Due partite per ribaltare inerzia e chiavi tattiche. Ottanta minuti di gara, venti di buio pesto che hanno condizionato parte della serie della Sidigas Avellino, costretta dopo essere stata avanti per 2-1 contro la Reyer Venezia - apparentemente all'angolo - ad inseguire sotto 3-2, con i lagunari che avranno adesso a disposizione due match point sulla propria racchetta, uno dei quali in casa, al Taliercio. La Scandone si sveglia alla vigilia della decisiva gara 6, da giocare al PalaDelMauro, spalle al muro, con la consapevolezza di non potersi più permettere dei cali di concentrazione e, soprattutto, di intensità.
Questione mentale, di continuità - Il passaggio a vuoto del secondo quarto di gara 4 era stato assorbito da una reazione d'orgoglio nel quarto periodo, non sufficiente per portare a casa comunque la contesa decisa dal layup di Filloy. Il break rimediato in laguna, sempre tra il decimo ed il ventesimo di gara, sembra invece aver tagliato definitivamente le gambe agli irpini, incapaci di trovare reazione alle continue mosse tattiche di coach De Raffaele, che ha giustamente puntato tutte le sue fiches sui propri cavalli di battaglia, ovvero intensità ed aggressività agonistica applicate all'estremo atletismo dei suoi interpreti a disposizione. Non sono bastate le reazioni d'orgoglio di Green, Zerini e soci, fin troppo molle l'atteggiamento mentale degli irpini, usciti troppo presto dalla battaglia, quando era stata proprio l'aspetto guerrigliero a far prevalere gli irpini in due dei primi tre atti della serie.
L'attacco imbrigliato - Blitz difensivi, raddoppi asfissianti e cambi di marcatura su qualsiasi pick&roll, con la volontà ferma di farsi attaccare in aiuto dagli esterni - raro - e di farsi battere solo ed esclusivamente da Fesenko, quando l'ucraino è riuscito a prendere posizione nel pitturato. Tuttavia, ciò che Avellino non è riuscita a fare nel modo migliore, per servire il suo totem, è stato far viaggiare la palla più velocemente della rapidità con la quale sono arrivati gli aiuti difensivi dei veneti: i raddoppi sulla palla, con Ragland, Green e Logan quasi sempre imbrigliati, hanno tolto fluidità all'attacco avellinese, che ha perso di fiducia e di ritmo, lasciandolo quasi esclusivamente agli oro granata.
Le conseguenze in difesa - Le conseguenze della scarsa produttività offensiva degli irpini ha fatto sì che la difesa non riuscisse quasi mai a contenere l'impeto dei rivali, con l'energia scaturita da recuperi e raddoppi dei lagunari che è diventata un'arma totale per acquisire sempre più fiducia ed entusiasmo. Le scelte di De Raffaele hanno premiato anche in tal senso, con il quintetto piccolo - con Ejim e Peric - che ha fatto dei danni non indifferenti alla difesa avellinese, incapace nel leggere le soluzioni in aiuto e recupero contro le continue e vorticose penetrazioni degli esterni e dei lunghi avversari. Raramente, infatti, Avellino ha trovato la chiave per irretire l'attacco dei lagunari, abili sia nell'alternare gioco perimetrale ed interno, ma soprattutto a cavalcare l'ondata di energia derivante dal parziale costruito. La Sidigas ha subito passivamente il parziale, senza trovare contromosse tecniche e tattiche, con Sacripanti che si è limitato a specchiarsi nei quintetti scelti dal rivale.
La soluzione (?) - La sensazione, con i lupi adesso costretti a vincere entrambe le gare per approdare in finale, è quella di dover tornare ad avere fiducia nei propri sistemi, soprattutto quelli offensivi, senza stare a guardare e modellarsi sui tatticismi offerti dai rivali. Spesso Avellino ha costruito in difesa le sue fortune, ma è in attacco che gli irpini devono ritrovare animo e serenità, provando a puntare tutto sulle proprie peculiarità, cavalcando l'asse play-pivot più forte del campionato intero. Sia Ragland che Fesenko, dominanti nelle partite nelle quali la Sidigas sembrava poter prendere il predominio della serie, hanno il dovere di tornare padroni della squadra di Sacripanti, con lo statunitense che deve prendersi necessariamente la squadra sulle proprie spalle e prendersi l'iniziativa, anche solitaria, con maggiore continuità, attaccando in palleggio i continui raddoppi veneziani. Difficile a farsi, molto più facile invece a dirsi o a scrivere, ma è qui che le residue speranze dei verdi risiedono. Qui si parrà la tua nobiltà.