Al centro sempre lui, Josè Mourinho, il vate, l'accentratore, il genio. Intorno mille storie, ricordi, esaltazione, trionfi. Il palcoscenico del Bernabeu, un proscenio prestigioso, la Champions League, un avversario da prendere con le pinze il Galatasaray. Un Sogno, non un ossessione, direbbe Mou. La decima. Già il Bernabeu, che lo ha fischiato e criticato, ora pronto a scendere in piazza, ad organizzare un corteo, pur di non perdere il condottiero. Difficile convincerlo. Un sentimentale, ma ancor più un pragmatico il portoghese. Vuole vincere qui e poi da altre parti. Per diventare ancora più Speciale. Se ne è andata piangendo nella notte di Madrid per vestirsi di bianco e probabilmente se ne andrà da qui per indossare chissà quali colori. Quelli del passato forse, il blu di Stamford Bridge si dice. Ma prima due vecchi amici sul suo cammino, due che non lo hanno dimenticato. Wesley Sneijder e Didier Drogba.

“Per me è stato come un secondo padre. Lui non è come tutti gli altri; ti aiuta, ti sprona, ed è attento a tutto.” Questo il riconoscimento dell'olandese all'uomo di Setubal. Si perché perso nella Spagna che ne aveva spento il talento, Wes è arrivato a Milano, lanciato nella bolgia del derby della Madonnina e si è preso l'Inter, proprio grazie a Mourinho. Al centro di un progetto è tornato folletto, creatore, inventore. Ha illuminato Italia e Europa. Ha annichilito il Chelsea, che fu di Mou e Drogba (guarda il destino..) con un assist volante meraviglioso a Londra, prima di occuparsi dei marziani di Guardiola e del Bayern in finale. Partito Mou, si è pian piano spento Wes. Infortuni, incomprensioni, contratto pesante. Via, direzione Istanbul. Giusto il tempo per ritrovare la condizione e opporsi al maestro più speciale. Nel 4-4-2 turco fatica, normale dopo sei mesi di inattività. Parte largo a sinistra, costretto anche a dare una mano in fase difensiva. Stenta anche nelle prime apparizioni, poi si accende come nel ritorno in Germania e si vede Wes, quello vero. Torna a far paura, al momento giusto.
E che dire di Drogba? “Ho allenato tanti giocatori speciali, ma se dovessi fare un nome direi Drogba.” Stima, rispetto, “amore” calcistico. Poche parole, ma sincere quelle del tecnico per l'ivoriano. Vede l'uomo prima del campione e considera quell'uomo addirittura più importante dell'inarrivabile calciatore. Uno come lui, in campo e fuori. Mourinho adora l'attitudine, la fame di Drogba. Fuoriclasse assoluto. Uomo da grandi competizioni. Insieme non sono arrivati alla Coppa più prestigiosa, per sfortuna e errori arbitrali, ma di certo hanno costituito un binomio che ha portato il Chelsea di Abramovich tra le più grandi dell'ultimo decennio. Ce l'ha fatta lo scorso anno l'ex Marsiglia, trascinando i blues operai di Di Matteo, sempre e comunque. Decisivo in finale, decisivo prima, decisivo sempre. Poi se ne è andato, da signore, stanco di inspiegabili panchine, abbracciando il progetto Galatasaray. E ora Mou, ancora una volta di fronte, insieme, ma da avversari. Dura per entrambi.

Il Real viene dal pareggio della Romareda, contro il Saragozza. Gol in avvio di Rodri, risposta di CR7. Testa e gambe già alla Champions. A riposo Varane, Ozil, Di Maria, Benzema, più o meno tutti. Tutti, tranne uno. Cristiano Ronaldo. Lui non riposa mai. La Liga è già al Camp Nou, importa poco. C'è il massimo riconoscimento da conquistare. Il Galatasaray ha invece agevolmente conquistato i tre punti con la doppietta di Yilmaz e mantenuto quattro lunghezze di vantaggio sul lanciatissimo Fenerbache. Campionato troppo modesto quello turco per creare problemi a Sneijder e compagni. Conviene quindi guardare al precedente turno europeo con lo Schalke per capire qualcosa in più. Spacciati o quasi, dopo l'uno a uno casalingo, gli uomini del presidente Unal Aysal sono stati in grado di espugnare la casa tedesca, conquistando un pass storico, figlio di un granitico spirito di gruppo, di coraggio, cuore e identità tattica. Un gruppo di carattere questo Galatasaray. Un gruppo in grado di valicare i limiti dei singoli. Un gruppo di cui conviene diffidare.



Le chiavi della partita? Terim è maestro di calcio, uno che ne ha viste tante, e certamente avrà visto e rivisto gli ottavi tra Manchester e Real. Il Madrid è devastante quando ha campo per le sue terribili accelerazioni, strappi fulminei che possono spaccare in due il match, ma soffre se costretto a ragionare. La gabbia dei diavoli rossi aveva mandato in confusione Xabi Alonso e compagni, bravi ad arrivare ai venticinque metri, ma troppo lenti per trovare l'ultimo spiraglio. Dovrà partire da lì Terim, affidandosi a un centrocampo di contenimento, con Felipe Melo, l'altro ex Altintop, e una difesa arcigna e attenta, per poi affidarsi al genio di Sneijder, in grado di improvvise intuizioni, per ribaltare l'azione e sfruttare la potenza di Drogba e Yilmaz. Sì perchè difendersi per colpire al momento giusto è saggio, ma difendersi cercando di strappare il pari sarebbe suicidio. Impossibile pensare di resistere, semplicemente resistere, passivi, per novanta minuti, contro una forza d'urto simile. Mourinho sa che deve chiuderla al Bernabeu, perché entrare nell'infuocata arena di Istanbul con la qualificazione in bilico sarebbe molto pericoloso. Giocarsi tutto in una notte potrebbe essere un rischio eccessivo. Squadra nettamente superiore il Real, al top in ogni reparto, ma individualità niente male quelle del Gala. Solitamente vince il più forte. Solitamente. Meglio chiarirlo a Madrid. In Turchia il clima infuocato esalterebbe scenari differenti.

Il caso Iker. Tutti presenti a Valdebebas. Non tutti presenti al Santiago Bernabeu. Perlomeno non tutti in campo o in panchina. Capitan Casillas ha recuperato dall'infortunio, ma non ci sarà. Scelta tecnica. Giocherà ancora Diego Lopez. Lui, il capo-partito del fronte anti-Mou, guarderà ancora da fuori i compagni giocarsi una delle partite più importanti dell'anno. “Diego Lopez in questo periodo ha giocato gare difficili come quelle con il Barcellona e il Manchester United e bisogna essere onesti: se continua su questa linea sarà molto difficile che perda il posto.”. Parole di fuoco. Non dimentica Josè. Il leader della Spagna e del Madrid rientrerà la prossima settimana, difficile lo faccia da titolare. Mourinho prosegue per la sua strada, a testa alta, verso l'obbiettivo più agognato.

Le probabili formazioni: