Della stagione che ha vissuto la Dolomiti Energia Trento se ne sono dette di tutti i colori, ma solo con colori sgargianti e positivi. Una squadra capace di gettare il cuore oltre l'ostacolo, di superare le difficoltà e di ribaltare i pronostici, fino ad arrivare alla sesta partita di una finale scudetto che nessuno si aspettava di disputare, e che soprattutto non aveva mai visto la formazione trentina impegnata, in una storia breve ma già ricca di fascino e di traguardi di un certo spessore. Ora, però, arriva la domanda che più o meno tutti - tifosi di Trento o semplici appassionati del gioco - si sono posti: adesso l'Aquila cosa farà? Cercherà di mantenere il più possibile l'ossatura di una squadra capace di sorprendere e di far divertire tutta l'Italia a spicchi? Oppure cercherà di far fruttare nel migliore dei modi l'exploit di questa stagione per poi andare a ricostruire ancora una volta e cercare di stupire ancora una volta tutti quanti? E questa è una domanda che deve essersi posto, nelle ore immediatamente successive alla sconfitta decisiva nella finale tricolore contro la Umana Reyer Venezia, anche Maurizio Buscaglia, uno dei perni attorno al quale gira tutta la Trento del basket.
Il coach, vera e propria anima sia della squadra che della società, intanto dovrà accingersi a radunarsi con la Nazionale Under 20, compagine di cui è diventato capo allenatore negli scorsi mesi e che per il momento è stata tenuta in piedi da Pino Sacripanti, suo avversario in stagione sulla panchina della Sidigas Avellino. Dopodichè sarà di nuovo campionato, non prima di aver preparato la squadra verso un'annata che per tanti versi sarà impegnativa per la Dolomiti Energia Trento, squadra che avrà i riflettori addosso dopo lo spettacolo messo in atto ai playoff e che dovrà soprattutto prendere parte al doppio impegno nella massima serie e in Eurocup, competizione nella quale torneranno quest'anno le formazioni italiane dopo un anno di mancata partecipazione. Ma ovviamente, Buscaglia attende i movimenti della sua società sul fronte del mercato, per capire se ritroverà al raduno e poi in ritiro un roster quanto più possibile confermato rispetto alla stagione appena conclusa, oppure se dovrà ricominciare praticamente da zero e con una schiera di giocatori ai quali spiegare i suoi dettami tattici e i movimenti da fare sul parquet.
Il primo passo, a quanto pare, sarà quello di provare a trattenere la spina dorsale di questa squadra, ovvero il playmaker e la stella. Aaron Craft e Dominique Sutton sono i giocatori sui quali si è poggiato il sistema della Dolomiti Energia Trento, e di conseguenza sono anche i giocatori maggiormente richiesti. Il playmaker trentino è richiesto da Milano che sta pensando a lui per aggiungere un regista di spessore al fianco di quello che è sempre più vicino a diventare il play titolare, ovvero Mike James. Arrivano dall'estero, e anche in questo caso da formazioni di Eurolega, le richieste per quanto riguarda Sutton, anche se l'intenzione della dirigenza dell'Aquila è quella di trattenere l'americano. Date per scontate le riconferme dei giovani italiani di maggior talento, ovvero Baldi Rossi e soprattutto Diego Flaccadori, così come quella di capitan Toto Forray, il quale si è preso la ribalta che meritava e proprio nel momento più importante, la finale. Decisamente più complicato trattenere gli altri pilastri della squadra che ha sfiorato il colpaccio. Beto Gomes, Dustin Hogue e soprattutto Shavon Shields, a detta di molti l'MVP di Trento in finale: tutti e tre hanno tante richieste, alcune delle quali economicamente molto alte, e che quindi rendono molto complicata la loro permanenza.
In ogni caso, resta la stagione clamorosa che la Dolomiti Energia Trento ha regalato alla propria gente, ma più in generale a tutto il popolo del basket italiano. Avreste mai pensato che una squadra data praticamente come fuori dai giochi a metà campionato sarebbe riuscita a qualificarsi ai playoff, e per giunta come quarta forza del campionato? E sopratutto, avreste mai pensato che una squadra così, a maggior ragione dopo gli infortuni occorsi a Marble e Baldi Rossi, sarebbe riuscita ad arrivare in finale, e per giunta dopo aver vinto tutte e quattro le partite disputate lontano da casa, tre delle quali nientemeno che contro la EA7 Emporio Armani Milano campione in carica e principale accreditata a riprendersi il tricolore? Solo la sfortuna, con ogni probabilità, ha fatto sì che Trento non riuscisse a portare a casa il primo titolo nazionale della propria storia, che come detto è ancora abbastanza breve ma è decisamente fitta di passione, di emozioni e anche di traguardi raggiunti. L'infortunio occorso a Sutton nel bel mezzo della serie finale, una gara5 persa con una tripla di Bramos a pochissimi secondi dlala fine dopo una partita condotta sempre in testa nel punteggio. Alcuni segnali del fatto che, con ogni probabilità, non era ancora giunto il momento di Trento.
E chissà se, qualora venisse effettuata un'opera di conferma di quelli che in Trentino Alto Adige vengono ancora consdierato degli eroi nonostante la sconfitta sul più bello, non possa essere la prossima stagione, il momento giusto della Trento che gioca a basket.