un “equipo” solidissimo dietro, capace di verticalizzare velocemente, di pungere sugli esterni e di colpire davanti, il tutto giocando bene al calcio? Semplicemente non c'è. Almeno dal punto di vista tecnico. Ecco allora che conviene forse analizzare la tenuta mentale dei bavaresi. Il 4-0 dell'andata è fortino sicuro, quasi inattaccabile. Heynckes sa che questa è l'occasione della vita. Troppe volte il sogno è svanito quando appariva lì, a portata di mano. La finale persa con l'Inter, ancor più quella con il Chelsea. Muller che illude, poi spunta Drogba. E sono lacrime, di delusione, lunghe undici metri. La storia stavolta dev'essere diversa, deve avere un lieto fine. Di là c'è un marziano, che ancora una volta vuol scolpire nella leggenda un altro capitolo. I catalani vogliono ripetere l'impresa datata 2009, quando in meno di un tempo trasformarono il prato verde in tavolo da biliardo: sublimarono il calcio, elevandolo a poesia, e vinsero 4-0. Oggi è più difficile. Il muro del Bayern è granitico. Le frecce pungenti. Wembley comincia a intonare cori tedeschi, l'Inghilterra comincia a colorarsi d'Alemagna. Un ultimo passo, all'apparenza così facile e forse per questo così insidioso.


In una Bundesliga dominata come mai, non conosce limiti la potenza di Lahm e compagni. Vittoria anche nell'ultimo turno, stavolta non tennistica. 1-0 casalingo al Friburgo, firmato dall'ex Basilea Shaquiri, riserva di lusso. Unico titolarissimo in campo Jerome Boateng. Cambiano gli uomini non la sostanza.


Pubblico fantastico, organizzazione, capacità di investire. Basta guardare il reparto arretrato dei bavaresi e si capisce la grandezza della dirigenza attuale e in generale la capacità di crescita del calcio tedesco. Lahm, il capitano, il leader, cresciuto qui, come il giovane Alaba, lanciato lo scorso anno e ora intoccabile. Poi il brasiliano Dante, considerato da tutti il punto debole e invece issatosi a dominatore all'andata. Javi Martinez e Schweinsteiger a garantire qualità e interdizione. Sui tre alle spalle dell'unica punta non conviene soffermarsi. L'apoteosi di talento e abnegazione. Due esterni come Robben e Ribery, che coprono l'intera fascia, spesso terzini a difendere nella propria area e un attimo dopo a sgretolare il castello difensivo avversario. Poi Muller. L'eroe del primo atto. 2 gol. Basterebbero quelli. A quelli si è aggiunta una quantità di corsa, che nessuno degli altri ventuno presenti in campo è riuscito a garantire. Gruppo. Ecco cos'è il Bayern. Un gruppo. Unito. Soprattutto affamato.

Ci ha pensato Beckenbauer a rendere infuocata la vigilia e forse a caricare ulteriormente gli uomini di Vilanova. Dopo lo spiacevole inconveniente con Buffon, post Bayern-Juve, ecco le sue parole prima della sfida di ritorno: “Il Barcellona userà ogni trucco, lecito e non. A Monaco il loro orgoglio è stato ferito. Non si arrenderanno, ci provocheranno e impiegheranno ogni mezzo.” Parole forti, in parte poi ritrattate. Sasso lanciato e mano nascosta. Ancora una volta. Ennesimo scivolone di un grande del passato, ora spesso oltre i limiti. Più cauti allenatore e giocatori. “Dobbiamo imporre il nostro gioco, tenere alta la linea difensiva. Il Barcellona è una squadra di livello mondiale e ci proverà in tutti i modi. Ci attaccherà in tutti i modi, mettendoci pressione. Sappiamo che è importante segnare per noi. E che è nelle nostre possibilità.” Queste le dichiarazioni di Heynches. “Abbiamo aperto la porta per Wembley, ma non siamo ancora passati attraverso quella porta.” Chiarezza e consapevolezza. Bastian Schweinsteiger.

Le probabili formazioni, con la novità Mandzukic, al rientro dopo la squalifica, nel Bayern: