Rimonta, impresa, miracolo. Una volta quando il calcio era in bianco e nero o mostrava le prime immagini a colori si diceva così. Poi, soprattutto negli ultimi tempi, è salita agli onori della cronaca l'abusata “remuntada”. In Spagna nasce e poi si diffonde un po' ovunque. Tra remuntade storiche e sonori fallimenti. Mai come in questi giorni in terra iberica la parola è sulla bocca di tutti. Real Madrid e Barcellona, le potenze del calcio mondiale, spalle al muro contro l'avvento tedesco. Toccherà prima ai bianchi, che voltano lo sguardo e indagano la storia. Cercano nelle loro bacheche ricordi fausti da cui trarre spirito e inerzia.

Il pensiero corre veloce alla stagione '84-'85. Perché il destino a volte segna una via, appesa a un filo, quasi invisibile e lega momenti apparentemente distanti. Allora il Real fu travolto in Belgio dall'Anderlecht, 3-0. Era Europa minore, Coppa Uefa, a quei tempi ben più ostica e prestigiosa di oggi occorre dirlo. L'Atletico Madrid era sulla strada delle merengues, prima del ritorno impossibile. Era la squadra di Sanchis, di Lozano, del fenomeno Santillana, del grande Valdano. Fu proprio quest'ultimo, quasi allo scadere a dare quella fondamentale iniezione di fiducia, quella spinta mentale verso la sfida del Bernabeu di pochi giorni dopo. Al ritorno, nella bolgia di Madrid, l'Anderlecht fu spazzato via. 6-1. Fu scritta una pagina di storia. Cosa lega questo ricordo al Real-Mou? Lo stesso avversario di allora, i “colchoneros” si è frapposto ai blancos, dopo la scoppola di Dortmund e il tentativo di miracolo casalingo. Vittoria 2-1 in rimonta, firmata Di Maria, dopo il gol in apertura di Radamel Falcao. Mourinho in conferenza ha dichiarato: “Abbiamo giocato como un equipo”. Un gruppo unito. Punto fondamentale per ogni voglia di rivalsa.

C'è anche un po' di Italia in questa storia di speranza blanca. Precisamente tinte nerazzurre. Proprio l'anno successivo al miracolo belga. Il Madrid affronta l'Inter e in semifinale cade 2-0 al Meazza. Al ritorno 3-0, finale e trionfo. Graziano Bini commentò così: “Novanta minuti al Bernabeu sono molto lunghi.” Dodici mesi dopo. Ancora una volta di fronte. Sempre spettacolo. 3-1 stavolta per Bergomi e compagni tra le mura amiche, ma batosta addirittura più ingenerosa in Spagna. 5-1.

L'ultima remuntada risale invece a pochi anni fa. Contro i tedeschi, proprio loro. Bavaresi per la precisione. Il Bayern Monaco vince 2-1 in Germania, Kahn carica i suoi, esaltando l'ambiente ( “non subiremo due gol”), ma alla fine segnano Helguera e Guti e il Real alza la Nona.

Da allora non ha più trionfato nella Coppa più prestigiosa. Non un sueno, ormai una obsesion. Ma novanta minuti al Bernabeu possono essere molto lunghi. Oggi come allora.